La vigilia di Natale del 2016 Stefano Boeri era ad Amatrice, all’inaugurazione della mensa costruita in soli quattro mesi dalla prima scossa del terremoto che aveva colpito il Centro Italia grazie ai fondi raccolti dalla sottoscrizione promossa dal Corriere della Sera e La7.
Era il primo passo del ‘polo del gusto’, pensato come luogo di incontro e di rinascita di un’economia locale essenzialmente fondata sul turismo e la gastronomia.
Da allora Boeri ha seguito l’evoluzione della ricostruzione – troppo lenta per la parte pubblica – e con il suo studio milanese, su incarico della Diocesi di Rieti e dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, ha sviluppato il progetto di ‘Casa Futuro’.
Dalla posa della prima pietra, avvenuta il 15 ottobre 2021, il cantiere del più grande intervento di ricostruzione privata di Amatrice è tra quelli che procedono più speditamente e, dallo scorso autunno a oggi, tutte le opere di demolizione sono state completate.
Sull’area del complesso ‘Don Minozzi’, progettato da Arnaldo Foschini negli anni Venti del Novecento per accogliere gli orfani di guerra, il progetto di Stefano Boeri Architetti recupera e amplia l’architettura preesistente rafforzando con ambienti di studio e aggregazione l’idea originaria di creare un luogo di culto e di comunità, oltre che di ospitalità.
Si tratta di un progetto che, al di là del riassetto urbanistico che comporta, vuole sollecitare una riflessione sul rinnovato assetto strategico, in termini di nuove destinazioni d’uso, dotazione di attrezzature e servizi e gestione futura del complesso, riflettendo sul relativo ruolo che il territorio può tornare ad assumere.
Come afferma Stefano Boeri, «la condivisione, fin dall’inizio, da parte di tutti gli attori e gli enti preposti, del progetto è stata l’energia positiva di questo cantiere. Non solo i lavori procedono con regolarità e nel pieno rispetto dei tempi previsti, ma il cantiere comincia a funzionare come un laboratorio a cielo aperto in cui, per esempio, le macerie vengono per quanto possibile riutilizzate per la costruzione delle superfici carrabili e calpestabili di Casa Futuro. Credo che la costruzione di Casa Futuro ad Amatrice, grazie al suo formidabile valore sociale e rigenerativo di un’economia e di un percorso formativo, potrá essere assunta come modello di ripartenza anche per l’intero Paese».
Progettata con le caratteristiche di un incubatore di ricerca tecnologica e laboratorio permanente di una nuova sensibilità ambientale, Casa Futuro si articola in quattro macro aree caratterizzate da un impianto a corte.
A partire da nord, il planivolumetrico e funzionale prevede la Corte Civica, su due livelli fuori terra dove troveranno posto il municipio, una sala polifunzionale e una biblioteca pubblica; la Corte del Silenzio, su due piani fuori terra, con le residenze dei religiosi, una struttura di accoglienza e assistenziale da destinare a casa di riposo e alcuni ambienti di carattere museale e liturgico; la Corte dell’Accoglienza, dedicata a funzioni di ospitalità per i giovani, con sale ricreative, mensa e sale per la formazione; e la Corte delle Arti e del Mestieri che su un unico livello fuori terra ospiterà prevalentemente laboratori didattici e spazi di trasformazione dei prodotti provenienti dalle filiere locali.
È previsto inoltre il recupero di una ex fattoria e del silo adiacente – conservati con le funzioni originali come elementi della memoria dell’area.
«Il cantiere di Casa Futuro è partito speditamente: ora va accompagnato e sostenuto – spiega il vescovo di Rieti, Monsignor Domenico Pompili– e vanno realizzate le intese con i diversi soggetti culturali, economici e sociali che consentiranno di riempire di contenuti questi spazi. Ispirato alla Laudato si’ e pensato secondo una prospettiva unitaria, Casa Futuro intende essere una forma concreta per tradurre la ricostruzione in rigenerazione, grazie all’attenzione ai giovani, agli anziani, all’economia e alla cultura».
Il disegno complessivo dell’area pone grande attenzione all’inserimento paesaggistico-ambientale dell’intervento con un impatto del costruito ridotto al minimo: le superfici verdi costituiscono il 40 per cento del totale e il progetto di paesaggio mira a definire spazi aperti con usi differenziati, alternati ad ampie aree verdi.
Dal punto di vista ambientale, oltre al riutilizzo delle terre da scavo, è previsto il riuso fino al 60 per cento delle macerie per costruire sottofondi stradali e produrre l’impasto cementizio dei pannelli di facciata.
Crediti
Località Amatrice
Soggetti promotori dell’Accordo Programmatico per la ricostruzione del complesso Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia; Chiesa di Rieti; Regione Lazio; Comune di Amatrice; commissario straordinario per la ricostruzione; Mic; Miur
Progetto Stefano Boeri Architetti
Stefano Boeri (founding partner), Marco Giorgio (partner-in-charge), Corrado Longa (director), Francesca Motta (project leader), Marco Neri, Daniele Barillari, Francesca Capicchioni, Francesca Da Pozzo
Con Comunità Laudato sì