Ragusa, un intervento di fitodepurazione

Concluso da poco l’intervento di riqualificazione ambientale voluto dal comune di Ragusa per la depurazione naturale delle acque del torrente Cava Santa Domenica, corso d’acqua che scorre nella omonima vallata che divide in due la città siciliana.

Per decenni la valle ha ospitato sia attività agricole di tipo intensivo sia cave di estrazione della pietra bianca calcarea utilizzata come materiale da costruzione.

Oggi entrambe le produzioni sono state dismesse e l’area è diventata un parco naturale: un polmone verde collocato una trentina di metri al di sotto dei tre ponti che collegano le due parti di città.

Le vasche dell´impianto di fitodepurazione della valle Santa Domenica a Ragusa

 

Da qui l’idea del Comune di risanare il corso d’acqua e di recuperare in pieno l’area verde. Per farlo si è deciso di puntare sulla tecnica della fitodepurazione e su un materiale che per le sue caratteristiche intrinseche, ben si presta all’obiettivo: l’argilla espansa Leca.

Il progetto di fitodepurazione, di tipo aerato circolare, è stato messo a punto dalla società Iridra di Firenze.

Sono state realizzate tre grandi vasche, riempite successivamente di argilla espansa Leca, avente una pezzatura 8-20, posata sfusa a gravità e poi livellata. Nelle vasche sono state poi introdotte delle piante acquatiche per fitodepurazione, capaci di attivare una serie di microrganismi: liberando parte dell’ossigeno assorbito attraverso le foglie e il fusto, tali microrganismi sono in grado di creare, in prossimità delle radici, le condizioni adatte alla proliferazione della flora batterica (biofilm).

Ragusa dall´alto. Il torrente e l´area verde dividono in due la città.

 

L’argilla espansa Leca, combinata con il passaggio dell’acqua e grazie all’attività delle radici di queste piante, crea un ambiente ideale per lo sviluppo di un biofilm batterico capace di degradare alcune componenti inquinanti che si trovano nell’acqua e dà vita a un impianto di depurazione innovativo capace di riprodurre il principio di autodepurazione tipico degli ambienti acquatici e delle zone umide.

Le piante, attraverso le loro radici, portano ossigeno all’interno dell’argilla espansa, materiale idoneo a questo tipo d’interventi grazie all’elevata superficie filtrante. L’argilla espansa si presta infatti all’insediamento di microrganismi, azoto riduttori e azoto fissatori, che degradano i componenti inquinanti e li trasformano in sostanze più semplici che possono essere rilasciate nell’ambiente. 

L’argilla espansa Leca – di varia granulometria, naturale, chimicamente inerte, a elevata porosità e ritenzione idrica – è un substrato adatto per lo sviluppo delle radici delle piante e per realizzare il letto in cui si verifica la filtrazione biologica.

Le tre vasche dell´impianto di fitodepurazione. Il progetto è di Iridra di Firenze.

Nel caso di Ragusa la scelta dell’argilla espansa è anche dipesa dalla leggerezza del materiale, fattore importante per la logistica del cantiere, collocato a 30 metri sotto il livello stradale: sarebbe stato altrimenti più difficoltoso far giungere nell’area i pesanti sacchi di materiale.

L’intervento è stato realizzato dall’impresa Project di Brolo, che ha posato 570 metri cubi di argilla espansa Leca.

L’intervento di Ragusa è un esempio delle possibilità applicative dell’argilla espansa Leca nei progetti di verde urbano, che spaziano dai campi sportivi ai tetti verdi, dai giardini pensili agli interventi sul paesaggio.

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