UNA CITT SOTTO IL LIVELLO DEL MARE

Segnalata su futurix, Aequorea è la città biomimetica completamente autosufficiente, stampata in 3D con rifiuti di platica recuperati dai fondali marini, frutto dell’immaginazione dell’architetto Vincent Callebaut

Il progetto visionario, che prende il nome da una medusa bioluminescente, prevede un’isola galleggiante in algoplast, un composto di alghe, rifiuti e bottiglie di plastica, provenienti dal 7° continente, l’agglomerato di materiale plastico formatosi all’inizio del ventunesimo secolo nelle acque oceaniche dall’accumulo di spazzatura gettato in mare. La nuova città sorgerà nel Pacifico, al largo delle coste di Rio de Jainero, sarà in grado di ospitare fino a 20 mila abitanti (Aquanauti) e sarà composta da cupole di 500 metri di diametro, che si estenderanno anche sotto la superficie e che ospiteranno, oltre alle abitazioni, spazi di co-working, laboratori fab, impianti di riciclaggio, laboratori scientifici, strutture educative, campi sportivi, fattorie aquaponic e di fitodepurazione. Il cibo sarà originato da forme di allevamento di alghe, plancton e molluschi, mentre i frutteti e gli orti saranno coltivati in cima alle strutture della cupole.

Aequorea, nell´Oceano Pacifico, al largo delle coste di Rio de Jainero. Concept Vincent Callebaut

 

La visione futuristica di Callebaut ha l’intento di evidenziare la diminuzione delle risorse naturali presenti sulla terra e la necessità di ripulire l’accumulo di rifiuti oggi presente in mare che uccide la flora e la fauna. Per presentare il nuovo rifugio per gli uomini dopo che le proprie terre saranno sommerse dalle acque a seguito del cambiamento climatico e dell’aumento del livello degli oceani, l’architetto utilizza una lettera. Lo scritto, che si presenta come un romanzo di fantascienza, redatto da Océane, un’immaginaria ragazzina quindicenne, e indirizzato al Popolo della terra, accusa l’attuale popolazione di noncuranza nei confronti delle proprie terre e delle generazioni future, consumando il proprio paese piuttosto di vederlo come un bene comune da preservare.

 

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