Il senso di Martin per la terra

Arrivo a Schlins in una nevosa e piovosa giornata di inizio marzo, il clima é freddo e umido ma l´accoglienza é calda e, dopo una breve sosta presso l´atelier Rauch, vengo condotto in visita alla casa unifamiliare, completata di recente, opera di Martin Rauch e Roger Bolthauser. L´edificio é un blocco monolitico di terra cruda, conficcato nello stesso terreno con cui é costruito. Non sono distanti i riferimenti alle forme stereometriche di architetture come quelle Pueblo di Acoma, New Mexico, dei nuclei rurali di Egitto, Yemen e altri paesi dove costruire in terra cruda é tuttora una pratica comune. Il volume é sagomato in modo da permettere un corretto accesso diretto di luce solare che entra nei vari ambienti interni e nei momenti piú opportuni: da sud per il soggiorno, da sud-ovest per pranzo/cena, da est per le camere e luce diffusa da nord, per lo studio a doppia altezza. La cura é in qualsiasi dettaglio e rivela un´interessante fusione tra Modernit&aacute ed antichit&aacute. Gli spazi sono distinti ma fluidamente interconnessi, separabili da grandi schermi scorrevoli (tra 2 e 3 metri di larghezza) rivestiti in stucco di argilla lavabile. Le finestre sono grandi specchiature vetrate, sempre oscurabili da pannelli scorrevoli interni e dotate di sportelli laterali, di lecorbuseriana memoria, per la ventilazione. I lavandini sono in ceramica raku, una tecnica giapponese antica di 15 secoli, sempre ricavata dagli stessi materiali di scavo. Per l´impianto elettrico, infine, l´interessante soluzione di evitare le tracce a parete e ridurre notevolmente lo sviluppo di passacavi posizionando tutti gli interruttori a soffitto ed azionandoli con eleganti cordicelle dotate di un pomo appositamente disegnato, ovviamente in argilla. Questa casa é pensata non solo per sfruttare ma anche per rivelare la presenza di elementi naturali: il sole che governa il criterio di articolazione volumetrica e tipologica, la terra di scavo che, opportunamente lavorata, fornisce ogni materiale, dall´involucro agli intonaci, per la sua costruzione. Sono aspetti che, dopo un paio di secoli di tecnologie industriali ?heat, beat & treat? ad alto impatto energetico e con molti scarti, e dopo un secolo di petrolio quale istantanea soluzione ad ogni problema, abbiamo finito per dimenticare, quasi vivessimo su un altro pianeta. Non é una casa banalmente ?bio-sostenibile?, né la semplice dimostrazione di come sia possibile ottenere risultati anche migliori con tecnologie ?soffici?, a temperatura ambiente, con un dispendio molto basso di energia e con zero produzione di sostanze di scarto, ma é la prova di come sia possibile realizzare architetture innovative riscoprendo il contatto e l´interazione profonda con gli elementi naturali di base.

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