Dopo quattro anni di lavori è stato inaugurato il progetto, ideato dal raggruppamento guidato da BianchettiArchitettura, per la riqualificazione e valorizzazione funzionale del parco archeologico regionale di Kamarina (Ragusa).
Kamarina venne fondata agli inizi del VI secolo a.C. dagli antichi greci dorici siracusani, su un fertile promontorio delimitato dal fiume Ippari, che affaccia verso il mar Mediterraneo. Divenuta rapidamente un importante centro per il traffico commerciale, Kamarina venne definitivamente distrutta nell’827 dall’esercito di Asad ibn al-Furat nel corso della conquista arabo-berbera della Sicilia.
I resti attuali sono di grande interesse archeologico, e testimoniano la vastità dell’antico sito. Rimangono tombe arcaiche (VII secolo a.C.) e ruderi di un tempio dedicato a Minerva. Lungo il fiume si può riconoscere il tracciato dell’antico porto canale. La città è ancora riconoscibile nella sua area originaria dai resti di case e di pavimentazioni.
Il parco archeologico da tempo presente in loco necessitava di un’importante opera di riorganizzazione funzionale e di valorizzazione della propria immagine e fruibilità. A questo scopo la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Ragusa aveva indetto una gara, con la formula dell’appalto integrato, per individuare le migliori soluzioni.
Il progetto del raggruppamento guidato da BianchettiArchitettura si è aggiudicato la gara proponendo interventi per migliorare le condizioni di visitabilità dell’intera area archeologica e per la sua valorizzazione all’interno di un circuito culturale più ampio che interessa l’intero polo museale ragusano.
Il progetto ha riguardato un percorso interno ed esterno mediante la riproposizione simbolica delle stoà nel parco, la creazione di un nuovo sistema espositivo nel museo e la esplorazione mediante un percorso di realtà aumentata delle testimonianze storiche.
In particolare, le sale espositive, che accolgono i visitatori all’ingresso del parco, sono state completamente riviste in funzione di un nuovo allestimento che integra i reperti storici esposti e le informazioni grafiche.
Lungo le aree di esposizione si sono realizzate delle nuove pareti a secco che costituiscono, oltre al supporto per le integrazioni impiantistiche e d’illuminazione dell’ambiente, la superficie narrativa dell’esposizione. La parete nastro è inoltre completata da una parte attrezzata in cui esporre, con diversificate modalità e materiali, targhe, insegne, immagini retro-illuminate o reperti utili alla comprensione del racconto.