



A Pechino, nuove spazialità nella trasformazione di un edificio senza qualità
A Pechino, nuove spazialità nella trasformazione di un edificio senza qualità
Nel distretto 798 di Pechino, dove i lasciti dell’industria si intrecciano con le forme del contemporaneo, lo studio Taoa ha riletto un edificio esistente – una struttura industriale degli anni Cinquanta – trasformandolo nel proprio quartier generale.

Lo studio fondato da Tao Lei, tra i protagonisti della scena architettonica cinese contemporanea, ha scelto di insediare la propria sede, intervenendo su una struttura di tre piani con un progetto di rigenerazione che diventa dichiarazione d’identità.

«Questo piccolo edificio è la nostra casa e il simbolo del nostro spirito. Uno spazio dove continuare a pensare in modo indipendente, anche in un contesto urbano ruvido e caotico» ha affermato Tao Lei.
Il progetto parte dalle condizioni dell’edificio esistente: un volume modesto, addossato su due lati ad altri fabbricati, privo di affacci aperti e lontano da qualsiasi risorsa naturale. La risposta progettuale non si limita a rinnovarne l’estetica, ma ne riscrive la struttura funzionale e simbolica a partire da un principio: trasformare un vincolo in opportunità.
Nel rispetto della sagoma originaria, il progetto è intervenuto innanzitutto sul sistema distributivo. I tre livelli – destinati a esposizione, accoglienza e lavoro – sono messi in comunicazione da un vuoto verticale che attraversa l’intero edificio, generando continuità spaziale e visiva.

Lo spazio si restringe e si apre, suggerisce traiettorie, produce inaspettate transizioni di luce e respiro. La verticalità, costretta dalle dimensioni ridotte del lotto, viene interpretata come elemento narrativo. Fino al micro-cortile sul tetto: una fessura di cielo e verde che spezza il ritmo del lavoro e offre una pausa contemplativa.

All’esterno, l’intera facciata ovest è rivestita da pannelli di alluminio anodizzato forati, che riflettono la luce con delicatezza e schermano gli interni da sguardi e irraggiamento diretto. Il trattamento conferisce all’edificio una qualità semi-trasparente, rendendolo quasi poroso al contesto.

Nonostante l’assenza di elementi naturali nel contesto immediato, lo studio ha introdotto una relazione costante tra architettura e paesaggio, creandola ex novo. Una stretta intercapedine individuata durante la demolizione è stata trasformata in un cortile alberato, visibile dalla hall d’ingresso e affacciato sul nuovo balcone del terzo piano.
