Fino al 21 dicembre l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi presenta Luigi Ghirri. Les années Marazzi 1975 – 1985, a cura di Ilaria Campioli: un nucleo di fotografie quasi completamente inedite realizzate da Luigi Ghirri tra gli anni Settanta e Ottanta per l’azienda di ceramiche Marazzi.
Tutto avviene nel raggio di pochi chilometri, nel cuore dell’Emilia, regione dalla forte vocazione industriale.
Ghirri nasce a Scandiano in provincia di Reggio Emilia nel 1943 ma subito dopo la guerra la famiglia si trasferisce a Sassuolo, nella frazione di Braida, in un vecchio collegio adattato ad abitazione per gli sfollati.
Da qui ogni mattina il bambino vede uscire una folla di uomini e donne in bicicletta che vanno a lavorare nelle fabbriche della zona. Un carattere della gente e della terra emiliana, dove Ghirri farà sempre ritorno come fotografo e dove nel 1975 incontrerà per la prima volta la Marazzi.
Fondata a Sassuolo nel 1935 da Filippo Marazzi, era una delle fabbriche dove andavano a lavorare gli operai che abitavano nell’edificio degli sfollati, e ora, con il brevetto della monocottura, è diventata un’azienda leader della ceramica, ha aperto filiali in Francia e Spagna, fa disegnare le sue piastrelle da artisti e stilisti e di lì a poco inaugurerà un laboratorio di ricerca, il Crogiòlo, dove artisti, designer, fotografi, architetti sono liberi di sperimentare.
Da quell’incontro nasce un sodalizio unico. Coinvolgendo anche John Batho, Cuchi White e Charles Traub, Ghirri avvia un progetto di ricerca in cui la ceramica è letta liberamente come superficie e spazio mentale, possibilità infinita di composizione, luce e colore.
In dieci anni Ghirri realizza per Marazzi un importante corpus di opere, quasi del tutto svincolate dai canoni dell’immagine pubblicitaria e coerenti con la ricerca artistica e visiva e i temi cari al fotografo in quegli anni: la superficie, l’oggetto comune, il progetto, il paesaggio, la luce.
La mostra presso l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi presenta una selezione di ventiquattro fotografie tra quelle realizzate nell’ambito della collaborazione tra l’artista e Marazzi, che da quasi quarant’anni sono conservate negli archivi dell’azienda.
Il percorso espositivo si apre nella sala degli specchi dove si trovano fotografie dominate dai toni del cotto – sfondo per la clessidra, la dama, l’uovo, il cactus – affiancate alle immagini dedicate ad architetture ideali e frammenti di estetica classica che dialogano con griglie di piastrelle il cui effetto geometrico e straniante viene acuito dall’uso degli specchi e dei riflessi.
Nella sala successiva, la quadreria, il visitatore incontra le fotografie in cui la ceramica diventa griglia geometrica che definisce gli spazi attraverso miniature, cambi di prospettive, piccole illusioni ottiche e poi le immagini in cui sono protagonisti gli strumenti dell’apprendimento infantile – il pallottoliere, le matite colorate, la lavagna – accanto a quelli del gioco e dell’immaginazione.
«Nella produzione realizzata per Marazzi, Luigi Ghirri inserisce il materiale ceramico all’interno di una riflessione piu ampia sulla rappresentazione – spiega la curatrice Ilaria Campioli. Le superfici entrano a far parte di quel sistema di misurazione e riduzione del mondo in scala cosi importante per l’autore in quegli anni. La combinazione dei diversi piani e le griglie gli permettono di approfondire la riflessione sulla conoscenza e sull’apprendimento, come fossero un foglio su cui imparare ogni volta a scrivere e disegnare».
Il progetto espositivo, reso possibile grazie alla collaborazione tra Istituto Italiano di Cultura, Archivio Luigi Ghirri e Marazzi Group, rappresenta un nuovo tassello dell’importante operazione di valorizzazione che Marazzi ha avviato grazie alla condivisione di un’esperienza culturale unica, che arricchisce di nuovi elementi la conoscenza dell’opera e della ricerca di un maestro assoluto della fotografia italiana, amato in tutto il mondo.
Luigi Ghirri
Luigi Ghirri (Scandiano, Reggio Emilia, 1943 – Roncocesi, Reggio Emilia, 1992) è considerato uno dei più importanti fotografi italiani del XX secolo. All’inizio degli anni Settanta crebbe artisticamente entrando in contatto con giovani artisti modenesi di area concettuale, determinanti per il suo percorso successivo. Il suo lavoro affronta i codici della fotografia: le immagini da lui realizzate non sono atti di mimesi o semplici riproduzioni, ma modi di esplorare la realtà, sottolineando il carattere fittizio della visione e della rappresentazione.
Le sue immagini, spesso organizzate in serie, sono il risultato di una ricerca lungamente meditata prima dello scatto, in cui il reale e i suoi dettagli sono profondamente analizzati. Questo atteggiamento non convenzionale lo porta da subito sulla ribalta internazionale, tanto da essere considerato – già agli inizi degli anni Ottanta – uno dei venti fotografi più significativi del XX secolo.
All’intensa attività espositiva Ghirri affianca l’idea di un importante lavoro di promozione culturale, con la messa a punto di progetti editoriali sviluppati all’interno della sua casa editrice Punto e Virgola e con l’organizzazione di mostre come Iconicittà (1980), Viaggio in Italia (1984), Esplorazioni sulla Via Emilia (1986), pietre miliari nella storia della fotografia contemporanea italiana che lo vedono al centro di un animato dibattito. Sulla base di committenze pubbliche e private si esprime dunque lungo gli anni Ottanta come interprete dell’architettura e del paesaggio italiano, offrendo tra l’altro il suo sguardo alle realizzazioni di alcuni importanti architetti.