La produzione responsabile di Ceramica Sant’Agostino

Ceramica Sant’Agostino è stata fondata nel 1964 da Aristide Manuzzi nei pressi di Ferrara, in un’area lontana dal distretto emiliano della ceramica.
Una scelta che negli anni si è rivelata vincente in quanto sinonimo di forte autonomia progettuale e di visione strategica innovativa.

 

 

Oggi Ceramica Sant’Agostino è uno degli attori italiani di riferimento nel settore del grès porcellanato. L’azienda, guidata ancor oggi dalla famiglia del fondatore, investe continuamente in innovazione tecnologica di prodotto e di processo per produrre superfici di alta qualità ed elevata funzionalità tecnica.

 

 

Il marchio ha una produzione di 4,5 milioni di metri quadrati all’anno grazie all’aumento della capacità produttiva data dal nuovo forno installato nel 2022. Il 75 per cento della produzione viene esportato nei cinque continenti, raggiungendo più di 80 nazioni.

 

 

Il processo produttivo di superfici ceramiche ad alte prestazioni funzionali prevede alti consumi energetici, nonostante le migliori tecnologie disponibili, essendo necessario raggiungere temperature oltre i 1200 gradi nel processo di cottura.

Di fronte alle sfide dei cambiamenti climatici e alla necessità di ridurre emissioni climalteranti, Ceramica Sant’Agostino adotta volontariamente i migliori standard di gestione ambientale di processi e prodotti a livello internazionale, e si impegna in maniera trasversale per ridurre l’impatto ambientale: cresce l’impiego di energia da fonte rinnovabile (circa 800.000 kWh autoprodotti da fotovoltaico nell’ultimo anno); si riducono i consumi idrici (oltre 2.700 metri cubi di acque piovane raccolte e impiegate); il ricircolo degli scarti di produzione è totale (100 per cento nel 2022).

 

 

In particolare, oltre all’autoproduzione con il parco fotovoltaico, l’azienda si è concentrata sul contenimento dei propri consumi energetici e sulla autoproduzione di energia tramite due impianti di cogenerazione ad alto rendimento, con il recupero e riutilizzo di cascami termici dei vari processi.

Ridotto anche l’impiego di plastica nel confezionamento tramite la sostituzione dei macchinari di imballaggio a film termoretraibile con altri più moderni a film estensibile.

 

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