Assemblo, saldo, piego, faccio luce

Le lampade di Catellani&Smith sono universalmente note. Come sfuggire al fascino che sprigionano quei globi intrecciati di luce del Fil de Fer, oppure all´avvilupparsi degli steli di Sottovento, che sembra un vegetale mosso dal vento o da qualche corrente sottomarina?

S´imprimono stabilmente nella memoria per un sottile sortilegio a beneficio della percezione visiva. Attraggono e incantano, si impongono negli ambienti come cardine tra luce e ombra.

Si direbbero pensate e prodotte da elfi, oggetti magici, che trasportano in una dimensione innocente e felice.

Questa atmosfera fresca e giocosa si ritrova anche, fatto rarissimo, visitando gli ambienti dove la lampade vengono prodotte. Non parliamo di fabbrica, perché non esiste una struttura che risponda a questo termine. Sono ambienti adatti alla produzione, localizzati in luoghi diversi e arredati in modo diverso. Si, lo sappiamo, nel caso delle produzioni sarebbe piú adatto parlare di attrezzature. Invece qui si intende esattamente arredamento ambientale, potrebbero essere show room, loft, atelier di grande eleganza. I pavimenti sono in legno esotico a listoni, gli scaffali di vintage indiano in legno massiccio. Piante di limone in vaso e oggetti di pregio. E sono i laboratori! Dove gli artigiani che manualmente costruiscono gli oggetti svolgono l´intero processo produttivo e traggono soddisfazione dal proprio lavoro. Una piccola rivoluzione antropologica, che ha portato queste persone, ad essere responsabili e appagate. Si supera cosí anche il controllo qualitá: quelle rarissime volte che un oggetto torna per un difetto presunto in azienda, ci si affanna intorno per scoprire il difetto, quasi fosse un parente che torna con un malanno dall´estero.

Come fanno a rovinarsi, imballate come sono in cassette di compensato marino con piú involucri di carta velina e pure i guanti di cotone per essere maneggiate dal cliente?
Al termine dell´escursione, stupiti e affascinati, incontriamo Enzo Catellani, nella sede dell´azienda, che é un mulino quattrocentesco restaurato con saggezza. é lui che inventa, perfeziona e, per primo, costruisce le sue lampade. Ci si aspetta una figura ieratica, invece é un personaggio alla mano, molto pratico, di un eloquio svelto e divertente. Non a caso siamo a Villa al Serio, vicino a Bergamo, dove la cultura del lavoro é un valore assoluto. Ci spiega come vent´anni prima lasció un´attivitá in cittá per aprire un negozio di lampade.

Lampade di marca, di design. Ma comprende che c´é spazio per crearne di nuove. Con l´entusiasmo dei neofiti si mette a cercare i componenti base, e scopre che sono molto normalizzati. Quindi non é difficile fare una lampada; come costruire con una scatola di montaggio. Ma manca l´anima, sono oggetti banali.
L´intuizione é quindi di introdurre elementi spiazzanti, componenti anomali, che cambiano completamente l´oggetto, ne mutano la morfologia, e soprattutto giocano con la luce. Il successo arriva presto, inizialmente soprattutto in Germania. Vive momenti esaltanti, altri difficili. La crescita da zero non é una bazzecola, non basta fare le cose, bisogna anche amministrarsi, organizzare, spedire. In una parola: strutturarsi. Lo fa con dedizione, a volte sbagliando. Ma imparando molto ad ogni difficoltá.

E soprattutto condividendo lo sforzo, la crescita, la soddisfazione.

Ora ci sono i led, una rivoluzione che porta a Catellani nuove suggestioni. La prima sperimentazione é stata una piccola lampada con alla sommitá un Led, che sembra un filo d´erba con una lucciola che si sia posata per riprendere fiato. Nasceranno presto nuove creature, sul suo tavolo ci sono materiali, frammenti: i collaboratori chiamano affettuosamente questo luogo “l´antro”, e in effetti solo uno stregone puó arrivare a pensare, attraverso alchimie solo a lui note, e a dare vita a piccoli miracoli di luce. Come il suo portacandele con interruttore. Le istruzioni avvertono di telefonare subito in azienda qualora, premendo ripetutamente il pulsante, la candela dovesse accendersi. Per avvisare dell´avvenuto miracolo.

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