Rimarrà aperta fino al prossimo 22 gennaio la retrospettiva, inaugurata sabato scorso al Museo d’arte della Svizzera Italiana di Lugano (LAC), che ripercorre l’opera di Antonio Calderara.
L’esposizione intende presentare al grande pubblico la ricerca artistica di questa singolare figura del panorama artistico italiano del Novecento che partendo dalle riflessioni sugli elementi costitutivi del linguaggio pittorico è approdato a un’astrazione che nella sua radicalità appare perfettamente in sintonia con le coeve esperienze del minimalismo internazionale.
Antonio Calderara (1903-1978), figura appartata del panorama artistico italiano per molti versi paragonabile a quella di Giorgio Morandi, si avvicina all’arte da autodidatta negli anni Venti, dopo aver abbandonato gli studi in ingegneria al Politecnico di Milano. La pittura di Calderara degli anni Venti e Trenta appare saldamente radicata nella tradizione lombarda.
Antonio Calderara, l´Isola di San Giulio, 1935, olio su tela 60 x 70 cm, collezione privata, courtesy Studio Arteidea, Varese |
Caratterizzata da semplificazioni plastiche e da una luce chiara in cui si avvertono gli echi di Piero della Francesca – maestro di luce e di matematiche armonie che sarà per il pittore punto di riferimento costante – e di Georges Seurat, la pittura di Calderara appare segnata nei decenni successivi da un intimismo stilizzato, vicino alle esperienze del Realismo magico.
Intorno alla metà degli anni Trenta, in un ristretto gruppo d’opere di grandissima qualità, Calderara dimostra di aver raggiunto una piena maturità espressiva. Al culmine di questa fase si comincia però ad avvertire l’emergere di un nuovo paradigma che si manifesta in un crescente gusto per le pennellate libere e le vibrazioni luminose. I decenni successivi sono infatti segnati da un progressivo disfacimento delle forme nelle vibrazioni luministiche grazie alla tecnica delle velature, mentre i formati dei dipinti si fanno sempre più piccoli, fino a rasentare la miniatura.
Antonio Calderara, vicoli, 1958, olio su tavola 14 x 19 cm, coll. privata, foto Stefania Beretta, Verscio |
A segnare una svolta decisiva nella sua pittura è il passaggio, nel 1959, all’astrazione, in cui ogni riferimento alla figura è abbandonato in favore di un’assoluta non-oggettività. Un processo che matura lentamente, dopo l’incontro, nel 1954, con la pittura di Mondrian.
Trasferitosi di nuovo a Milano al termine della guerra, Calderara trova nel vivace e dinamico contesto culturale del capoluogo lombardo le condizioni ideali per arricchire e nutrire le riflessioni che guidano la sua evoluzione pittorica. Nei dipinti degli anni Sessanta e Settanta prende così corpo una luce-colore che traduce la sua aspirazione a «dipingere il nulla, il vuoto, che è il tutto, il silenzio, la luce, l’ordine, l’armonia. L’infinito».
È grazie a questa rigorosa astrazione che Calderara ottiene importanti riconoscimenti internazionali, soprattutto in area tedesca, dove la sua opera conquista rapidamente una larga schiera di ammiratori.
Antonio Calderara, Attrazione quadrata in quadrato. Lealtà per Josef Albers, 1966-67, olio su tavola 54 x 54 cm, Sammlung Fer, Ulm, foto Armin Buhl |
La mostra di Lugano, curata da Elio Schenini, comprende quasi 200 opere, provenienti da musei e collezioni private europee, e pur concentrandosi sulla ricca produzione astratta degli anni Sessanta e Settanta che ha decretato il successo internazionale dell’artista ne documenta per intero il percorso all’interno del panorama artistico italiano del Novecento.
Antonio Calderara. Una luce senza ombre vuole evidenziare il valore internazionale della ricerca astratta di Calderara, la quale non conosce molti altri esempi in area italiana per la sua radicalità, perfettamente in sintonia con le coeve esperienze europee che tendono al grado zero della pittura.
La Collezione Calderara
Grazie al riconoscimento internazionale che incontrò il suo lavoro a partire dai primi anni Sessanta, Calderara ebbe modo di costruire una fitta rete di amicizie con colleghi le cui ricerche erano affini alle sue. Grazie agli scambi di opere con questi artisti, egli riuscì a costituire, nel corso del tempo, un nucleo sempre più ampio di dipinti e sculture che ben rappresentano il contesto all’interno del quale si colloca il suo lavoro.
Calderara cominciò a maturare l’idea di dare una sede stabile a questo insieme nel 1971; attingendo alla vastissima rete di amicizie e contatti, italiani e stranieri, che si era creato riuscì poi, fino al 1976, ad ampliare ulteriormente questa collezione, che comprende 271 opere di 133 artisti diversi, tra cui una cinquantina dello stesso Calderara, ancor oggi conservata nella casa-museo di Vacciago d’Ameno.
Affidata alla gestione della Fondazione Antonio e Carmela Calderara, la casa museo di Vacciago è aperta al pubblico da maggio a ottobre.
Antonio Calderara, Olio, 1973, olio su tavola 27 x 27 cm, Sammlung Hackenberg, Monaco di Baviera, foto Rupert Walser |
Il catalogo
La mostra è accompagnata dalla pubblicazione Antonio Calderara. Una luce senza ombre (Ita-En) edita da Skira che presenta immagini a colori delle opere esposte accompagnate da testi critici di Elio Schenini, Hans Rudolf Reust, Paola Bacuzzi ed Eraldo Misserini, nonché dalla prefazione del direttore del Museo d’arte della Svizzera italiana Marco Franciolli.
Antonio Calderara. Una luce senza ombre
- Dove LAC Lugano Arte e Cultura, Piazza Luini 6, 6901 Lugano CH
- Quando 2 ottobre 2016 – 22 gennaio 2017
- Mar-Dom: 10:00 – 18:00
- Gio fino alle 20:00
- Ingresso chf 15/chf 10 (ridotto >65, gruppi, studenti 17-25)
Il biglietto dà accesso anche alla mostra Paul Signac. Riflessi sull’acqua.