Architettura per l’acqua, un progetto in Nepal

  • Come un’integrazione tecnologica nel paesaggio, il progetto di Margot Krasojević Architects fa ricorso a pratiche antiche per sviluppare un programma che cattura l’acqua dall’atmosfera alimentando insieme un centro di benessere termale e l’irrigazione del territorio agricolo circostante
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Il microclima del distretto di Ilam, nel Nepal orientale, si caratterizza per l’elevata umidità, tipica delle aree subtropicali, che a causa dell’altitudine si trasforma spesso in nebbia. Una nebbia che il progetto di Margot Krasojević Architects cattura, con soluzioni che replicano modelli praticati fin dall’antichità, e trasforma in acqua che va ad alimentare sia la Spa outdoor dell’insediamento sia i serbatoi per l’irrigazione delle colture agricole – prevalentemente piante di tè – della zona. Un sistema di reti in polipropilene drappeggiate al di sopra dell’edificio consentirà, una volta realizzato, di raccogliere quotidianamente dall’atmosfera una media di 3.000 – 5.000 litri di acqua: acqua che verrà messa in circolazione attraverso un articolato sistema di pompe alimentate dall’energia solare, tubazioni, valvole e serbatoi.

Margot Krasojević Architects, Fog harnessing spa and water irrigation plant project, Ilam, Nepal

Quella di trasformare in acqua l’umidità è una pratica antica. Tutt’oggi ad esempio nel deserto della Namibia alcune tribù di pastori raccolkgono a mano le gocce di rugiada che gli steli di stipagrostis sabulicola trattengono. Anche altre popolazioni conoscevano il fenomeno erigendo con pietre locali muri bassi, inclinati e concavi che, concentrando l’umidità ne favorivano la condensa e la formazione di pozze d’acqua utili per abbeverare gli animali: simili costruzioni si cpossono osservare anche oggi per esempio a Lanzarote, in alcuni luoghi dell’Ucraina e in parti dell’Inghilterra meridionale

Il progetto di Margot Krasojević è costituito dalla struttura dell’edificio vero e proprio, incastonata nelle ondulazioni del paesaggio, le reti sospese per la cattura dell’umidità – un’infrastruttura formata da teli in polipropilene a diverse densità lungo la sezione dell’edificio, mimando i salti di quota per estrusione verticale del paesaggio sottostante, e i bacini di raccolta dell’acqua filtrata dalla nebbia, che insieme formano sia l’ambiente idrotermale sia il più vasto bacino da utilizzare per l’irrigazione agricola. Altri serbatoi minori trattengono l’acqua per usi potabili e alimentari.

Le reti sono tessute con una maglia Raschel, una tessitura che da decenni si è dimostrata la più efficace per trasformare l’umidità in condensa, montate su telai che possono erigersi anche in verticale, secondo la direzione e l’intensità del vento, per poter catturare con la massima efficienza anche la nebbia trasportata dal vento. Una carica elettrostatica che le attraversa permette di mantenere igienizzate le reti allontanando possibili contaminanti come polvere, uccelli e altri inquinanti.

Le reti sono sospese sia per migliorare l’efficienza della raccolta sia per poter essere riadattate per il riutilizzo in altri siti. Edificio – che emerge a sbalzo dal paesaggio, con il baricentro incastrato nel terreno – e reti sono posti al centro delle piscine idroterapiche e dei bacini di irrigazione per favorire il flusso dell’acqua che prima di raggiungerli deve attraversare dei filtri.

Margot Krasojević

Architetto e PhD all’Architectural Association School of Architecture di Londra,

Margot Krasojević ha lavorato con Zaha Hadid Architects e ha diretto programmi di ricerca sulla progettazione digitale legata ai temi della sostenibilità alla UCL, all’Università di Greenwich e all’Università di Washington. In seguito ha avviato il proprio studio multidisciplinare di architettura che si concentra sull’integrazione in architettura dei temi energetici, ambientali e più in generale della sostenibilità delle costruzioni nel processo di progettazione.

Attualmente sta lavorando a progetti in Asia nei quali fonti di energia rinnovabile sono parte integrante dell’infrastruttura del corpo architettonico. Krasojević sta progettando anche abitazioni e alberghi ‘idroelettrici’ e, nel suo recente progetto per una fattoria di coltivazione della canapa in Catalogna, sta investigando le proprietà carbon-negative dei mattoni di canapa come materiale da costruzione. È autrice di “Dynamics and Derealisation” e di “Spatial Pathologies-Floating Realities” ed è visiting professor all’Università di Washington.

Nel 2018 ha vinto un Leaf Award nella categoria “Best Future Building – Under Construction and Drawing Board” per la sua “Self-Excavation Hurricane House” in Louisiana. Il progetto della casa idroelettrica è in mostra permanente a Berlino nell’ambito dell’esposizione The Futurium, Berlin inaugurata il 5 settembre dello scorso anno. L’hotel “Turibina” è descritto in un documentario televisivo prodotto dall’austriaca RAUM Films.

Margot Krasojevic ha ottenuto una nomination per gli Energy Globe awards 2020 dello Smithsonian Museum ad Anchorage. Altri suoi progetti sono stati esposti al Design Museum di Londra.

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