L’autunno di Fondazione Modena Arti Visive inizia con tre mostre che aprono all’interno degli spazi di Palazzo Santa Margherita la seconda e la terza settimana di settembre.
Di grande richiamo sarà la personale La luce, la traccia, la forma di Mario Cresci, a cura di Chiara Dall’Olio, che apre al pubblico sabato 12 settembre 2020. L’esposizione si pone in virtuale dialogo con la mostra che le Gallerie Estensi, in collaborazione con FMAV, dedicano all’inventore della fotografia su carta W. H. Fox Talbot.
Dalle lastre di rame delle acquaforti al dagherrotipo e poi, con Talbot, al negativo impresso su carta: con l’avvento della fotografia la luce si sostituisce alla mano dell’artista. È questo il tema che più interessa a Cresci, che a Modena riprende un lavoro fatto nel 2011 per l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma, che si focalizzava in parte sui segni incisi da Giovanni Battista Piranesi, Annibale Carracci e Luigi Calamatta, analizzati attraverso opere video e scatti fotografici capaci di disvelarne la matericità nel rapporto con la lastra di rame.
In mostra, Cresci espone i Rivelati (Roma 2010), tre inclinazioni diverse della lastra che rivelano tre “diverse” immagini modificate dalla luce della “Madonna della Seggiola” di Raffaello, incisa al bulino da Calamatta nel 1863. Integra la serie con macro prelievi estratti dalle fotografie (realizzate ad hocda Alfredo Corrao all’inizio 2020) delle lastre dei tre incisori.
Queste elaborazioni di Cresci manifestano la loro natura di opere d’arte autonome generando, attraverso tracce e segni, altre opere, utilizzando riproduzioni di riproduzioni della realtà, in un continuo circolo interpretativo e creativo.
La mostra Mario Cresci. La luce, la traccia, la forma, realizzata in collaborazione con le Gallerie Estensi, sarà aperta al pubblico dal 12 settembre 2020 al 10 gennaio 2021 presso la Sala Grande di Palazzo Santa Margherita.
Ruota invece attorno all’idea di perfezione e al suo significato nella storia dell’arte occidentale Ultima perfezione, personale dell’artista romano Quayola, a cura di Daniele De Luigi, che inaugura il 18 settembre 2020 – in occasione del festivalfilosofia – per concludersi il 10 gennaio 2021.
Quayola si confronta con la tradizione artistica occidentale e la ripensa attraverso le più avanzate tecnologie contemporanee, ormai complici nella formulazione di linguaggi inediti e quindi, per estensione, di nuove categorie che fanno ormai parte della quotidianità, del pensiero astratto e della sensibilità estetica dell’uomo contemporaneo.
In questo modo Quayola ripercorre capolavori classici, moderni e barocchi applicandovi algoritmi che vanno alla ricerca dei canoni considerati universali di armonia e bellezza, rimettendo in discussione principi fondamentali dell’attività artistica. Le regole codificate dalla storiografia e dalla critica vengono renderizzate in set di informazioni, tracce che tuttavia, nella lettura della macchina, assumono una valenza inedita e originano nuovi codici estetici.
In mostra sono presenti una video-installazione e quattro serie di lavori, due delle quali prodotte per l’occasione: una sequenza di sculture tratte dall’installazione performativa “Sculpture Factory”, una ricerca sulla scultura classica ispirata alla tecnica del “non-finito” di Michelangelo e realizzata con mezzi robotici, e un ciclo di incisioni su alluminio anodizzato, dalla serie “Iconographies”.
La sperimentazione di infinite possibilità è il cuore della pratica di Quayola, che presenta dunque un forte legame con il concetto di iconografia, un tema indagato in tante varianti da diverse menti creative. In questo caso è l’intelligenza umana in collaborazione con l’intelligenza artificiale a esplorarne una nuova versione.
Mario Cresci
Mario Cresci (Chiavari, 1942) vive e lavora a Bergamo. Nel 2004 realizza la sua prima antologica, Le case della fotografia. 1966-2003, alla GAM di Torino, mentre nel 2017 riassume i suoi cinquant’anni di attività artistica nella mostra La fotografia del No. 1964-2016 alla GAMeC di Bergamo.
Dal 2010 al 2012 realizza il progetto Forse Fotografia: Attraverso l’arte; Attraverso la traccia; Attraverso l’umano con una mostra itinerante.
Partecipa alle Biennali d’Arte di Venezia nel 1971, 1979 e nel 1993 in Muri di carta. Fotografia e paesaggio dopo le avanguardie curata da Arturo Carlo Quintavalle.
Dal 1974 alcune sue fotografie fanno parte della collezione del MoMA di New York. Molti lavori sono raccolti in diverse collezioni d’arte e fotografia contemporanea di note collezioni museali permanenti.
Dal 1991 al 1999 ha diretto l’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo. Ha insegnato in diverse scuole, accademie e università come lo Ied, l’Accademia di Brera, la Naba, il Politecnico di Milano e attualmente insegna all’Università Isia di Urbino e alla Fondazione Modena Arti Visive.
Ampia e articolata è la sua produzione di libri e più̀ in generale di contributi, anche teorici, sulla fotografia e la comunicazione visiva. Nel 2019 pubblica Segni migranti. Storia di grafica e fotografia(Postcart Edizioni), un compendio della sua ricerca grafica e fotografica.
Quayola
Davide Quayola (Roma, 1982) vive e lavora tra Roma e Londra. Questo ha fortemente influenzato la sua ricerca, che mira a instaurare una relazione tra arte classica e moderna e le nuove tecnologie.
Ha esposto il proprio lavoro in numerose istituzioni tra cui Hermitage Museum, San Pietroburgo; V&A Museum di Londra; Park Avenue Armory, New York; Bozar, Bruxelles; National Art Center, Tokyo; UCCA, Pechino; How Art Museum, Shanghai; SeMA, Seoul; Bienal, San Paolo; Triennale, Milano; Palais de Tokyo, Parigi; Museu Nacional d’Art de Catalunya, Barcellona; British Film Institute, Londra; Cité de la Musique, Parigi; Grand Theatre, Bordeaux.
È stato ospitato anche in alcuni tra i principali festival internazionali, quali Elektra Festival, Montreal; Sonar Festival, Barcellona; Sundance Film Festival. Nel 2013, Quayola ha ricevuto la Golden Nica al festival Ars Electronica di Linz. Quayola ha spesso collaborato anche a progetti musicali, lavorando con compositori, orchestre e musicisti tra cui la London Contemporary Orchestra, la National Orchestra di Bordeaux, l’Ensemble Intercontemporain, Vanessa Wagner, Jamie XX, Mira Calix, Plaid e Tale Of Us.
FMAV
Fondazione Modena Arti Visive nasce nel 2017 per iniziativa del Comune di Modena e della Fondazione di Modena come centro di produzione culturale e di formazione professionale e didattica finalizzato a diffondere l’arte e la cultura visiva contemporanee.
Grazie alla molteplicità delle sedi che gestisce e raccogliendo l’eredità delle tre istituzioni confluite in essa – Galleria Civica di Modena, Fondazione Fotografia Modena, Museo della Figurina – Fondazione Modena Arti Visive si presenta come un distretto culturale che propone e organizza mostre e corsi di alta formazione, laboratori, performance e conferenze, valorizzando il proprio patrimonio e costruendo un sistema di reti a livello locale ed extraterritoriale.
Alle attività espositive di Fondazione Modena Arti Visive si intrecciano sempre più quelle formative della Scuola di alta formazione che propone il Master sull’immagine contemporanea e il Corso per curatori dell’immagine contemporanea ICON.