“Degli artisti, per conto mio, conta più la vita…più che le opere”. Già questa frase, con cui si apre la mostra Ettore Sottsass. La Parola, terzo appuntamento del ciclo espositivo che Triennale Milano dedica al famoso architetto e designer, potrebbe scatenare un dibattito e mettere in discussione un’infinità di ‘opere’ prodotte da architetti e artisti la cui condotta morale si potrebbe definire riprovevole.
Un’altra provocazione di Ettore Sottsass, che con la parola ha spesso accompagnato – appunto – le sue opere. Elenchi, descrizioni, confessioni, diari, corsivi, racconti, riviste, manifesti, fanzine, articoli, interventi, conferenze e recensioni, sempre chiari e comprensibili, come ricorda Stefano Boeri: «Ettore Sottsass possedeva il dono rarissimo di una scrittura limpida e ricca di profonde suggestioni. Distillava con le parole concetti e immagini che ancora oggi arrivano dirette al cuore di chi legge, di chi si lascia condurre – e inevitabilmente incantare – nel suo immaginario intimo di spazi, oggetti e vicende umane».
Curata da Marco Sammicheli, direttore del Museo del Design Italiano di Triennale Milano, con Barbara Radice e Iskra Grisogono di Studio Sottsass e l’art direction di Christoph Radl, Ettore Sottsass. La Parola è allestita all’interno di Sala Sottsass, dove da gennaio 2021 si trova l’installazione permanente di Casa Lana, l’interno di una residenza privata progettata da Sottsass intorno alla metà degli anni Sessanta a Milano, ricostruito fedelmente in Triennale e accessibile al pubblico grazie alla donazione di Barbara Radice Sottsass.
La mostra, aperta fino al prossimo 2 aprile, riunisce una selezione di disegni, oggetti, scritti e opere inedite con l’intento di proporre un’antologia visiva e letteraria che rappresenti l’essenza dell’originale vena narrativa di Sottsass.