Futuri possibili per un mercato che nell’UE vale 28,6 miliardi di euro

  • di Alex Terzariol e Maria Elisabetta Ripamonti (Studio MM Design)

Condividiamo la visione del domani dei designer Alex Terzariol e Maria Elisabetta Ripamonti (studio MM Design)

«È un periodo complesso, denso di tensioni, di mancanza di prospettive e timore nell’affrontare scelte che determinano percorsi audaci. Di continuo siamo bombardati da messaggi apocalittici: guerre, cambiamenti climatici, costo dell’energia, tassi d’interesse, dazi, crisi delle imprese. Ma perché non innescare percorsi virtuosi in grado di trovare soluzioni e opportunità? Perché non creare occasioni per un confronto tra chi ogni giorno è impegnato nel guardare avanti, al futuro appunto? Anzi, non a un futuro astratto, ma ai futuri possibili. E auspicabili.

Per contrastare l’incertezza abbiamo bisogno di nuovi punti di riferimento: servono tavoli di confronto e di idee che accendano il faro su scenari futuri e sulle opportunità che nascono dall’intreccio tra il mondo delle imprese, università, acceleratori e centri di ricerca, dove il design, con la sua visione sistemica, costituisce l’anello di congiunzione per gestire progetti e processi sempre più complessi.

Ce lo ricorda anche un proverbio africano: “se vuoi andare veloce vai da solo, ma se vuoi andare lontano vai con qualcuno”. Servono sinergie forti, quindi, per affrontare il futuro, serve quel faro che illumini il buio e fornisca una sicurezza che nasce dalla consapevolezza di essere parte di un sistema più ampio in grado di far approdare a nuove idee e soluzioni.

Come creativi e progettisti siamo abituati a immaginare situazioni e mondi diversi da quelli in cui viviamo. In qualità di consulenti strategici all’innovazione, infatti, dobbiamo saper rispondere ai bisogni delle persone offrendo loro soluzioni fuori dall’ordinario, anticipando bisogni e intercettando nuovi desideri. In un mercato articolato e complesso, nel quale le logiche di ogni singolo Paese influenzano l’intero sistema, individuare e analizzare le nuove tendenze ci aiuta capire le diverse dinamiche che sottendono le scelte di persone e aziende.
Grazie a questa osservazione attenta e capillare possiamo anticipare scenari in diversi settori offrendo soluzioni in grado di generare valore.

Come designer facciamo la nostra parte e lavoriamo per immaginare e costruire un mondo migliore. Lo facciamo mettendo l’individuo al centro, pensando e progettando il suo benessere e la sua salute, spazi di vita, di lavoro e di relazione.

Il design non è puro stile: propone oggetti capaci di comunicare attraverso la loro forma, le loro funzioni, grazie ad una tecnologia umanizzata e alla scelta oculata dei materiali. E sul design lavoriamo in tanti: all’interno della Ue il settore genera un fatturato di 28,6 miliardi di euro, con 270mila imprese e 330mila addetti. E l’Italia conferma il suo ruolo leader, con oltre un quinto del fatturato complessivo, il 19,7% degli addetti e 3,1 miliardi di euro di valore aggiunto.

C’è poi il valore etico del design: pensare a come migliorare la vita delle persone, proponendo oggetti e servizi per esperienze nuove, in cui l’estetica è il risultato di una somma di fattori.
È il bello-buono, il cui pregevole esito estetico è connesso alla sicurezza, alla salvaguardia della salute e dell’ambiente, alla produttività, soprattutto alla prosperità. E su questo bello innestiamo la nostra visione del domani, perché, come diceva Eleanor Anne Roosevelt, il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni».

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