Azzurro, la retrospettiva di Simon Hantaï alla galleria Gagosian di Roma

Dal 2 febbraio 2024, Gagosian Roma presenta Azzurro, una mostra di dipinti di Simon Hantaï (1922–2008). Curata da Anne Baldassari, la retrospettiva presenta in ordine cronologico straordinari esemplari dei noti pliage di Hantaï.

Il fulcro della mostra, nella grande sala ovale della galleria, è rappresentato da un insieme di dipinti blu appartenenti alla serie Tabula (1972–76; 1980–82), la cui scala monumentale svela ogni quadrato come esito di una piegatura autonoma.

I dipinti si legano inoltre ai ricordi d’infanzia dell’artista, affascinato dai grembiuli della madre, il cui ingarbugliarsi e piegarsi dava vita a sequenze di colori brillanti.

Privilegiando il tatto rispetto alla visione, Hantaï ha intriso le opere della serie Tabula di riferimenti ad artisti storici, tra cui Matisse e Cézanne e, nel fondere rigore e casualità, ha reso omaggio al pensiero matematico. Un’ulteriore fonte di ispirazione per l’artista è costituita dal Periodo Blu di Pablo Picasso. «Per Hantaï – scrive la curatrice – la stessa spiritualità pittorica lega il Periodo Blu alle pale di altare e agli affreschi di Giotto, Masaccio, Piero della Francesca e Fra Angelico. Il colore era il punto di contatto».

Nato a Bia, Ungheria, Hantaï si trasferisce a Parigi nel 1948 unendosi al gruppo dei Surrealisti di André Breton dal quale, tuttavia, prende le distanze nel 1955. Negli anni successivi l’artista elabora la tecnica del pliage (piegatura), nella quale la tela viene piegata, annodata, dipinta nelle porzioni visibili e successivamente dispiegata rivelando un’alternanza tra sfondo e parti pigmentate. Dopo aver rappresentato la Francia alla Biennale di Venezia del 1982, Hantaï si ritira dalla vita pubblica, rifiutando di esporre nuovi lavori fino al 1998.
A seguito di questo prolungato isolamento, l’artista inizia ad intervenire su una serie di pliage già esposti nel 1981, fotografandoli di traverso realizzandone stampe a partire dalle immagini distorte, e continuando a lavorare in gran parte in isolamento fino alla sua morte nel 2008.

 

Simon Hantaï, Blancs, 1974 (courtesy Gagosian)

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