Completato il restauro di quattro delle otto pareti interne del Battistero di Firenze in marmo bianco e verde di Prato con i mosaici raffiguranti profeti, santi vescovi e cherubini, realizzati fra il primo e il secondo decennio del Trecento.
Ora risplende liberato dalle polveri superficiali che coprivano la doratura della figura bronzea anche il monumento funebre dell’antipapa Giovanni XXIII (1370-1419), opera di Donatello e Michelozzo, addossato a uno dei quattro lati restaurati.
Iniziato nel 2017, dopo aver concluso quello delle facciate esterne e del manto di copertura, il restauro delle pareti interne del Battistero di Firenze terminerà entro la fine dell’anno.
Diretto e finanziato dall’Opera di Santa Maria del Fiore con un investimento globale di circa 2 milioni di euro, il restauro è condotto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, e la collaborazione per le indagini diagnostiche con università e laboratori specialistici.
Il progetto non riguarda il restauro dei mosaici della Cupola che saranno oggetto di un successivo intervento.
Il restauro del Battistero si è rivelato fin da subito molto complesso perché ha dovuto operare su tre piani: l’architettura, la struttura e la decorazione a mosaico. La campagna di studi e d’indagini diagnostiche e il restauro dei primi quattro lati hanno portato a numerose scoperte, tra le quali la tecnica musiva assolutamente originale impiegata nei mosaici parietali, un vero e proprio unicum, e tracce di foglia d’oro su uno dei capitelli dei matronei, che potrebbe essere la prova che in origine fossero tutti dorati.