On the Rocks, l’architettura di Karim Nader a Faqra

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Grigia come le rocce calcaree su cui è posata, On the Rocks appare come un prolungamento del paesaggio montuoso, mentre l’architettura e lo sviluppo del programma rispondono appieno alle caratteristiche climatiche del luogo: a 1.700 m di quota ma non lontano dalla costa del Mediterraneo, a Faqra – già mèta culturale per le vicine rovine archeologiche romane e bizantine – in inverno si scia ma per il resto dell’anno si vive prevalentemente all’aperto.

 

On The Rocks è uno spettacolare rifugio in cemento e vetro progettato da Karim Nader Studio, ph. ©Dia Mrad.

 

Così il progetto residenziale di Karim Nader offre protezione e apertura. Un lungo tetto di zinco protegge sia i volumi di cemento delle funzioni più private sia gli ambienti di soggiorno caratterizzati da ampie vetrate completamente apribili.

 

La zona giorno è delimitata da facciate completamente azionabili, alla ricerca di un’immersione totale nella natura, ph. ©Dia Mrad.

 

Tra i volumi opachi e sotto l’ampia copertura, ad angoli diversi e con disposizione apparentemente casuale si aprono patii privati con alberi e rocce.

 

La casa si trova sulla roccia calcarea di Faqra, in Libano, a 1.700 metri sul livello del mare, come una sorta di estensione della natura circostante: un paesaggio lunare di formazioni rocciose, ph. ©Dia Mrad.

 

Alla casa si accede da ovest, percorrendo una lunga scalinata che si snoda tra le rocce e raggiunge una terrazza dove si protende una lunga piscina che scende a cascata verso la strada. Un secondo luogo di incontro è il solarium creato all’angolo sud-est, attorno a una formazione rocciosa circolare che con rocce più piccole, ciottoli cespugli di lavanda e un focolare Nader ha trasformato in un giardino zen

 

Schizzo di progetto.

 

«La composizione complessiva, un insieme di volumi grigi sormontati da un tetto – spiega Nader – ribadisce gli elementi tipici dell’iconografia di una casa. Ma è come se la natura avesse preso il sopravvento, e nei numerosi varchi in cui la luce filtra con diverse angolazioni, questa volta emerge più un edificio sui generis, una sorta di garden folly che una pianta abitativa sviluppata tra quattro mura».

 

Karim Nader

ph. ©Marco Pinarelli.
ph. ©Marco Pinarelli.

Karim Nader è una delle principali figure del nuovo movimento libanese che lavora per scoprire i tesori architettonici nazionali, i cui ricordi sono stati prima cancellati dalla guerra civile e ora messi in pericolo dalla pratica della demolizione, nella corsa verso la modernizzazione.

Nato nel 1976, Karim Nader è alla costante ricerca di  un dialogo tra il patrimonio culturale e architettonico del suo Paese e la modernità.
Emblematico di questo approccio è suo progetto di ristrutturazione in corso per l’Immeuble de l’Union, un edificio modernista costruito nel 1952, che Nader ha deciso di preservare evitando la nostalgia, attraverso una riprogrammazione mista che combina esigenze commerciali con una spinta culturale e storica.
Lo stesso atteggiamento si può leggere nel progetto realizzato in collaborazione con Ivana Nestorovic per la riqualificazione di dieci scuole pubbliche a Beirut, in seguito ai danni della esplosione nel porto di Beirut avvenuta nell’agosto 2020.

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