“Un’architettura che oltrepassa i confini della disciplina e solleva questioni che riguardano le ere e i confini tra le culture”. Con questa motivazione ieri è stato assegnato ad Arata Isozaki il Premio Pritzker 2019.
Nato a Ōita, sull’isola di Kyushu, Isozaki aveva 12 anni quando gli americani sganciarono le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Così «crebbi in un ground zero, senza edifici e neppure città. La mia prima esperienza dell’architettura fu quella di un vuoto» ricorda l’architetto.
Il profondo bisogno di comprendere la vita delle persone nei diversi luoghi del mondo lo portò a viaggiare attivamente, attraverso tutto il Giappone e poi nel mondo, dall’interno della Cina ai Paesi islamici alle grandi metropoli americane.
Laureato in architettura nel 1954 all’Università di Tokyo, l’architetto oggi 88enne iniziò la sua carriera sotto la guida del Premio Pritzker Kenzo Tange e fondò il proprio studio nel 1963, dopo la fine dell’occupazione americana del Giappone.
Refrattaria ad ogni classificazione stilistica, l’architettura di Isozaki – che fu uno dei primi architetti giapponesi a lavorare all’estero – manifesta da sempre un’impronta sovranazionale, tanto che viene da chiedersi quanto aspetti ‘sovrastrutturali’ come il dialogo tra le culture e gli stili di Oriente e Occidente abbia contribuito, piuttosto che esserne influenzato, all’economia globale dei nostri giorni.
Biblioteca provinciale di Ōita, 1962-66, Photo courtesy of Yasuhiro Ishimoto |
Tom Pritzker, presidente della Hyatt Foundation che sostiene il Premio, al riguardo ha affermato che «Isozaki fu uno dei primi architetti giapponesi a costruire all’estero in un momento nel quale la civiltà occidentale influenzava l’Oriente, facendo della sua architettura – significativamente influenzata dal suo sentirsi cittadino del mondo – realmente internazionale».
In Italia, con il supporto di Andrea Maffei che prima di aprire il suo studio milanese aveva lavorato con lui a Tokyo per diversi anni, Arata Isozaki ha disegnato la torre Allianz, la più alta del complesso ‘Tre Torri’ all’interno del parco di Citylife.
La Torre Allianz a Milano, con Andrea Maffei, 2003-2014, foto ©Alessandra Chemollo |
Art Tower Mito,1986-90 Ibaraki, Japan, photo courtesy of Yasuhiro Ishimoto. Commissionata per celebrare il centenario di Mito, Art Tower Mito è un complesso culturale comprendente un teatro, una performance hall e una galleria di arte contemporanea. L’iconica torre tetraelica si ispira alla Torre Infinita di Constantin Brancusi del 1938. Concetto ripreso poi anche nel progetto della torre Allianz a Milano. |
Domus: la Casa del Hombre, 1993-1995, A Coruña, Spagna, photo courtesy of Hisao Suzuki |
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Qatar National Convention Center, 2004-2011, Doha, Qatar, Photo courtesy of Hisao Suzuki, vista esterna e una delle grandi sale. Il Qatar National Convention Center può accogliere fino a 10.000 persone nelle sue tre sale principali. L’esterno evoca tre alberi – ispirati al Sidrat al-Muntaha, una pianta sacra islamica che simbolizza la fine del settimo paradiso – che circondano la facciata vetrata e sostengono la copertura a sbalzo. Con una progettazione attenta e l’uso di tecnolgie avanzate in termini di recupero delle acque e di efficienza energetica l’edificio si è rivelato esemplare anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale. |