Possiamo immaginare il nostro pianeta in due modi, diceva questa mattina il Presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco alla conferenza stampa di presentazione della 19. Mostra Biennale Internazionale di Architettura: come Terra e come Mondo. E se la Terra è l’insieme degli elementi naturali, il Mondo è plasmato dall’intelligenza degli umani. Le due interpretazioni convergono nella Polis e dunque nella politica. In questo senso l’architettura – ma anche la tecnologia ad essa sottesa – è un atto politico, nei limiti però, sottolinea il curatore Carlo Ratti, della capacità di avanzare proposte fondate sulla ricerca: saranno le persone a deciderne l’uso.
Queste le premesse e il senso del titolo – Inlelligens. Natural. Artificial. Collective – della manifestazione che prenderà avvio negli spazi delle Corderie, dell’Arsenale e dei Giardini il prossimo 10 maggio e proseguirà fino al 23 novembre 2025.
Un “laboratorio dinamico”, come lo ha definito Ratti, particolarmente ricco di partecipazioni interdisciplinari: più di 750 gli architetti, ingegneri, matematici, scienziati del clima, filosofi, artisti, cuochi – come Davide Oldani, che parteciperà a un progetto di DS+R, Aaron Betsky, NaturalSystems Utility e Sodai distillando caffè espresso con l’acqua purificata della laguna di Venezia – scrittori, programmatori coinvolti nella manifestazione, selezionati attraverso l’open call Space for Ideas lanciata lo scorso anno che ha permesso di scoprire voci nuove, fresche e originali, fuori dal coro mediatico e delle accademie.

Dalla presentazione di questa mattina alla stampa emerge un nuovo approccio all’autorialità che si contrappone all’idea stantìa dell’architetto come unico creatore, ispirandosi invece al metodo della ricerca scientifica, aperta alle idee nuove fino a prova contraria.
Dal punto di vista ambientale, il primo segno di intelligenza è la consapevolezza che dal tempo della mitigazione siamo ormai passati a quello dell’adattamento alle ineluttabili condizioni che il cambiamento climatico ci pone di fronte, mentre da quello politico e sociale siamo costretti a fare i conti con i venti di guerra che soffiano impetuosi.
In questo senso l’intelligenza artificiale ci può venire in soccorso. Ma non – ha spiegato Ratti – nel senso comunemente inteso di ChatGpt o MidJourney bensì facendo tesoro dei dati, oltre i Large Language Models, per dare avvio – anche dalle distruzioni belliche – a processi di identificazione e estrazione di risorse dalle macerie, in direzione del riuso e della circolarità, e per governare la robotica come strumento delle costruzioni del futuro.
Un futuro che – come ricorda l’astronomo britannico Martin John Rees – non può che svolgersi sul solo pianeta che ci è dato di abitare, rifuggendo dall’illusione di colonizzare la Luna o Marte, ambienti infinitamente più ostili del Blue Planet.

Strutturata in sezioni collegate come frattali, la mostra affronterà in maniera interdisciplinare una molteplicità di temi, dall’ambiente alla demografia: raggiunto il picco di 10 miliardi di persone, la popolazione mondiale inizierà a declinare.
The Other Side of the Hill, sviluppato dal biologo Robert Kolter e dai teorici dell’architettura Beatriz Colomina e Mark Wigley, sarà concretamente raffigurato da Patricia Urquiola in un’installazione che prende a metafora le colonie di batteri.

Sul costruire, il tentativo è quello di avvicinarsi all’efficienza dell’Intelligenza Naturale: con Living Structures Kengo Kuma, Sekisui House (Kuma Lab & Iwasawa Lab) e Ejiri Structural Engineers esploreranno la tecnica dei giunti in legno della tradizione costruttiva giapponese che, governate dall’AI, potranno trasformare anche tronchi e sezioni irregolari degli alberi in materiale strutturale, mentre nella sezione Matter Makes Sense Ingrid Paoletti e Stefano Campolongo, con Margherita Palli Rota e il premio Nobel Konstantin Novosëlov metteranno in scena i materiali del futuro, con decine di esperimenti nel mondo sul modo in cui i nuovi materiali incideranno sul modo stesso di fare architettura.

La mostra sarà una Biennale diffusa in città, in modi e luoghi non ancora annunciati: il padiglione centrale ai Giardini è chiuso per ristrutturazione. Così anche quello che sarà uno dei lavori più fotografati – il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, simbolo della fusione tra naturale e artificiale – troverà posto in città.

Quattro le nuove partecipazioni nazionali – Azerbaijan, Oman, Qatar (con un nuovo padiglione permanente ai Giardini), Togo – e un ritorno, il Vaticano, con il padiglione promosso dal Cardinale José Tolentino de Mendonça nel complesso di Santa Maria Ausiliatrice (Fondamenta S. Gioacchin, Castello 450).
Nei due volumi del catalogo ufficiale, ciascun progetto esposto in mostra è accompagnato da un testo critico di approfondimento. Ai saggi critici si aggiunge la curiosa sezione delle “Impossible Conversations” à la Umberto Eco: in ciascuna di esse un architetto, docente o ricercatore si confronta – per mezzo dell’AI – con un pensatore del passato.
La Biennale Architettura 2025 è realizzata con il sostegno di Rolex, Partner e Orologio Ufficiale della manifestazione. Sponsor Bloomberg Philanthropies, Vela – Venezia Unica, Hydro e Gruppo Saviola. Media partner ufficiale la Rai.