La ceramica italiana vale 6,3 miliardi

A questo dato, presentato da Confindustria Ceramica in occasione dell’Assemblea 2018, vanno aggiunti gli 862,1 milioni di euro prodotti da 15 società di diritto estero controllate da 8 gruppi italiani.

Larga parte del fatturato è da ascrivere alle 145 aziende produttrici di piastrelle di ceramica, che con un giro d’affari di 5,5 miliardi di euro – di cui l’85% all’estero – occupano 19.515 addetti (in crescita del 2,9% rispetto al 2006) e nel 2017 hanno fatto investimenti per più di mezzo miliardo di euro (514,9 milioni) – in crescita per il quarto anno consecutivo, anche grazie alle opportunità date dalle misure contenute in Industria 4.0 e nel Jobs Act.

A seguire, con un fatturato di 353 milioni di euro, la ceramica sanitaria: 33 aziende produttrici, quasi tutte concentrate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo) che danno lavoro a 3.118 dipendenti e esportano il 45% della propria produzione all’estero.

Il comparto ceramico si completa con i produttori di materiali refrattari e di stoviglie in ceramica, che valgono complessivamente 400 milioni di euro.

Commentando questi dati, che dopo dieci anni segnano il ritorno, in termini di valori, ai livelli pre-crisi del 2008, il presidente di Confindustria Ceramica Vittorio Borelli ha voluto sottolineare le principali criticità che frenano ancora la competitività del settore sui mercati internazionali.

Innanzitutto il tema del fair trade, dove si auspica che la politica dei dazi anti-dumping verso le aziende cinesi venga prorogata, sottolineando però che in questo caso non si tratta di una misura protezionistica ma di un necessario intervento verso politiche commerciali sleali.

In secondo luogo le complicazioni burocratiche che rendono macchinoso e inutilmente complesso il mercato dell’Emission Trading: acquistare quote di emissioni per aziende come quelle della ceramica con un elevato consumo energetico è sempre più complesso e macchinoso. Il crescente costo del gas del resto – fonte energetica primaria per il comparto – induce il presidente Borelli ad auspicare un’accelerazione nel processo di liberalizzazione dei mercati dell’energia.

Per gli aspetti più strettamente legati all’Italia, Borelli ha ricordato che «provvedimenti della scorsa legislatura – quali Industria 4.0 e Jobs Act – hanno contribuito alla crescita ed agli investimenti sia per il nostro settore che per altri comparti manifatturieri del Paese. Importante è che non si torni indietro su questi provvedimenti». 

Infine le infrastrutture: «per la competitività futura del distretto della ceramica resta centrale la realizzazione di nuove e ben conosciute infrastrutture, tra le quali la Bretella Campogalliano-Sassuolo, indispensabile per affrontare le crescenti sfide concorrenziali sui nostri fondamentali mercati di sbocco dell’Europa continentale, il raddoppio della Pedemontana nel tratto centrale di Sassuolo, il collegamento stradale con lo scalo merci di Marzaglia, la circonvallazione di Rubiera e l’urgente rifacimento dei caselli autostradali – in particolare di Modena Nord».

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