Il collettivo internazionale Subset impegnato nella ricerca sui temi di architettura, spazio e convivenza ha vinto, con l’installazione Les Fleurs de la Maladie, il premio della giuria al 17° Festival des Architectures Vives di Montpellier, che dal 2006 l’associazione Champ Libre organizza nel capoluogo dell’Hérault.
Come interpretazione del tema del festival, Sacralità, Hannah Fuchsenberger, Anne-Fleur Ising, Atidh Jonas Langbein, Gianna Neumann e Helio Philipp Spiess del collettivo Subset hanno concepito un’installazione che riflette in modo personale ed emotivo sulle conseguenze della pandemia di Covid-19. Come fiori bianchi, 1.482 test Covid-19 fluttuano sopra una piattaforma blu.
Les Fleurs de la Maladie – i fiori della malattia – si interroga sul valore che attribuiamo alla nostra salute e a quella pubblica in generale.
Il progetto si muove da alcune riflessioni. Quanto sono vivi i nostri ricordi? Forse le restrizioni e i test fornivano un quadro rigoroso in cui muoversi?
La sicurezza che i test dovrebbero fornire nella vita quotidiana contrasta con la leggerezza e la volatilità dei fiori, che ondeggiano al vento o restano fermi, a seconda del tempo. Sebbene il risultato di un test Covid-19 possa fornire una certezza momentanea, la salute, o, in questo caso, il campo, può facilmente cambiare in qualsiasi momento, influenzato da fattori esterni.
L’installazione è stata realizzata principalmente con materiali di scarto in un cortile del centro storico di Montpellier. Dodici piani di piani di scrivanie storiche, disegnate nel 1953 da Egon Eiermann, destinate al macero dall’Università Bauhaus di Weimar a causa dell’usura, sono stati levigati manualmente, ridipinti e avvitati su una sottostruttura di doghe di legno nel cortile.
Ai piani sono stati applicati 1.482 test su aste metalliche da un millimetro in una griglia geometrica chiara, donati da una scuola di Monaco di Baviera.