In tempi di viaggi, se la meta è Praga non può mancare una visita al Camp (il Centro per l’Architettura e la pianificazione urbana dell’Istituto di pianificazione e sviluppo di Praga) nel complesso modernista progettato tra il 1967 e il 1974 da Karel Prager.
Qui, fino al 20 agosto, è in mostra il racconto fotografico della prima visita, la scorsa estate, di Iwan Baan nella capitale Ceca: sette giorni trascorsi a piedi, in bicicletta e a bordo di un elicottero con la machina fotografica in mano. Il Prague Diary del fotografo olandese (che afferma, lui, uno dei più affermati fotografi di architettura, di non considerarsi affatto un fotografo di architettura) ora in mostra al Camp si presenta come una sorta di pellegrinaggio con immagini grezze, lontane mille miglia dall’iconografia turistica della città sulla Moldava.
Iwan Baan: Prague Diary si sviluppa su quattro livelli: il primo contatto con la città; il centro storico; la periferia; il paesaggio naturale. Le foto aeree, che offrono al visitatore prospettive difficili da ottenere in altro modo, sono proiettate su uno schermo in grande formato. Un audio con le parole del fotografo rivela un ‘dietro le scene’ del suo metodo creativo.
«Ho sempre cercato di conoscere una nuova città in mado intuitivo – dice Baan. Cerco di dimenticare le aspettative che ho per trarre ispirazione direttamente dal posto e dagli incontri casuali. È giusto visitare i punti di riferimento e cercare di capire perchè sono importanti per la gente ma dall’altra parte voglio osservare ciò che accade dove la gente vive davvero. Credo anzi che questo tipo di interazione sia ancora più importante per cogliere la sotria e lo spirito di una città».
Il titolo della mostra – Iwan Baan: Prague Diary – è una citazione dell’account Instagram dell’autore (A diary of travels with the iPhone). L’idea di un girovagare senza fine da un estremo all’altro della città, registrato in forma di diario per immagini, è stato parte del concept della mostra fin dall’avvio della collaborazione del Camp con Iwan Baan.