Chris Precht, imparare dalle piccole cose

  • D’ora in avanti dobbiamo includere il valore della natura in ogni decisione economica. I costi che dovremo sostenere per la Pandemia Covid-19 sono immensi, ma non sono nulla rispetto ai costi che potremmo pagare per un tracollo ecologico indotto dai cambiamenti climatici.

Abbiamo avuto un fortissimo impatto sul nostro ambiente. Un mese di lockdown e già vediamo l’aria più pulita di sempre. L’acqua delle coste sta tornando limpida, rifiorisce la biodiversità. Forse questo virus è il modo della natura per dirci: state in punizione, fermatevi e ragionate su ciò che avete fatto.

Andando avanti, dobbiamo includere il valore della natura in ogni decisione economica. I costi che dovremo sostenere per la Pandemia Covid-19 sono immensi, ma non sono nulla rispetto ai costi che potremmo pagare per un tracollo ecologico indotto dai cambiamenti climatici. Per quanto una lenta catastrofe, il riscaldamento globale deve essere gestito con la stessa urgenza della risposta al Covid-19.

La Farmhouse di Studio Precht è un tentativo di ricongiungere la vita in città con la coltivazione del cibo. Si basa sulla creazione di un ciclo organico in cui gli output dell’edificio diventano input per la coltivazione. Ad esempio il calore in eccesso che può essere riutilizzato per le piante. Un sistema di trattamento delle acque filtra le acque grigie e meteoriche, le arricchisce di nutrienti e le riusa nelle serre (courtesy Studio Precht).

E lo sviluppo di questa pandemia è una testimonianza che il libero mercato non può regolare tutto. Il mercato libero si è rivelato un totale fallimento, non ha potuto offrire alcuna soluzione. Esistono beni comuni e bisogni di base che dovrebbero rimanere pubblici e non essere regolati da società private. Nessuna azienda dovrebbe guadagnare denaro dall’aria, dall’acqua, dai parchi, dall’assistenza sanitaria, dall’alimentazione di base o dall’istruzione. Questi sono diritti umani di base e pertanto devono appartenere a tutti.

Penso che dopo questa crisi apprezzeremo di nuovo le piccole cose. Andare a piedi nudi nel parco o sederci quanto vogliamo in un bar. Questa crisi crea consapevolezza di molte cose che abbiamo dato per scontato ma che penso siano davvero ciò di cui il mondo ha bisogno. Ed è una sorta di esame di coscienza. Trovo interessante che abbiamo trovato modo di distinguere i lavori essenziali per mantenere attiva la nostra società, da quelli non essenziali che possono essere svolti in isolamento e con l’home-office. Ed è abbastanza chiaro in quale ambito si trovi l’architettura. Pensiamo di essere così importanti prendendoci molto sul serio e questo crea una bolla d’illusione intorno a noi. Ma durante una crisi globale, a chi interessa un condominio di lusso o gli splendidi interni di un ristorante?

Penso infine che ci sia un percorso in cui l’architettura può essere essenziale. Essendo idealista. Combattendo per ciò che è importante in futuro. Edifici sani, edifici che si collegano alla natura. Edifici che si collegano ai nostri sensi. Edifici che sono qualcosa di più di puri immobili. Penso a questo punto di aver imparato che fare architettura per fare soldi non ne vale la pena. Progettare un edificio per costruire qualcosa, non ne vale la pena. Ma la lotta per cambiare lo status quo di edifici e città e trasformarli in qualcosa di sano, sostenibile ed ecologico, è qualcosa di essenziale e qualcosa per cui vale senz’altro la pena di lottare.

Infine, ciò che stiamo imparando attraverso questa epidemia è a vedere la differenza tra ciò che è importante e ciò che è ridondante. Abbiamo abbastanza risorse per tutti su questo pianeta, queste verranno a meno se assecondiamo la nostra avidità.

Chris Precht

Chris Precht

Chris Precht è cresciuto in un piccolo villaggio nei pressi di Salisburgo Salzburg circondato dalle montagne. Ha iniziato a sciare molto presto diventando un atleta professionista nel salto con gli sci fino all’età di 19 anni. Guardando alla sua infanzia, la connessione alla natura e l’importanza di un rapporto equilibrato tra questa e gli esseri umani rimane tuttora alla base del suo lavoro. Ha studiato presso l’Università di Innsbruck tenendo corsi presso l‘Institute for Experimental Architecture’ con Patrik Schumacher (Zaha Hadid) e Kjetil Trædal Thorsen (Snohetta).
Nel 2013 ha ottenuto il PhD alla TU di Vienna. Subito dopo con sua moglie Fei ha fondato a Pechino lo studio “Penda”. Nel 2017 i due hanno fatto ritorno in Austria, sulle montagne attorno a Salisburgo, rinominando lo studio “Precht”, presente tra le “Top 10 Architecture Firms to follow in 2019 & 2020” di Architizer e incluso nella classifica degli ‘Emerging architect of 2018’ di Dezeen.

www.precht.at

 

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