SCALI FERROVIARI, IL FUTURO DI MILANO

A giorni il consiglio comunale di Milano tornerà a parlare della trasformazione degli ex scali ferroviari. Il sindaco Giuseppe Sala proverà nell’impresa che un anno fa al suo predecessore, Giuliano Pisapia, è costata una sonora bocciatura in consiglio. 

E in previsione del prossimo passaggio consiliare, il dibattito in città ha ripreso corpo e rialimentato le polemiche. Perché il futuro del milione e 250mila metri quadrati di aree da trasformare rappresenta effettivamente un tema strategico per Milano, più dello stesso piano di governo del territorio. L’obiettivo del Comune è chiaro: riprendere il filo interrotto a dicembre dello scorso anno e arrivare, dopo i necessari passaggi amministrativi, ad approvare entro l’estate prossima l’accordo di programma tra Comune, Regione e Ferrovie dello Stato.

la mappa delle possibili aree di intervento

 

«Formalmente è un nuovo accordo – sostiene Pierfrancesco Maran – ma si riparte da quello precedente, per la cui riscrittura dovremo tenere conto delle indicazioni e degli indirizzi che il consiglio a breve si appresta a discutere e a votare».

L’operazione di riuso dei sette scali milanesi (Farini, Greco, Lambrate, Rogoredo, Porta Romana, Porta Genova e San Cristoforo) importante lo è: si tratta infatti di dare nuova vita a un milione e 250 mila metri quadrati di aree oggi occupate da stazioni, fasci di binari, impianti tecnologici, immobili di proprietà di FS. Un’operazione, in termini di aree, superiore addirittura a quelle della rifunzionalizzazione delle aree di Expo, che contano 150mila metri quadrati in meno.

I sette scali ferroviari dismessi sono localizzati lungo la cintura ferroviaria, il passante ferroviario e alcune direttrici in uscita da Milano e sono caratterizzati da un’elevata accessibilità.

L’accordo di programma definisce una serie di impegni di FS di carattere economico e realizzativo: 80 milioni di euro di extraoneri (oltre gli oneri di urbanizzazione che ne valgono circa 200) per opere pubbliche aggiuntive; 50 milioni di interventi ferroviari diretti; il 50% del valore delle ulteriori plusvalenze maturate su interventi diretti e, infine, la realizzazione di interventi pregressi per un valore stimato di circa 50 milioni.

Inoltre, definisce il carico urbanistico specifico per ogni zona, il mix funzionale, le quote minime di edilizia residenziale sociale, le quote minime di spazi pubblici e di verde, la tutela degli inquilini residenti nelle aree interessate, l’impegno a realizzare il parco San Cristoforo nella zona sud ovest e una nuova pista ciclabile, dall’abbazia di Chiaravalle alla stazione di Rogoredo nella zona sud della città.

 

Dall’attuazione dell’accordo il Comune ricaverebbe nuove aree verdi pubbliche pari a 545mila metri quadrati (il 52% del totale delle aree in dismissione: 1,5 volte la superficie del parco Sempione) e 10 Km di nuove piste ciclabili.

In definitiva, l’Accordo di programma prevede una superficie lorda di pavimento edificabile di 674mila metri quadrati: il 18% in meno rispetto alle previsioni del 2009 (822mila mq) e il 34% in meno rispetto alla superficie lorda di pavimento del piano di governo del territorio adottato nel 2010 dalla sindaco Moratti (1.012.000 mq).

L’indice medio territoriale applicato è di 0,65/mq su mq, mentre l’edilizia residenziale sociale avrà a disposizione una superficie di 155.644 mq.

In base all’accordo, nei prossimi anni Milano potrà contare sul parco lineare del Naviglio Grande tra le stazioni di San Cristoforo e Porta Genova (140mila mq), nuovi spazi verdi per oltre 500mila metri quadrati, 5mila nuovi alberi, nuove connessioni ciclo-pedonali, la riqualificazione ambientale e la bonifica dei suoli delle aree ferroviarie dismesse.

Per la città costruita, invece, le utilità pubbliche consisterebbero nella rigenerazione urbana e nella ricomposizione morfologica senza nuovo consumo di suolo, nella nuova offerta abitativa in housing sociale per 2.600 alloggi, nuovi spazi e nuove attrezzature pubbliche e servizi sociali di quartiere.

Nel campo della mobilità si otterrebbero alcune nuove stazioni ferroviarie e la riqualificazione di quelle esistenti.

Per quanto riguarda gli altri aspetti dell’operazione, le stime parlano di costi di urbanizzazione primaria e secondaria di 211,4 milioni di euro e di 131,5 milioni di oneri di urbanizzazione da versare alle casse comunali. L’accordo prevede anche 80 milioni di extraoneri e 50 milioni da FS provenienti dalle plusvalenze derivanti dagli interventi trasportistici. A completare il quadro finanziario, ci sono 55 milioni di costi per la dismissione della stazione di Porta Genova, un ulteriore 50% del valore delle plusvalenze un volta arrivati al rendiconto finale dell’operazione. Ferrovie dello Stato, infine, sosterrà ulteriori spese per gli smantellamenti ferroviari e per le bonifiche per 194 milioni circa.

l´assessore del Comune di Milano Pierfrancesco Maran

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