È un’indagine documentale che nasce dalla volontà di fissare i tratti più significativi della trasformazione del paesaggio urbano postindustriale di Lecco il progetto fotografico intrapreso da Giacomo Albo e Marco Introini che sarà in mostra dal 18 dicembre presso il Palazzo delle Paure a Lecco.
Il loro percorso ha origine sulle sponde dei torrenti, nelle valli strette, all’ombra delle pareti rocciose del Medale dove l’acqua diventava forza motrice per le lavorazioni degli acciai che hanno inequivocabilmente disegnato buona parte del paesaggio urbano lecchese.
Scendendo a valle le fotografie mostrano alcune realtà produttive sopravvissute in continuità ai nuovi insediamenti sorti sulle ceneri dei precedenti comparti. Il paesaggio si fa eterogeneo, la misura salta di scala, a tratti sembra ritrovare un principio ma si dissolve rapidamente. I torrenti, un tempo preziosa risorsa, divengono spazi di interferenza nel nuovo sviluppo urbano e per diversi tratti vengono coperti e il loro alveo si fa elemento di risulta, privo di interesse.
Senza esprimere un giudizio sulle alterne virtù della pianificazione urbanistica della città negli ultimi cinquant’anni, la ricerca documenta gli episodi che hanno scandito la trasformazione del paesaggio e l’opportunità di una rigenerazione degli ambiti territoriali trattati. Prendere coscienza dell’irreversibilità di un mutamento, fissarlo, segnalando una possibile riflessione sulla pianificazione strategica sull’uso del suolo, partendo magari dalle sponde degli stessi corsi d’acqua.
La densità del costruito, nella complessa orografia della conca lecchese è quasi un “unicum“ nella fascia prealpina. In questo senso le fotografie indagano le tensioni generate dalla lettura delle stratificazioni storiche dell’architettura in rapporto allo spazio urbano e all’elemento naturale inteso in primo luogo come risorsa di prossimità e, in secondo profilo, come perimetro fisico ed elemento d’ordine compositivo della scena urbana.
Di roccia e d’acciaio hanno vissuto per oltre un secolo gli abitanti di questi rioni lecchesi, inaugurando sfide sulle vie più complicate delle falesie e dei picchi prealpini, alternando la vita in fabbrica all’arrampicata. A valle il lavoro e poi lo sguardo verso la cima. Le stesse cime che tratteggiano ancora oggi l’ombra sulla città un tempo borgo, definiscono il limite dello sguardo, la chiusura dell’inquadratura in qualsiasi direzione si voglia puntare l’obiettivo.
In questa sorta di reiterazione, gli autori cercano di raccontare la sequenza del costruito in lenta metamorfosi.
Le fabbriche talvolta sono archeologia industriale, altre volte si mostrano come involucri dalle geometrie rigorose quasi metafisiche, in grado di sfidare il tempo. I nuovi insediamenti residenziali rincorrono senza efficacia un complicato rapporto con il contesto, una nuova regola insediativa che tende tuttavia a saturare lo spazio disponibile.
Il percorso dei corsi d’acqua diviene così un registro su cui queste dicotomie urbane si affacciano evidenziando una fragile discontinuità formale e strutturale.
Giacomo Albo
Nato a Lecco nel 1975, Giacomo Albo si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 2002. Durante gli studi universitari si specializza in fotografia dell’architettura e attualmente collabora con privati, aziende e istituzioni per la comunicazione di progetti di architettura e interior design.
Dal 2013 collabora alla didattica nei laboratori di progettazione architettonica presso il Politecnico di Milano sviluppando approfondimenti sulla lettura del territorio mediante la fotografia e la videoproduzione. In questo ambito si ricordano, tra le altre, le collaborazioni alle pubblicazioni di Marco Ghilotti di cui cura l’intero contributo fotografico a corredo oltre a brevi saggi.
Diverse le collaborazioni editoriali in ambito architettonico/divulgativo mediante il rilevo fotografico dell’architettura. Nel 2015 è autore fotografico della pubblicazione a cura di M.Moscatelli, “Archibook for Expo 2015”, Bellavite Editore, Missaglia, 2015 presentata al “Padiglione Italia” di ExpoMilano 2015.
Autore e curatore dell’exhibition “Expo Landscapes: architetture, testimonianze e tracce di un’esposizione universale”, percorso fotografico allestito presso gli spazi espositivi del sistema museale a Lecco.
In collaborazione con IoArch, nel 2020 ha realizzato la campagna fotografica “Bergamo Lockdown”, un’indagine sul paesaggio urbano della Provincia orobica durante la quarantena imposta dalla pandemia Sars-CoV 2.
Ha curato la regia e la fotografia del cortometraggio “Spazi Illuminati”, presentato al Milano Design Film Festival del 2020.
Giacomo Albo è consigliere dell’Ordine degli architetti della Provincia di Lecco.
Marco Introini
Nato a Milano nel 1968, si laurea in architettura presso il Politecnico di Milano. Fotografo documentarista di paesaggio e architettura, è docente di tecniche della rappresentazione dello spazio presso il Politecnico di Milano e di fotografia dell’architettura presso la scuola di fotografia Bauer.
Nel corso del 2015 è stato impegnato nel lavoro di documentazione dell’architettura dal dopoguerra ad oggi in Lombardia per la Regione Lombardia e il Mibact, e invitato dall’Osservatorio Internazionale sulle Grandi Opere a partecipare a una campagna fotografica sulla Calabria, The Third Island.
Con il progetto fotografico Milano Illuminista, tutt’ora in corso, nello stesso anno viene selezionato dal Fondo Malerba per la Fotografia. Nel 2016 ha esposto con la mostra personale Ritratti di Monumenti al Museo d’Arte Moderna MAGA e per la XXI Triennale il progetto fotografico Warm Modernity_Indian Paradigm (curato da Maddalena d’Alfonso).
Nel 2018 stato impegnato nei progetti: Mantova, architetture dal XII secolo al XX secolo, Ormea: segni del paesaggio per il progetto Nasagonado Art Project; e con Francesco Radino Gli scali ferroviari di Milano per Fondazione AEM.
Nel 2019 è stato invitato alla residenza d’artista Bocs Art Cosenza a realizzare una campagna fotografica sulla città e sempre nello stesso anno è stato invitato ha realizzare un progetto fotografico sulle Repubbliche marinare per la Biennale di Architettura di Pisa curata da Alfonso Femia.
Marco Introini ha al suo attivo diverse pubblicazioni, mostre fotografiche di architettura e di paesaggio.
Sue opere sono conservate alla Fondazione Maxxi, al Csac, la Museo MAGA e alla Fondazione AEM.