Architettura e neuroscienze, la ricerca NuArch

Giovedì 24 giugno a Milano, presso la sede di Lombardini22, ci sarà la presentazione dei primi risultati di NuArch, il progetto di ricerca che indaga, attraverso la realtà virtuale, la relazione tra spazio, corpo, emozioni, risposte cognitive.

La ricerca, che si concluderà nella primavera del 2023, è condotta dall’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IN-CNR) insieme a Davide Ruzzon, direttore di Tuned, per Lombardini22, e a un team di ricercatori coordinato da Giovanni Vecchiato e composto da Fausto Caruana e Pietro Avanzini, con la partecipazione straordinaria del Professor Giacomo Rizzolatti.

Il progetto pone l’attenzione su come le differenti configurazioni dello spazio architettonico influenzano il riconoscimento di espressioni emotive. L’obiettivo di fondo è creare i contesti ideali per rispondere alle attese emotive implicite, e inconsapevoli, delle persone quando affrontano le esperienze per le quali vengono realizzati i luoghi e gli edifici nelle città: dall’ingresso in un ufficio, all’arrivo sul posto di lavoro, alla pausa nel parco sotto casa, fino al rientro tra le mura domestiche e altri ancora, per esempio rilassare quando si varca la soglia di casa, oppure risvegliare e attivare quando si entra in ufficio.

La ricerca è cofinanziata da Lombardini22, che nel 2016 insieme a Davide Ruzzon ha dato vita a TUNED, un nuovo strumento dedicato alle neuroscienze applicate al campo dell’architettura, e viene svolta all’interno di ambienti di realtà virtuale, 54 configurazioni architettoniche create dal team digital di Lombardini 22. La dimensione implicita della percezione viene indagata attraverso l’analisi di segnali elettroencefalografici per evidenziare il ruolo che hanno le rappresentazioni corporee durante la percezione architettonica.

Le conoscenze acquisite verranno utilizzate per centrare la futura progettazione architettonica sulle reali esigenze dell’essere umano per un suo completo benessere. Come sintetizza Davide Ruzzon, “ogni esperienza umana, in ogni luogo, tende a produrre delle attese emotive. Se il progetto potesse restituire nel corso della percezione la sensazione di ‘ritrovare’ ciò che si sta cercando, potremo favorire un equilibrio prima di tutto omeostatico, e riducendo lo stress la stessa salute delle persone. In questo quadro anche l’interazione tra gli stessi soggetti, che si trovano a vivere lo spazio comune sarebbe nettamente favorita”.

Attivazione e rilassamento, primi esempi

Le architetture con pareti che si restringono hanno provocato nei soggetti un maggiore livello di attivazione rispetto ad architetture in cui le pareti rimangono costanti o si allargano, che sono state invece giudicate meno attivanti. Le architetture con finestre progressivamente più alte hanno provocato nei soggetti un maggiore livello di attivazione rispetto alle architetture in cui l’altezza delle finestre rimane costante o diminuisce, che sono state invece giudicate meno attivanti.

Il colore delle pareti non ha invece influito significativamente sulla percezione emotiva delle architetture.

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