Dal 10 maggio al 24 novembre 2025 a Ca’ Corner della Regina l’esposizione “Diagrams”, concepita da AMO/OMA, lo studio fondato da Rem Koolhaas, analizza la comunicazione visiva di dati come potente dispositivo per costruire significati, comprensione o manipolazione e come strumento pervasivo per analizzare, capire e trasformare il mondo.
Il percorso espositivo si sviluppa al piano terra e al primo piano del settecentesco palazzo Ca’ Corner della Regina, sede veneziana di Fondazione Prada, e riunisce oltre 300 oggetti, tra cui documenti rari, pubblicazioni, immagini digitali e video realizzati dal XII secolo a oggi e relativi a diversi contesti culturali e geografici. Il materiale è organizzato secondo un principio tematico che riflette le urgenze del mondo contemporaneo e testimonia la natura trasversale e diacronica dei diagrammi.
Il progetto si basa su un’approfondita ricerca condotta da Fondazione Prada in collaborazione con Rem Koolhaas e Giulio Margheri, architetto associato di Oma, e con la consulenza di Sietske Fransen, Max Planck Research Group Leader, Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institute for Art History.
«Dal mio punto di vista – afferma Rem Koolhaas – il diagramma è uno strumento che esiste da sempre. Per esempio, nelle prime fasi della nostra ricerca abbiamo trovato grafici tridimensionali realizzati in Sudafrica intorno al 40.000 a.C. e mappe della costa della Groenlandia intagliate nel legno sull’isola di Ammassalik. Questo dimostra che è una forma durevole di comunicazione che si adatta a qualunque medium esista in un dato momento. E a prescindere dal medium, il diagramma assolve sempre funzioni didattiche (spiegazione) o suggestive (persuasione). In questo senso, non solo esiste di default in qualunque nuovo medium, ma è applicabile a qualunque ambito della vita umana: la moda, la religione, come anche la storia delle diseguaglianze sociali possono essere tutte interpretate in forma grafica. Apprezzo profondamente questa interdisciplinarità del diagramma, il suo attributo invariabile ovvero il fatto di essere indipendente dal linguaggio (le parole) lo rende una delle forme più efficaci di rappresentazione».

Questa tavola riassume in forma diagrammatica la storia dell’umanità secondo una prospettiva teologica cristiana, offrendo anche una profezia escatologica sul futuro. Ogni evento, data o fatto rappresentato è legato ai numeri da 1 a 30 in alto e in basso e alle lettere da A a Z ai lati, che rimandano a una trattazione completa nel volume a cui questo grafico era allegato.
Un diagramma può essere descritto in sintesi come uno strumento per visualizzare informazioni su cui riflettere, comunicare e documentare, come se si trattasse di una rappresentazione neutra e oggettiva. Partendo dall’assunto di Gilles Deleuze, secondo il quale “il diagramma è la possibilità del fatto, non il fatto in sé”, il progetto esplora il diagramma come un mezzo per creare un significato che plasma e influenza il pensiero e la vita delle persone, e può potenzialmente veicolare concezioni errate o essere impiegato come strumento di propaganda e lotta politica.
Il percorso espositivo, ideato da Amo/Oma secondo il principio delle ‘urgenze contemporanee’, è strutturato in base a nove temi principali: Ambiente costruito, Salute, Disuguaglianza, Migrazione, Ambiente naturale, Risorse, Guerra, Verità e Valore. Ciascun tema è documentato all’interno di una serie di vetrine disposte parallelamente nella sala centrale del primo piano dell’edificio. Ogni ‘urgenza’ è inoltre approfondita in una stanza laterale, in cui diverse modalità espositive presentano alcuni sottotemi o il lavoro di un autore specifico. Questa indagine complessa e stratificata è introdotta al piano terra da un display realizzato da Amo/Oma che si potrebbe definire come un diagramma della mostra stessa, un metadiagramma che svela i metodi di ricerca e di esposizione in tutta la loro trasparenza e accuratezza.
Il punto di partenza di “Diagrams” è il lavoro di W.E.B. Du Bois (1868-1963), sociologo afroamericano noto per gli studi e le infografiche sulle comunità black negli Stati Uniti tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. I grafici realizzati per The Exhibit of American Negroes, presentati all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, sono il riferimento iniziale per esplorare il potere comunicativo delle rappresentazioni grafiche, oltre al potenziale in termini di indagine sociale e attivismo.
Questi lavori hanno segnato un momento cruciale nell’evoluzione della comunicazione di massa.
Nello specifico, questo caso di studio fa luce sul modo in cui l’infografica ha affrontato, comunicato e spesso omesso alcune problematiche legate alla giustizia sociale, al razzismo, alla rappresentazione delle minoranze etniche e religiose e alle questioni identitarie.

Questo grafico a inchiostro e acquerello fa parte di una serie realizzata da William Edward Burghardt Du Bois (1868-1963) e dai suoi studenti dell’Atlanta University per la “Mostra sui neri della sezione americana” all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Lo scopo della mostra era illustrare lo status e l’avanzamento sociale delle comunità nere dopo l’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti nel 1865. Questo diagramma indica la percentuale di afroamericani celibi, sposati o vedovi, raggruppati per età e sesso. Per la modalità avanzata e sintetica di comunicare dati, questo progetto ha rappresentato una pietra miliare nella storia dell’infografica, veicolando consapevolezza sul tema dei diritti civili.
Il progetto analizza inoltre i limiti delle infografiche sia per quanto riguarda la loro capacità comunicativa sia per quanto riguarda la competenza interpretativa del pubblico.
In questo contesto, il caso di Florence Nightingale (1820-1910), fondatrice inglese dell’assistenza infermieristica, testimonia come una chiara comunicazione visiva in campo medico abbia portato significativi progressi legislativi volti a migliorare le condizioni sanitarie.
L’esempio di Nightingale introduce lo studio di un importante corpus di documenti e manoscritti legati a temi scientifici, tratti da culture antiche di tutto il mondo, e dimostra che l’applicazione dell’infografica non è un fenomeno recente né unicamente occidentale, e continua tuttora ad avere un impatto considerevole e significativo sulla vita delle persone.

In questa tavola xilografica, su due figure umane stilizzate vengono riportati i meridiani energetici e i punti di agopuntura utilizzati nella pratica della medicina tradizionale cinese. Le linee che scorrono lungo il corpo rappresentano i percorsi dei meridiani, i canali attraverso cui si dice scorra l’energia vitale.
Questa sezione dà vita a un discorso più ampio sull’intersezione tra progresso scientifico e cura del corpo, in particolare nell’attuale momento storico, in cui le conseguenze dell’invecchiamento, i limiti temporali dell’esistenza umana e la rilevanza culturale attribuita alla salute e al benessere sono al centro del dibattito pubblico e mediatico.
Un altro importante gruppo tematico è dedicato alla guerra. Il diagramma sulla campagna napoleonica in Russia, ideato dall’ingegnere civile francese Charles Joseph Minard (1781-1871), è considerato una pietra miliare nella rappresentazione grafica di dati in questo contesto. La mostra collega le innovazioni visive di Minard con quelle dell’economista e politico scozzese William Playfair (1759-1823), con le grafiche di propaganda dei regimi del XX secolo e con la ricerca delle agenzie e delle piattaforme contemporanee.
Il XIX secolo, spesso definito l’età d’oro dell’infografica, è un momento fondamentale della riflessione sull’uso proprio e improprio dei dati nella comunicazione delle conoscenze sociopolitiche.
All’inizio del secolo l’avvento di nuove tecniche di stampa ha coinciso con la rapida diffusione dell’istruzione. In questo contesto storico, l’educatrice femminista americana Emma Willard (1787-1870) ha pubblicato libri di storia e geografia includendo mappe del tempo innovative e creative che semplificavano la traduzione di dati e informazioni in una forma visiva più comprensibile.

Gruppo di riflessione sul futuro dell’UE 2030, immagine digitale. Courtesy AMO/OMA.
Questi due diagrammi, realizzati da AMO nel contesto del progetto “Reflection Group on the Future of the EU 2030”, mostrano i flussi migratori di studenti provenienti dalla Cina, dall’Europa e dagli Stati Uniti e i paesi di destinazione preferiti.
La mostra mette inoltre in evidenza come i diagrammi possano essere strumenti ambigui per distorcere una narrazione, grazie al potere dirompente dei big data e a un panorama di comunicazione frammentata veicolato dai social media e dalle piattaforme online.
Nel XVIII e XIX secolo, nel contesto della produzione di infografiche, è emerso un interesse sempre maggiore per le scienze naturali e l’ecologia. In questo ambito, una delle figure più significative è stato l’esploratore e naturalista tedesco Alexander von Humboldt (1769-1859), i cui grafici e diagrammi rappresentano la base di un discorso sulla visualizzazione di dati e la comunicazione della conoscenza ecologica, un tema sempre più centrale nel contesto delle attuali sfide climatiche.

Da BBC News at bbc.co.uk/news and Prof. Ed Hawkins, National Centre for Atmospheric Science, University of Reading, UK, www.ShowYourStripes.info. Courtesy BBC News.
In questo diagramma, realizzato dal professore Ed Hawkins per la BBC, attraverso l’uso del colore viene rappresentato il cambiamento climatico in varie parti del mondo nell’ultimo secolo. Più ci si avvicina all’epoca contemporanea, più le temperature rispetto alla media annuale aumentano.
I primi esempi di infografica sono legati ai temi dell’astronomia, della geografia e della religione ed erano originariamente ideati per circolare unicamente tra le élite culturali e intellettuali del tempo.
La comunicazione infografica si è evoluta formalmente nel XX secolo grazie all’influenza delle avanguardie storiche. Il contributo significativo del modernismo alla comunicazione visiva ha reso possibile una rivalutazione retrospettiva delle caratteristiche formali, estetiche e artistiche delle infografiche antiche e premoderne.

La visualizzazione di dati mutevoli su scala globale e sul lungo periodo è l’aspetto principale delle tavole di William Playfair (1759-1823), uno dei pionieri dell’infografica e della rappresentazione di dati. Questo volume raccoglie grafici realizzati con la tecnica dell’incisione e colorati a mano che esemplificano la storia economica mondiale e le relazioni internazionali. Playfair analizzava tendenze e modelli della storia economica degli imperi antichi per promuovere politiche economiche e sociali sostenibili in Gran Bretagna e prevenire la recessione del paese.
Elemento centrale del progetto è la pratica progettuale di Amo/Oma, che dagli anni Settanta integra forme diagrammatiche come strumenti architettonici. Come spiega Koolhaas, «le idee complesse sono quasi un piacere intellettuale, a volte anche artistico, e sono diventate un elemento trainante verso gli obiettivi che volevamo raggiungere. In questo senso, i diagrammi ci hanno aiutato molto. Attraverso la ricerca e la loro realizzazione, cercavamo di dare forma a uno spazio o di definire un’altra architettura che richiedeva molti ragionamenti e considerazioni articolate. Non ci saremmo neanche avvicinati a questo obiettivo se non avessimo scoperto una serie di diagrammi. Il ruolo dei diagrammi era cruciale al tempo, perché avevamo bisogno di una prova materiale per dimostrare che quello che volevamo realizzare era possibile. Oggi potrei trovarmi in una posizione diversa in cui non devo dimostrare che le cose sono possibili, e certamente questo cambia la natura o il ruolo dei diagrammi nel mio lavoro. Tuttavia, anche oggi i diagrammi continuano a essere una parte importante del mio repertorio».
La mostra include i contributi di altre ricerche significative nei campi della progettazione sostenibile e dell’urbanistica, sviluppate da piattaforme internazionali come Atmos Lab e Transsolar, oltre a indagini di studi di ricerca e accademici come Theo Deutinger e SITU Research.
In occasione della mostra “Diagrams”, Fondazione Prada pubblica un libro illustrato progettato graficamente da Irma Boom.
Il volume include un’introduzione di Miuccia Prada, Presidente e Direttrice di Fondazione Prada, una conversazione tra Rem Koolhaas e Katya Inozemtseva e nove saggi di studiosi e designer internazionali: Alberto Cairo, Kate Crawford, Theo Deutinger, Sietske Fransen, Scott Reinhard, Philippe Rekacewicz, Sandra Rendgen, Malkit Shoshan e Kohei Sugiura.