Bruno Morassutti e Frank Lloyd Wright

Accade, non solo in architettura, che alcune figure vengano trascurate per anni per poi tornare d’attualità con nuovi contributi critici, rivisitazioni più o meno coerenti dei percorsi professionali e intellettuali dei personaggi in questione.

Un anniversario – come il centenario della nascita di Bruno Zevi che ricorre quest’anno – è senza dubbio motivo di questi ricorsi, ma non il solo. È successo ad esempio per Aldo Rossi e oggi accade, attraverso la rilettura delle relazioni tra Frank Lloyd Wright e l’Italia, per un maestro dell’architettura italiana trascurato per decenni: Bruno Morassutti.

La locandina dell´incontro di Torino

Oltre all’ampio servizio che sull’ultimo numero di IoArch abbiamo dedicato a lui e ad Angelo Mangiarotti – anche con un servizio fotografico inedito dell’edificio di via Quadronno a Milano realizzato ex-novo per il nostro giornale dalla bravissima Cinzia N. Rojas (Offlab Studio) – il 29 maggio l’architetto Alessandro Colombo, a lungo frequentatore dello studio di via Quadronno, aveva organizzato una giornata di studi presso la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli al Lingotto (in coincidenza con la mostra ‘Frank Loyd Wright tra America e Italia’, conclusasi sabato scorso) sulle vicende che avevano portato Morassutti prima a frequentare per due anni Taliesin e poi a rappresentare FLW per il progetto – mai realizzato – del memoriale Masiero a Venezia nei primi anni Cinquanta.

È lo stesso memoriale oggetto di una ricostruzione, nell’ambito di Freespace, dell’esposizione di Carlo Scarpa per la 36. Esposizione Internazionale d’Arte del 1972 di quattro progetti per Venezia mai realizzati (gli altri sono l’ospedale di Le Corbusier, il Palazzo dei Congressi di Louis Kahn e un parco tra il mare e la laguna a Jesolo di Isamu Noguchi).

Frank Lloyd Wright, disegno della facciata del Memoriale Masieri, Venezia

 

 

Bruno Morassutti e Angelo Mangiarotti, edificio in via Quadronno 24 a Milano, foto © Cinzia N. Rojas

 

Ora anche l´Università Iuav di Venezia (nel 1972 diretta proprio da Carlo Scarpa), con due mostre (ai Tolentini, Santa Croce 191, fino al 9 ottobre) parlando dell’influenza di FLW e della concezione organicista all’interno dell´ateneo nel secondo dopoguerra racconta anche del viaggio in America (1949-50) di Bruno Morassutti.

Frank Lloyd Wright, Paesaggio desertico da Taliesin East Fellowship Complex, foto Bruno Morassutti, 1950, Archivio Eredi Morassutti

In collaborazione con il Bruno Morassutti Project, l’associazione fondata di recente da Alessandro Colombo con i figli di Morassutti Antonella, Valentina e Sebastiano, e con l’Università di Udine, la mostra presenta una quantità di materiali per la più parte inediti – disegni, fotografie, filmati i materiali in mostra – che testimoniano la capacità di elaborare idee e progetti, sia da parte dell’Università sia da parte di Morassutti, direttamente collegati al dibattito internazionale di quegli anni sapendoli inscrivere nel paesaggio del nostro Paese e in particolare del nord-est italiano, nonché la fiducia in una rinnovata esperienza progettuale e sociale della modernità che li animava.

Il pick-up cassonato trasformato da Bruno Morassutti in un camper durante il viaggio in America (Archivio Eredi Morassutti)

 

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