City After the City. Triennale XXI in Expo

Il 27 maggio apre al pubblico, negli spazi di Expo, The City after the City, ultimo capitolo della serie di esposizioni della XXI Triennale, che oltre al Palazzo dell’Arte coinvolgono fino al 21 settembre molti altri luoghi di Milano. Organizzate nel padiglione che lo scorso anno ospitava il Future Food District e nell’adiacente (ex Congressi), in prossimità del Cardo e dell’Open Air Theatre, The City after the City coincide con la parziale e temporanea riapertura al pubblico del sito di Expo, che prevede lo svolgimento di eventi e spettacoli per tutta la stagione estiva.

Scopo della ricerca curata da Pierluigi Nicolin e delle esposizioni di The City after the City è quello di comprendere i fermenti di diversa natura e intensità derivanti da fenomeni nuovi che nelle città di tutto il mondo insistono su progetti urbanistici risalenti almeno al secolo scorso.

After assume così un duplice significato: a quello più ovvio di immaginare possibili città del futuro si affianca quello di “nonostante”, che indaga sulle forme che le nuove istanze nei fatti stanno già dando spontaneamente alla città che viviamo ogni giorno. In entrambi i casi after segnala dunque una tendenza, e una volontà, di “oltrepassamento” dei modelli urbani esistenti.

Così, in ambienti definiti come esedre all’interno dei padiglioni, trovano spazio fenomeni come i graffiti, rappresentati in Street Art (mostra a cura di Nina Bassoli), gli orti urbani e in generale i risultati, spesso sperimentali, della ricerca di una più stretta relazione tra uomo e natura che superi il modello tradizionale del parco urbano (mostra Urban Orchard, a cura di Maite García Sanchis). E ancora, con Expanded Housing, a cura di Matteo Vercelloni, le soluzioni di interior e arredo urbano – tutte rigorosamente in produzione – adatte a stili di vita legati alla mobilità individuale delle generazioni Erasmus.

Fenomeni epocali come le migrazioni, e il racconto, tra storico e politico, delle contraddizioni urbane e dei modi in cui prendono forma, nell’architettura e nell’urbanistica, le diseguaglianze sociali sono raccontate con maxi proiezioni a parete o a pavimento nelle videoproiezioni giganti di Landscape Urbanism, a cura di Gaia Piccarolo, e People in Motion di Michele Nastasi. Trovarsi improvvisamente con i piedi sopra un campo profughi nel deserto algerino induce a riflettere e, complice il buon senso, aiuta a comprendere che non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi e che le risposte possono arrivare solo da una politica in grado di promuovere una buona progettazione collettiva e partecipata.

Landscape Urbanism

 

Tra i due padiglioni sorge finalmente l’orto planetario. Su scala diversa da com’era stato immaginato nel masterplan di Expo, il Planetary Garden (curatela di Maria Luisa D’Agostino) è un orto che ha l’estetica del giardino: grandi aiuole alte 60 cm bordate in acciaio corten accolgono 400 specie da tutto il mondo, compresi cereali e piante di lino: il raccolto di questi mesi sarà venduto ai visitatori.

Alla fine dell’orto, in prossimità dell’acqua, una pergola progettata da Paolo Mazzoleni – dove il 17 giugno arriveranno anche due installazioni di Gaetano Pesce – diventa uno spazio di ospitalità dove consumare piccoli pasti preparati nella cucina annessa alla vasta Mitic Bookshop curata da Sonia Calzoni e gestita da Fabio Castelli.

la Mitic Bookshop

L’organizzazione di The City after the City è un esempio di efficienza e tempestività. Ottenute tutte le necessarie autorizzazioni solo a metà aprile la direzione lavori, condotta da Alessandro Traldi, ha provveduto al completo smantellamento del Future Food District, alla realizzazione dell’orto planetario, alla completa decorazione esterna dei nuovi padiglioni (su progetto di Italo Lupi) e agli allestimenti delle mostre, con i grandi pannelli di sfondo che riprendono la forma delle colline del Padiglione Zero e su cui scorrono poetiche immagini digitali di nuvole (autore Giovanni Chiaramonte) e gli orizzonti marini di Joel Meyerowitz, spoglio e poco rassicurante landscape delle rotte della migrazione verso le città europee.

Street Art

 

People in Motion

 

Expanded Housing, a cura di Matteo Vercelloni foto ©Gianluca Di Ioia, La Triennale

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