EDIFICI ALTI E RIGENERAZIONE URBANA

Più di 330 professionisti hanno partecipato la scorsa settimana al nono convegno internazionale Tall Buildings coordinato da Aldo Norsa presso la Triennale di Milano.

Patrocinato dal Ctbuh di Chicago (Council on Tall Buildings and Urban Habitat), dall’Università Iuav di Venezia e dal Politecnico di Milano, il convegno ha il suo punto di forza nel gruppo di ricerca sui grattacieli del Ctbuh attivo all’Iuav che coordina a livello mondiale quelli dell’Iit (Illinois Institute of Technology) di Chicago e della Tongji University di Shanghai. Questo permette ogni anno agli appuntamenti italiani di coinvolgere i più interessanti esperti internazionali in materia.

Novità dell’edizione 2019 la presenza delle due principali società di sviluppo immobiliare, CityLife e Coima, nelle persone rispettivamente del presidente (Ceo e general manager di Generali Real Estate) Aldo Mazzocco, e del managing director e investor relator Kelly Russell Catella, che hanno illustrato i progetti di ulteriore sviluppo delle due maggiori concentrazioni milanesi di grattacieli e le ricadute sulla vivibilità della città.

 

Dopo i saluti istituzionali il resto della mattinata è stato dedicato all’illustrazione di nuovi progetti di grattacieli a Milano e nel mondo. Non solo per i loro aspetti architettonici (quest’anno con particolare riguardo a una tipologia assai più specializzata dell’abitativa-alberghiera e terziaria: l’ospedaliera) ma anche per l’aspetto gestionale (con casi di studio delle torri lsozaki/Allianz e Libeskind/PwC). 

Il pomeriggio è stato dedicato alle tematiche tecniche sotto i più svariati punti di vista. Oltre alle frontiere dell’innovazione nell’ingegneria strutturale e impiantistica si sono affrontati gli aspetti progettuali e le esperienze realizzative più specialistici e cruciali per il successo dei tall buildings: l’antisismica, la sicurezza, il coordinamento del cantiere, la progettazione delle facciate nonché la progettazione professionalmente dedicata degli ascensori. 

I grattacieli in Italia

In Italia si contano (in costruzione o progettati) 39 edifici alti oltre i 100 metri.

Dopo un primo esempio a Genova nel 1940 (la torre Piacentini, che raggiunge 108 metri), nel decennio tra fine anni ’50 e fine anni ’60 il boom economico dà un impulso all’edilizia verticale con la costruzione di sei tall buildings tra i quali i tre famosi edifici iconici di Milano: il grattacielo Pirelli (che con i suoi 127 metri è stato fino agli anni ’90 il più alto d’Italia), le torri Velasca e GalFa.

Dopo una pausa di oltre vent’anni tra il 1989 e il 1994 nella penisola si torna ad erigere grattacieli: sono 11, otto dei quali concentrati nel Centro Direzionale di Napoli di Kenzo Tange (operazione di rilancio urbano pilotata da Mededil (Iri-Italstat) grazie alla pioggia di finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto. Nella città partenopea la torre Telecom Italia (1994) batte il precedente record raggiungendo i 129 metri.

Dopo una nuova lunga pausa dal 2010 inizia (e non si ferma più, per ora) la realizzazione di nuovi grattacieli: a tutt’oggi 22, di cui 14 a Milano, due a Torino, due a Roma, uno a Bologna.            

In questa corsa all’altezza i dieci edifici più alti di Italia sono l’Unicredit Tower (218 metri), la torre Allianz (209 m), la Torre Regione Piemonte (209 m, completamento nel 2020), la torre Generali (177 m), la torre PwC (176 m), il Grattacielo Intesa Sanpaolo (166 m), il Palazzo Lombardia (161 m), la torre Solaria (143 m), la torre Diamante (140 m) e Gioia 22 (130 m), quest’ultimo, come la torre PwC, ancora in fase di realizzazione. Tra i grattacieli della top 10, otto sono a Milano e due (Regione Piemonte e Intesa Sanpaolo) a Torino.

Come apparirà una volta completato il complesso per uffici Gioia 22 in un render courtesy Coima

 

Solo uno è residenziale (Solaria), mentre tra i nove adibiti a uffici due hanno committenza pubblica (Regioni Lombardia e Piemonte): una rarità nel mondo dove i grattacieli istituzionali sono pochissimi (e soprattutto nei Paesi in via di sviluppo).

Dal punto di vista qualitativo i grattacieli italiani che hanno avuto premi del Ctbuh sono: Il Bosco Verticale (primo al mondo), Palazzo Lombardia (primo in Europa), la torre Allianz, il grattacielo Intesa Sanpaolo, il Garibaldi Complex e il Net Center a Padova (tutti finalisti) e la torre Europarco (menzione). 

 

Grattacieli e città

Affrontando il tema di impatto urbano “verticalità/orizzontalità” il panorama attuale delle realizzazioni italiane vede solo tre esempi urbani di maggior impatto, anche se molto diversi: Milano, Torino e Roma.

Le grandi città in un certo senso più “moderne” (e anche direzionali) nella loro fabbrica (dialogante con i rispettivi centri storici), impegnate in una concorrenza/confronto con altre realtà europee.

Nel caso di Milano si segnalano due cluster di rivitalizzazione urbana (Porta Nuova e CityLife) dove numerosi grattacieli dialogano con un’edilizia orizzontale di completamento, soprattutto residenziale e commerciale.

A Torino due episodi isolati punteggiano “parti di città” a dominanza orizzontale: il grattacielo Intesa Sanpaolo si colloca sull’asse della “spina centrale” e la Torre Regione Piemonte (che sarà completata solo nel 2020) si pone come emergenza dell’intero quartiere di riconversione del “Lingotto” con il quale sarà collegata anche attraverso il nuovo complesso ospedaliero “Parco della Salute”.

A Roma, nella loro minor altezza vincolata dalla caratteristica di “città eterna”, le torri più alte, in un certo senso gemelle, EuroSky ed Europarco, si collocano ai margini del quartiere direzionale Eur rafforzandone il disegno urbanistico assiale e simmetrico e ribadendone la valenza di segnale di ingresso alla città storica, in contrasto con l’edilizia diffusa e periferica che tutta la contorna.     

 

Rigenerazione urbana

Una tematica “trasversale” emersa è il contributo degli edifici alrinnovamento delle città favorendo la rigenerazione delle aree abitate più dense e problematiche.

I problemi sono molteplici perché si diffondono forme di contaminazione in cui convivono agglomerati urbani sterminati e architetture che salgono in altezza, non si integrano con l’ambiente, non si rapportano le une con le altre.

Invece, per sviluppare una relazione fra morfologia urbana e tipologia edilizia alta è possibile conferire a quest’ultima un valore iconico con una qualità aggiunta d’inserimento, per rapportarsi al contesto con forme architettoniche meno autoreferenziali che colgono le differenze dei luoghi per coniugare il moderno sapere tecnico attraverso un cambio funzionale e tipologico che risolve i problemi complessi.

In sostanza il costruire in altezza si rafforza come paradigma della modernità, stimolante per i tre attributi che più lo caratterizzano: efficacia/efficienza, rapporto con la mobilità, ridotto consumo di suolo.

  

La sfida del tempo

Tra le considerazioni che più fanno più riflettere vi è la “sfida del tempo”,perché la corsa all’altezza fa emergere con prepotenza la problematica della demolizione.

Da uno studio del Ctbuh sul centinaio di edifici alti demoliti sinora nel mondo si evidenzia che solo due lo sono stati per obsolescenza delle strutture mentre la causa principale è la fatiscenza, soprattutto funzionale: in particolare le altezze interpiano per gli uffici del passato non sono più adeguate agli ingombri degli impianti tecnici odierni.

Le soluzioni per ovviare a questa obsolescenza senza procedere alla demolizione sono di fatto tre, tutte praticate nel contesto milanese: il cambio di destinazione d’uso, da uffici a residenze (incluse le alberghiere) come si sta facendo per la Torre GalFa ed è allo studio per la Torre Velasca; la riprogettazione dell’edificio per renderlo nuovamente appetibile al mercato come è avvenuto con le due torri del Complesso Garibaldi antesignane del rilancio dell’intera area dismessa, realizzate tra il 1984 e il 1992 dal gruppo Fs, fin dall’inizio sgradite alla critica di architettura per il loro “velleitarismo”, cedute alla società Beni Stabili e ristrutturate da Progetto Cmr tra il 2008 e il 2012, oggi sede del gruppo Maire Tecnimont; il rifacimento con un restauro del tutto fedele all’originale, in seguito a gravi danni incidentali, del Grattacielo Pirelli, seconda sede della Regione Lombardia, attuato dal 2002 al 2005.

Sempre a Milano l’unica demolizione per obsolescenza funzionale finora è quella del palazzo ex-Inps che sta risorgendo con il progetto “Gioia 22” mentre non è escluso l’abbattimento dell’ex-grattacielo degli uffici tecnici comunali, recentemente acquisito da Coima.

È interessante notare che entrambe queste operazioni (con l’aggiunta di una minore, la demolizione di una porzione della torre Bonnet per il nuovo complesso “Corso Como Place”) siano funzionali alla ridefinizione urbana del quartiere Porta Nuova.

Ricordando che l’altro nuovo polo urbano, CityLife, è anch’esso derivato da demolizioni, di ben maggior impegno perché hanno interessato la quasi totalità dell’ex-quartiere fieristico (ovviamente tutto orizzontale senza alcuna verticalità).

     

Tematiche tecnologiche

Infine, nei nove convegni “Tall Buildings” a completamento della progettazione architettonica si affrontano aspetti tecnologici specifici tra cui la citata “sfida del tempo” è declinata in termini di analisi dei costi dell’intero ciclo di vita, consapevoli che l’obsolescenza funzionale è molto più veloce di quella tecnologica e richiede soluzioni nelle quali l’architettura e l’ingegneria sono in stretto dialogo. Non solo come è ovvio nella progettazione delle strutture e degli impianti ma anche nell’ingegneria più specialistica quale è quella delle facciate (che contribuiscono al benessere psico-fisico interno) e degli ascensori che migliorano l’ottimizzazione dei flussi, dei tempi e anche degli ingombri.

Per non parlare di tematiche trasversali al progetto quali la resistenza sismica, la sostenibilità, l’efficienza energetica, la sicurezza (sia la “safety” sia la “security”). O ancora tematiche futuribili (ma non tanto) quali le applicazioni della robotica nei cantieri in altezza. 

Un altro tema specialistico approfondito è l’approccio “living green” alla progettazione, che permette di proporre in altezza superfici verdi che normalmente si limitano alla base degli edifici, particolarmente importante per la proiezione internazionale della progettazione italiana dato il successo ottenuto dalle due torri del Bosco Verticale a Milano.

 

Il calcestruzzo

Tra i numerosi sponsor del nono convegno Tall Buildings Holcim (Italia), group company italiana di LafargeHolcim Ltd, che ha supportato lo sviluppo della città sin dalla prima riqualificazione urbana dell’area Porta Nuova sviluppando una specifica esperienza nella formulazione di calcestruzzi ad alta resistenza (fino a C 70/85), calcestruzzi per le platee (cemento pozzolanico a basso calore di idratazione per contrastare il rischio di fessurazioni) e ad elevata fluidità per il pompaggio ad alta quota pur conservando caratteristiche estetiche tali da consentirne l’utilizzo ‘a vista’.

Ne sono esempio anche la torre Hadid e Libeskind in City Life i cui getti massivi sono stati tra l’altro gestiti in circa 30 ore continuative per rispondere alle esigenze di cantiere in accordo con le prescrizioni progettuali. 

In questo momento Holcim (Italia) è impegnata nella fornitura della torre Unipol (progetto di Mario Cucinella) e di Gioia 22, per la quale sta fornendo un calcestruzzo particolarissimo ad altissima resistenza C 70/85 e a contenuto calore d’idratazione, tenuto sotto costante controllo per la sezione principale della struttura.

Le torri Hadid/Generali e Libeskind/PwC (ancora in costruzione) sono realizzate con calcestruzzo e cementi speciali Holcim (Italia)

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