La cittadella sacra

Geometrie pure come segni del divino.. Conciliando ricerca del nuovo e rimandi alla città ideale rinascimentale e alla tradizione metafisica italiana, Danilo Lisi definisce un sistema di vuoti e pieni in cui ogni elemento rimanda a una visione simbolica d’insieme.

Simile a un’agorà, il complesso parrocchiale di San Paolo Apostolo si erge sullo sfondo del colle di Frosinone, ai margini dell’area urbana. L’impianto definito dall’architetto Danilo Lisi, dedito ormai da anni ad approfondire il tema dell’architettura cultuale, si colloca nel solco della continuità storica stabilendo allo stesso tempo una propria identità contemporanea. Il complesso parrocchiale si presenta come una cittadella fortificata definita da forme geometriche intese come espressione dell’assoluto e da un impianto di tipo urbanistico con piazza porticata che si riallaccia idealmente al borgo medievale e alla tradizione dei grandi monasteri. Attraverso un approccio teorico fondato sul rigore geometrico, l’architetto opera una raffigurazione del sacro attraverso volumi puri: cilindro, cubo, parallelepipedo, dove il primo rappresenta l’evoluzione del cerchio, simbolo della perfezione e dell’infinito, mentre il cubo diventa metafora del mondo terreno.

Fin dai disegni preparatori è possibile cogliere l’intento progettuale di creare un impianto articolato che sfugge a una centralità univoca dal punto di vista visivo e funzionale per generare invece una fruizione complessa e attiva. Questo approccio guarda alla pittura di architettura del Rinascimento, in particolar modo alla città ideale di Urbino, fino a Giorgio De Chirico e alle sue piazze metafisiche. La composizione planimetrica è giocata sull’intersezione di aree quadrate e circolari che rielabora un sistema ortogonale definito da forme geometriche: il quadrato dell’auditorium reso sghembo esternamente da una hall vetrata, il parallelepipedo a “L” che ospita le residenze dei sacerdoti, gli uffici amministrativi e altri ambienti di carattere pastorale, il volume cilindrico della chiesa e dell’annesso battistero sormontato dal campanile che chiude la composizione e definisce una corte triangolare che funge da sagrato pubblico. Questo sistema ortogonale risulta diagonalizzato, prospetticamente parlando, per far confluire lo sguardo innanzitutto verso la chiesa, poi verso l’auditorium e infine, verso le due quinte angolari degli edifici parrocchiali, generando la specularità dei due sistemi chiesa-campanile e auditorium-hall.

La città ideale

Nato come opera monumentale in pietra e mattoni, l’impostazione originaria del complesso è stata in seguito semplificata anche dal punto di vista materico per generare una composizione più ritmata di tre diverse geometrie caratterizzate da un diverso trattamento cromatico: il bianco del cilindro-chiesa, il giallo del cubo-auditorium e l’azzurro degli spazi parrocchiali prismatici. Il fulcro visivo e concettuale del complesso è rappresentato dal volume della chiesa, cuore della celebrazione che per la quota maggiore svetta rispetto agli  altri edifici. Il rapporto fra i vari volumi è sempre giocato in maniera sottilmente equilibrata: ad esempio, il cilindro della chiesa sembra eccedere rispetto alla corte ma il suo centro è in linea con il limite esterno del quadrilatero idealmente costituito dai diversi corpi di fabbrica. Gli stessi insiemi volumetrici sono definiti per opposizione: la chiesa, che richiama gli antichi mausolei romani o i torrioni medievali, si affianca a un campanile simile nella forma agli obelischi e nella sua matericità ai tralicci metallici e alle ciminiere industriali.

La medesima logica oppositiva vale per il rivestimento delle mura esterne, con un fascione a parato lapideo che per un terzo dell’altezza complessiva connette la struttura al terreno per elevarsi verso la leggerezza del cielo grazie al restante rivestimento a intonaco bianco ritmato da quattro ordini di piccole aperture quadrate. Il cilindro è affiancato da quello minore del battistero, definito da uno zoccolo marmoreo percorso da finestrelle (che richiamano quelle dell’aula principale) sul quale poggia il supporto in acciaio a sezione triangolare per le campane, sospese a un graticcio esterno. Anche il congiungimento tra campanile e battistero assume un valore simbolico, in quanto entrambi rappresentano la voce di Dio.

Prospetto est del complesso 

Luce ed equilibrio

Gli interni della chiesa e del battistero sintetizzano strutturalmente e cromaticamente il congiungimento tra cielo e terra. Lo spazio liturgico in forma di aula circolare colonnata rilegge il tempio classico e l’accesso al battistero, esterno e in quota ribassata, avviene attraverso tre simbolici gradini, simbolo di immersione e di rinascita. Il portale d’ingresso della chiesa è sovrastato da una grande vetrata definita da una croce principale e da due croci secondarie ed è caratterizzato da un varco strombato internamente che non altera la forma circolare esterna. Sulla parete opposta al portale, un rosone con doppia cornice in materiale lapideo e laterizio sovrasta una larga apertura a lunetta.

L’impianto liturgico è di tipo post-conciliare, con l’assemblea disposta intorno alla zona sopraelevata dell’altare delimitata da due semicolonne non concluse e senza capitello. Le pareti interne sono rivestite da tamponature laterizie e da fasce di intonaco azzurro che riprendono il reticolo quadrangolare delle piccole finestre. Il soffitto è scandito da travature di legno lamellare interrotte dai tre lucernari piramidali a base ottagonale allineati con il percorso altare-portale d’ingresso. Notevole significato concettuale e spaziale è attribuito alla luce, che penetra abbondantemente dalle grandi finestre d’entrata, dalle aperture quadrate e dai tre lucernari in copertura. Oltre al rigore geometrico e all’impiego concettuale di volumi e materia, Lisi opera anche piccole rivoluzioni formali, collocando ad esempio il rosone nella zona absidale anziché come solitamente avviene nella facciata principale, e orientando la strombatura dell’ingresso verso l’interno e non in forma di nartece esterno. L’altare, la sede e l’ambone scultoreo sono tutti disegnati dal progettista in collaborazione con l’artista Fernando Rea e realizzati in marmo travertino romano classico bianco paglierino.

Auditorium – Tra cielo e terra

Con il completamento dell’Auditorium, si realizza il sogno della Cittadella Santuariale pensata alla fine del secolo scorso da mons. Angelo Cella e portata a compimento da mons. Ambrogio Spreafico, vescovi della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino. Sul sagrato, pensato come un’agorà, s’affacciano finalmente tutti gli edifici pubblici, sia di incontro sia di preghiera, così da riunire la socializzazione orizzontale con quella verticale. Con un rimando alla tradizione delle città di provincia e della pittura metafisica, il fronte porticato dell’edificio parrocchiale fa da contrappunto all’atrio vetrato dell’auditorium, che si innesta con una rotazione di pochi gradi sul corpo della sala per evitare un eccessivo allineamento con le restanti geometrie. In questo modo Lisi ha inteso creare un contrasto visivo e concettuale tra le alte mura chiuse della chiesa e la trasparenza del foyer vetrato, tra il luogo in cui avviene l’incontro degli uomini col divino e quello destinato alla collettività terrena.

La finitura esterna a intonaco dorato che caratterizza il volume cubico dell’auditorium si connette alle cromie calde della sala interna rivestita da pannelli e controsoffitti acustici in legno. Da un punto di vista simbolico la forma circolare indica l’unità celeste, mentre la forma quadrilatera indica la molteplicità contingente. All’auditorium si accede tramite due scalinate e una rampa; da qui nell’ampio e luminoso foyer a doppia altezza, caratterizzato da una scala in acciaio che permette di accedere alla galleria. La platea in pendenza ha una capacità di 230 posti a sedere; altri 70 sono disponibili in galleria. Particolare cura è stata data alla verifica del comfort acustico, con particolare riferimento ai valori ottimali per l’intellegibilità del parlato. 

Già la regolarità della forma cubica esclude focalizzazioni del suono e fenomeni di eco, tanto più perché non vi sono superfici cave, ma anche l’attento studio sulla disposizione dei posti degli spettatori ha contribuito a migliorare la resa acustica. A questo si è aggiunta un’oculata scelta dei materiali di finitura delle pareti e dei controsoffitti: pannelli fonoassorbenti con fresature differenziate dal basso verso l’alto, in sequenza 28/4, 13/3, 9/2 per le pareti e pannelli fonoassorbenti 600 x 600 x 14 mm di spessore per il controsoffitto; il tutto dotato di materassino in fibra di poliestere 40mm e densità 40kg/mc. La scelta di un pavimento riflettente in legno duro e delle poltroncine imbottite ha contribuito a garantire alla sala tempi di riverbero alquanto contenuti, tali da essere adeguati anche in condizioni di non completa occupazione della stessa. Il risultato, di ottimo comfort acustico, è stato verificato nelle più diverse occasioni in cui la sala è stata ad oggi utilizzata: convegni, spettacoli musicali e teatrali.

Foto ©Moreno Maggi

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