Il Padiglione della Repubblica dell’Uzbekistan alla 18. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia propone la mostra Unbuild Together: Archaism vs. Modernity a cura dello studio franco-marocchino KO e coordinata da Gayane Umerova, direttrice della Art and Culture Development Foundation della Repubblica dell’Uzbekistan.
Il progetto di ricerca è incentrato sulle rovine delle qalas, antiche fortezze della regione di Karakalpakstan e patrimonio della civiltà di Khorezm, e sulle molteplici possibilità offerte dalla terra per la costruzione, in particolare i mattoni.
La riflessione da cui si dipana Unbuild Together: Archaism vs. Modernity nasce dalla consapevolezza che apprendere dai materiali, dalle forme e dalle tecniche tradizionali offre l’opportunità di recuperare competenze ormai dimenticate e di riportare alla luce idee e approcci che aiutano ad affrontare alcune delle problematiche più urgenti del contesto attuale.
Elemento cardine del patrimonio architettonico dell’Uzbekistan, il tradizionale mattone uzbeko svolge un ruolo centrale nel padiglione. I mattoni costituiscono un materiale universale e al contempo arcaico, e sono utilizzati per secoli nella costruzione di edifici in tutto il Paese.
Conosciuti per la loro solidità strutturale, resistono al trascorrere degli anni e rappresentano quindi la scelta ideale per progetti edilizi destinati a durare nel tempo.
Il padiglione riunisce un team eterogeneo di curatori, ricercatori, artigiani e artisti alla scoperta delle rovine delle qalas.
Per approfondire la conoscenza di queste antiche fortezze è stata cruciale la collaborazione con una delle maggiori esperte di archeologia delle qalas, Irina Arzhantseva, autrice di una pubblicazione sulle spedizioni di Sergei Tolstov alla scoperta delle rovine delle qalas nel XX secolo.
La ricerca innovativa di Tolstov costituisce uno dei primi studi scientifici sulle qalas e sul ruolo che occupano nella ricca storia dell’Uzbekistan. Tolstov ha descritto l’architettura e l’ingegneria delle qalas nei minimi dettagli, raccogliendo anche manufatti nelle aree circostanti.
Guardando al futuro, l’antico patrimonio può aiutare a riconsiderare l’attuale percorso dello sviluppo globale e il ruolo dell’architettura.
Analizzando i resti delle società del passato, possiamo comprendere i valori, le credenze e le tecniche che hanno plasmato i loro mondi. Tutto questo, quindi, può influenzare le scelte progettuali attuali al fine di costruire un futuro migliore e più sostenibile.
Oltre a Studio KO hanno collaborato gli studenti e i professori dell’Università Ajou di Tashkent e alcuni artisti. Un video di El Mehdi Azzam, un modello in scala realizzato da Miza Mucciarelli e un lavoro fotografico di Emine Gözde Sevim hanno arricchito il progetto di ricerca.
Alcuni mattoni nell’ambito dell’installazione sono stati smaltati dell’artista e maestro ceramista uzbeko Abdulvahid Bukhoriy, uno dei pochi artigiani ancora in grado di insegnare la tecnica di lavorazione ceramica Blue Bukhara.