Prosegue fino al 28 febbraio, al Museo della Seta di Como, la personale di Alessandro Finozzi, venti geometrie pittoriche che l’architetto e artista realizza utilizzando terre naturali, con un processo di preparazione dei pigmenti che ripercorre la metodologia operativa quattrocentesca.
Il confine a cui si riferisce il titolo della mostra è quello istriano, dalmata e del Carso triestino, i territori dove Finozzi, Triestino nato a Milano, raccoglie le terre che danno origine ai suoi quadri.
«La terra non è materia indifferente, non è un colore da applicare sulla tela; nel mio operare ciascuna tinta mantiene la propria matericità, grana e coesione, non viene arbitrariamente confusa e mescolata con altre ma preserva intatto il senso della propria identità, frutto di un processo primordiale e unico, richiamata della sua semplice e naturale bellezza» afferma Alessandro.
La scelta del Museo della Seta sottolinea l’assonanza tra la ricerca di pratiche antiche dell’artista con l’uso di materiali naturali anticamente utilizzati per la tintura delle sete.
Nato a Milano nel 1958, Alessandro Finozzi si laurea in architettura, attività che esercita in Italia e all’estero. Con Paolo Caputo ha partecipato all’elaborazione dei progetti per la nuova sede di Regione Lombardia, per la sede in Milano Bicocca della facoltà di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano e per la torre residenziale Solea nel quartiere Varesine Porta Nuova sempre a Milano.
Già esposte in mostre personali e collettive, le sue opere sono presenti in collezioni private in Italia.
Terre di confine
Dove Museo della Seta, via Castelnuovo 9, Como
Quando fino al 28 febbraio 2018
Orari mar-ven 10:00 – 18:00 sab 10:00 – 13:00