Marc | progettare è anche negoziare

Marc. All´orecchio suona come il nome di un ragazzino; se lo leggi, lo pronunci correttamente in qualsiasi lingua.
Ma chi è Marc? Marc é MARC, ovvero una “emme”, lettera iniziale di Michele (Bonino) ma anche del cognome di (Subhash) Mukerjee, e “arc” per architetti. Bonino e Mukerjee hanno dato vita a un giovane studio. Sede a Torino ma obiettivo puntato sul mondo. Il doppio interesse per il locale e il globale, l´attaccamento alla realtá della provincia torinese e la curiositá per le dinamiche di sviluppo internazionali é la chiave di lettura per comprendere il lavoro dello studio Marc. Torino é il nodo che ha intrecciato i fili delle loro esperienze. Per Michele il capoluogo piemontese é anche cittá natale, Subhash invece nasce in India ma a pochi mesi dalla sua nascita la famiglia si trasferisce a Torino. Nelle aule del Politecnico torinese i due si incontrano e cominciano a collaborare in diversi progetti. Appena laureati, nel 2001, insieme a due amiche e colleghe formano lo studio Coex, che si fa notare alla Biennale di Venezia del 2004. I tempi non sono ancora maturi e tensioni interne ne provocano lo scioglimento. Tre anni dopo Bonino e Mukerjee si ritrovano e la stessa passione per l´architettura, che pure nel passato aveva provocato qualche incomprensione fra loro, si trasforma nel collante per il nuovo progetto Marc.

Oggi lo studio, invitato al Padiglione Italia alla prossima Biennale di Architettura a Venezia, é formato da nove persone, due soci e sette giovani collaboratori. Oltre ai molti progetti sul territorio, Marc si occupa di ricerca su realtá lontane: Bombay, ad esempio, é stato oggetto di un workshop alla Biennale di Rotterdam nel 2009, mentre in Brasile e in Romania sono in fase di avvio incarichi progettuali.

Chiediamo: “Ma cos´é l´architettura oggi, secondo voi?” “L´architettura ha un rilevante ruolo sociale ed é essenzialmente uno strumento negoziale“, rispondono convinti i due architetti. Per loro affrontare un progetto, su qualsiasi scala, richiede la capacitá di accogliere diverse istanze facendole coesistere in un sistema organico. Emblematici di questo modo di vedere sono la ristrutturazione della nuova casa di Subhash e il progetto realizzato nell´abbazia di Novalesa.

L´abitazione di Subhash, in un palazzo della fine del XVII secolo, ha richiesto una ristrutturazione completa, per adattarsi all´uso ?intensivo? della famiglia, diventata numerosa. Ma puó una casa essere ?calda?, come richiede la famiglia, senza perdere chiarezza distributiva, puó essere ?accogliente? restando allo stesso tempo razionale e flessibile? L´accordo “cliente-architetto” é stato risolto qui rinunciando ad ossessioni formali e lavorando su un gioco sofisticato tra elementi nuovi e vecchi. I tre grandi ambienti centrali dell´appartamento sono stati esaltati, scoprendo la continuitá di ricchi soffitti decorati in legno, mentre nuove funzioni (due bagni, una stanza/vasca da bagno, una lavanderia, una stanza da letto, uno spogliatoio) sono state racchiuse all´interno di tre densi volumi di altezze diverse. Il contrasto fra nuova architettura e ambienti antichi é stato attenuato trattando tutte le pareti allo stesso modo, con intonachino ruvido, senza soluzione di continuitá. I volumi nascono cosí dai muri esistenti, invece di presentarsi come oggetti estranei.

Il ruolo di architetto-mediatore é la chiave del successo anche dell´allestimento del Museo archeologico di Novalesa, del 2009. All´interno dell´Abbazia dell´VIII secolo vi era la necessitá di introdurre un percorso museale che valorizzasse i reperti storici contenuti senza interferire con la vita e il lavoro dei monaci. I soggetti interlocutori in questo caso erano molti e difficile conciliare le differenti istanze. L´idea di focalizzare l´intervento sulla definizione di un percorso chiaro e unitario attraverso ambienti eterogenei, senza l´arroganza di voler imporre un nuovo segno riconoscibile sottraendo leggibilitá agli ambienti originari, ha permesso di soddisfare la committenza lasciando spazio ai progettisti sugli aspetti linguistici dei materiali.

Dall´attenzione particolare alle esigenze del cliente nasce un altro intervento degno di nota: una Villa Urbana nel centro storico di Torino. L´idea é stata quella di trasformare un basso fabbricato, stretto nella densitá cittadina, in una casa isolata. Il progetto (redatto insieme allo studio Maat architettura) parte dalla demolizione dell´intera facciata interna: con un profondo scavo di collegamento fra il piano del cortile e il piano inferiore della casa, il cortile discende in un pendio gradonato fin dentro l´edificio, formando un paesaggio continuo e conferendo a una villa torinese proprio ció che non puó mancare: la collina.

Studio Marc

Michele Bonino
Nato a Torino nel 1974, studia a Torino e a Barcellona, dove nel 1999 lavora nello studio di Oscar Tusquets. Dal 2001 svolge attivitá di progettista insieme allo studio Coex, di cui é tra i fondatori. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 2004 (Notizie dell´interno) ed é finalista del concorso internazionale di architettura per la stazione di Alta Velocitá di Firenze (capogruppo Carlos Ferrater, 2002). Nel 2006 fonda MARC insieme a Subhash Mukerjee. é docente e ricercatore presso il Politecnico di Torino.

Subhash Mukerjee
Nato in India da madre italiana e padre indiano, si trasferisce a Torino dove compie parte dei suoi studi. Negli anni di formazione viaggia tra Hong Kong, Oslo e Harvard. Partecipa alla Biennale di Venezia del 2004 (Notizie dell´interno). Nel 2001 é tra i fondatori dello studio Coex. Dal 2003 al 2006 lavora insieme a Martina Tabó e nel 2006 fonda MARC con Michele Bonino. é titolare di corsi di progettazione nell´ambito del progetto USAC Italia.

Collaboratori
Lucia Baima, Cristina Cordeschi, Mi-Jung Kim, Alberto Lessan, Cinthya Luglio, Jelena Pejkovic, Francesco Strocchio

Speaker al XXIII Congresso Mondiale degli Architetti UIA, Torino 2008, lo studio é stato invitato a esporre nel 2009 alla Royal Academy of Arts di Londra.

www.studiomarc.eu

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