Armatura d’acciaio tra icone del Moderno

Da sempre principale centro finanziario e commerciale del Medio Oriente, negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso Beirut fu un vivace centro culturale e di sperimentazione architettonica capace di rileggere in chiave locale e mediterranea i modelli del Movimento Moderno e dell’International Style.

La successiva guerra civile interruppe molti progetti e ne ridusse altri in rovina. Negli ultimi vent’anni l’urgenza della ricostruzione e la ripresa del real estate hanno favorito logiche di demolizione e ricostruzione, ma sotto le macerie il dibattito culturale non si è mai spento, favorendo al contrario l’affermarsi di un linguaggio architettonico proprio della città, come la discoteca post-apocalittica B018 di Bernard Khoury o il post-brutalismo di suo padre Khalil per la sede dell’Interdesign, completata solo nel 1997.

Il fonte principale della sede della Banque du Liban CMA su Rue de Rome (foto ©Marwan Armouche)

 

Quasi di fronte a quest’ultima, in Rue de Rome, si erge l’esoscheletro nero dell’edificio sede dell’Autorità di regolamentazione del mercato finanziario della Banca Centrale del Libano, salvato dalla demolizione con un progetto di riqualificazione totale e adeguamento sismico sviluppato da Karim Nader con Blankpage Architects e ESI (Engineered Systems International).

foto ©Marwan Armouche

 

Ingentilita da tocchi di verde, più intensi sul fronte posteriore, l’armatura di acciaio che lo regge e ne detta il ritmo trasmette anche l’immagine di sicurezza e insieme trasparenza inerente la funzione che svolge, oltre ad arricchire il complesso edilizio della Banca Centrale stessa, aggiungendo un nuovo fronte a quello principale su Hamra dell’edificio progettato a suo tempo dallo studio Addor et Julliard (uno dei primi studi di architettura europei ad operare in terra libanese, dove aprì una sede negli anni Sessanta).

Assonometria dell´edificio, courtesy Karim Nader con Blankpage Architects e Engineered Systems International. 

 

Del resto quest’area centralissima della città è quasi un trattato del Moderno a cielo aperto: non solo Khoury e Addor, ma anche l’Immeuble de L’Union (commissionato a Lucien Cavro e Antoine Tablet dalla compagnia di assicurazioni al-Ittihad al-Watani), che per avere ospitato, oltre a privati abbienti, uffici di primo piano tra compagnie aeree, agenzie di stampa internazionali e uffici di uomini politici, dal 1952 fa parte della storia stessa della città e che oggi è oggetto di un progetto di totale riqualificazione a opera dello stesso Karim Nader (con Atelier Hamra).

vista dell´edificio nel centro di Beirut, foto ©Marwan Armouche.

 

 

Karim Nader

 

Nato durante la guerra civile, Karim Nader è uno dei principali esponenti di una nuova generazione cosmopolita di architetti libanesi al centro del dibattito tra conservazione e contemporaneità, alla ricerca di una nuova “età dell’oro” dell’architettura libanese. Emblematico di questo approccio è il suo progetto di riqualificazione dell’Immeuble de l’Union, una gemma del Moderno che Nader ha scelto di salvaguardare nella sua pura eleganza e nel valore storico attraverso una profonda rifunzionalizzazione finalizzata alle esigenze d’uso del presente.

Laureato in architettura nel 1999 presso l’American University di Beirut, dove tuttora insegna, e alla Rice nel 2003, con il suo studio Karim Nader ha vinto diversi concorsi di architettura in Libano e all’estero. Oltre all’Immeuble de L’Union, attualmen te sta lavorando ad alcune residenze sperimentali a Faqra, Baakline e Parigi.

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