A Berlino, nel quartiere di Charlottenburg, in Kantstrasse, l’ex tribunale e la prigione femminile sono stati rinnovati, ampliati e trasformati in hotel su progetto di Grüntuch Ernst Architects. Il tribunale penale e la prigione furono costruiti nel 1896 come edifici indipendenti dagli architetti Adolf Brückner e Eduard Fürstenau.
L’edificio su strada, l’ex tribunale, ha ospitato fino al 2010 il catasto di Charlottenburg-Wilmersdorf; ora, con il nome di Amtsalon, è stato trasformato in uno spazio multidisciplinare per la cultura, l’arte, l’architettura e il design. L’edificio più interno, quello che fu una prigione femminile, è ora l’hotel Wilmina con il suo ristorante Lovis.
Gli architetti dello studio berlinese fondato nel 1991 da Armand Grüntuch e Almut Grüntuch-Ernst hanno dedicato molta energia a questo luogo.
Il progetto è stato concepito con la medesima attenzione che nel 2012 lo studio riservò all’intervento sull’ex scuola femminile ebraica nella Auguststrasse di Berlino. In quel caso, grazie al restauro poco invasivo e alla riscoperta di alcune caratteristiche storiche, l’edificio venne rivitalizzato come luogo culturale.
Qui, una prigione è stata trasformata radicalmente in un luogo di piacere come un hotel. Il processo ha comportato l’inversione della configurazione spaziale e del suo significato in modo che uno spazio antisociale potesse diventare un luogo invitante e piacevole.
Il progetto mette in evidenza la continuità e il potere trasformativo degli spazi urbani come requisito per una città a prova di futuro, consapevole che lo spazio esistente sia una risorsa fondamentale.
Attraverso interventi sensibili con aperture, sovrapposizioni, rilocazioni, le strutture esistenti sono state ampliate, collegate e riprogrammate.
Nel processo di conversione anche elementi esistenti sono stati riutilizzati e riconfigurati con cura.
Per raggiungere l’edificio che ospita l’hotel si attraversano l’edificio su strada dell’ex tribunale e una sequenza di cortili con alberi ad alto fusto, arbusti, siepi e piante rampicanti. Su ampie parti del cortile asfaltato sono state ritagliate rigogliose aiuole perenni: una sorprendente isola di verde nel mezzo della città progettata dai paesaggisti Marc Pouzol di Atelier Le Balto e Christian Meyer.
L’ala dove si trovavano le celle si estende su cinque livelli: quattro piani esistenti e un nuovo piano attico in sommità. Un’installazione luminosa con luci pendenti in vetro sospese al soffitto enfatizza l’altezza dell’atrio.
Le porte delle 44 stanze ricavate nelle ex celle sono allineate lungo strette gallerie con balaustre in ferro battuto.
La dimensione delle camere varia da 11 mq ai 75 dello spazioso Garden Loft ricavato nell’ex sala riunioni. Nonostante le somiglianze, ogni camera è unica.
Prima della conversione, le piccole finestre delle ex celle permettevano alla luce del giorno di entrare nelle stanze, ma erano troppo in alto per consentire la vista dell’esterno. Perciò gli architetti hanno allargato le aperture verso il basso per permettere una vista sul cortile, mentre le sbarre nella parte superiore delle finestre sono rimaste intatte. Questo trattamento ponderato delle finestre è solo uno dei molti punti di contatto in cui il nuovo hotel entra in dialogo con la storia del suo edificio.
Un’atmosfera completamente diversa accoglie gli ospiti al nuovo piano attico. Le finestre a tutta altezza si affacciano sui cortili e sui giardini. Le nuove camere sono progettate in modo minimalista e contemporaneo.
Il ristorante Lovis è collocato in quello che fu il cortile della prigione. Grandi finestre panoramiche sostituiscono i vecchi cancelli e offrono una vista sui giardini.