Arx Vivendi, il progetto di ospitalità di noa* in un antico monastero

  • Ad Arco, sull’alto Lago di Garda, il progetto di noa* trasforma in albergo gli spazi monumentali di un monastero del Seicento. Con una spa in giardino ispirata al paesaggio rurale della zona.
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Ricerca di pace e una crescente domanda di spiritualità negli ultimi anni hanno portato molti viaggiatori a cercare ospitalità nei monasteri. Ma l’autenticità comporta alcune rinunce. Così ad Arco di Trento, estrema punta settentrionale del Lago di Garda, apre Monastero Arx Vivendi, frutto del progetto di riconversione di una porzione del monastero edificato in città alla fine del ‘600 da Leopoldo d’Austria per le Serve di Maria Addolorata.

Il progetto di noa* network of architecture, che ha riguardato l’ala Sud dell’edificio – la parte restante ospita tuttora una chiesa e un ritiro di clausura – si è svolto a partire dal 2020 in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali di Trento ai cui vincoli il complesso è sottoposto.

«La grandiosità e il rigore delle architetture, i lunghi corridoi, i soffitti a volta, tutto concorre a dare a questi spazi un carattere fuori dal tempo» spiega Francesco Padovan, architetto di noa* che ha sviluppato il progetto architettonico.

Il complesso visto da drone (ph. ©Andrea Dal Negro).

Oltre alla ristrutturazione e riconversione degli spazi interni ad uso alberghiero – sono state ricavate 38 camere e due suite – l’intervento ha previsto anche la realizzazione ex novo di un comparto wellness affacciato sul giardino interno, protetto da un muro di cinta alto sette metri.

Dal punto di vista progettuale, l’idea base è stata quella di assecondare la tipologia tipica del monastero, preservando l’originale disegno dei percorsi interni, ed estendendone il rigore geometrico ai nuovi volumi, con grande attenzione alla scelta di materiali e colori. «Una filosofia progettuale che ci ha aiutato anche a mantenere la chiarezza compositiva, statica e visiva, che rende il monastero un luogo davvero speciale», ha spiegato Padovan.

Anche il contesto paesaggistico e agricolo ha giocato un ruolo importante, ispirando l’architettura delle leggere costruzioni vetrate che ospitano l’area wellness, e creando un rapporto simbiotico fra storia e territorio.

La sauna dello spazio wellness, protetta dall'alto muro di cinta del complesso (ph. ©Alex Filz).

All’interno il monastero si sviluppa su tre livelli, con un’articolazione degli spazi molto diversa piano per piano. «Si va dagli spazi concentrici del piano terra – spiega Padovan – al maestoso corridoio del primo piano, alla selva di travi lignee del sottotetto. Su questa varietà di ambienti abbiamo lavorato, definendo soluzioni che non alterassero i diversi disegni, ma ne restituissero rafforzati il fascino e l’originalità».

Così, al piano terra l’organizzazione degli spazi pubblici è stata definita enfatizzando i percorsi esistenti: lungo l’asse centrale, sotto le volte a crociera e circondate da un lungo corridoio che le abbraccia, si susseguono la reception, la sala colazione e una sala lettura/lounge. Qui trovano spazio anche il bar e una cucina, e sempre al piano terra è stata ricavata una suite direttamente affacciata su un giardino privato.

Il bancone in pietra della reception illuminato da una 'pioggia' di lampade dal disegno minimalista (ph. ©Alex Filz).

Al primo piano si apre invece un imponente corridoio centrale ritmato dalle travi del soffitto che corrono a perdita d’occhio per quasi 50 metri. Qui le ex-celle monastiche, allineate lungo i lati, sono state riunite a due a due per realizzare camere dalla superficie più generosa (varia dai 22 ai 30 mq). Così in ogni camera, una ‘cella’ ospita la zona notte, la seconda la stanza da bagno.
Le antiche porte, in legno chiaro, sono state tutte conservate sul lato esterno, verso il corridoio, per non rinunciare alla sequenza scenografica degli ingressi lungo l’ampio corridoio. Dal piano si raggiunge anche una suite ricavata nel corpo dell’edificio dove originariamente si trovavano le lavanderie e i bagni.

Il grande corridoio centrale al primo piano e le porte delle celle sono stati conservati. Rifatta su modello dell'esistente la pavimentazione (ph. ©Alex Filz).

Il secondo piano infine è un ampio sottotetto sovrastato da suggestive capriate, dove sono state ricavate due file di stanze che si aprono su un lungo corridoio centrale. Le capriate, restaurate, rimangono a memoria della loro antica funzione.
Al colmo del tetto, un lucernario corre per tutta la lunghezza della copertura, illuminando non solo il corridoio, ma anche le camere, grazie a vetrate sopraluce.

Visto verso l'alto il lucernario che c ore per tutta la lunghezza del corridoio del secondo piano, grazie a vetrate sopra luce illumina anche le camere che si aprono a questo piano (ph. ©Alex Filz).

Realizzata ex novo nel giardino del monastero, l’area wellness è caratterizzata da sette volumi leggeri in vetro e metallo, posizionati lungo una spina dorsale in pietra. L’alternanza di corpi vetrati e di corti verdi crea un suggestivo gioco di avanzamento e di arretramento di volumi. Le ossature metalliche leggere, ordinate in montanti e traversi, si ispirano alle ‘limonaie’ caratteristiche del contesto rurale del Lago di Garda.

La spina centrale di raccordo – composta da una serie di pilastri rivestiti in pietra di Vicenza, le cui cromie ricordano quelle delle costruzioni preesistenti, e da un architrave orizzontale in cemento prefabbricato e sabbiato – riprende nelle sue fattezze la ‘pilastrata’ lapidea del canale sopraelevato che corre sul lato orientale del convento. Nel giardino è stato realizzato anche un ‘biolago’, uno specchio d’acqua dal carattere naturale e dai riflessi blu scuro, e un percorso benessere che ruota intorno a una grande pietra scura riscaldata.

La spina centrale di raccordo dell'area wellness (ph. ©Alex Filz)

Gli arredi

«L’assoluto rispetto per l’esistente ha guidato anche il progetto d’arredo. Il design si è adattato agli austeri spazi monastici con soluzioni su misura, senza rinunciare a comfort, funzionalità e a un’estetica contemporanea» spiega l’interior designer Niccolò Panzani di noa*, che ha curato il progetto degli interni.

Negli spazi pubblici al piano terreno, soffitti e decori in gesso sono stati conservati e restaurati. Dominano il bianco, il grigio e il nero, colori storici del monastero.

I pavimenti, realizzati sul modello di quelli originali, sono in battuto cementizio. Solo il corridoio che dall’ingresso principale porta al giardino interno mantiene il rivestimento originale in cotto, accuratamente restaurato. Le pareti e le volte, dopo restauri e lavori di consolidamento, sono state trattate per ottenere un intonaco mosso, dall’effetto antico.

La reception si caratterizza per il grande bancone in pietra, rivestito in granito e illuminato da una ‘pioggia’ di lampade sospese dal disegno minimalista. Intorno, solo la presenza leggera di poltrone in ferro battuto.

Altrettanto sobria la grande sala colazione, dove domina un lungo tavolo centrale che richiama l’antico refettorio, mentre tavoli più piccoli sono posizionati lungo le pareti.

Nell’area bar e sala buffet, un antico pozzo e un camino restaurati sono stati rivisitati come isole-buffet.

Nella sala delle colazioni un lungo tavolo centrale ricorda l'antica funzione di refettorio (ph. ©Alex Filz).

Al primo piano, il maestoso corridoio centrale il cui pavimento in cotto è stato rifatto su modello dell’esistente, è deliberatamente privo di arredi. Anche le camere condividono un design molto rigoroso: pavimenti in rovere piallato a mano per la zona notte e piastrelle dall’effetto naturale per il bagno. Per gli arredi, compresi quelli del bagno, è stato scelto il nero, che si staglia sui toni di grigio degli ambienti. Tutto è disegnato su misura, compresi i letti con baldacchino in metallo e inserti in rovere nero.

Le stanze del sottotetto riprendono lo stesso stile, ma con qualche concessione in più alla modernità: toni più tenui, letti imbottiti per il comfort acustico e lampade in ceramica.

Una delle due suite dell'albergo, dotata di loggiato. L'atra si trova al piano terra e dispone di uno spazio all'aperto privato. (ph. ©Alex Filz).

Crediti

Località Arco (Trento)

Committente Stephanie Happacher & Manuel Mutschlechner

Progetto architettonico e di interni noa* network of architecture

Superficie 3.780 mq (monastero) + 520 mq (wellness)

Cronologia agosto 2020-maggio 2021

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