A margine della chiusura della mostra Venere. Natura, ombra e bellezza, che si è svolta a Mantova, a Palazzo Te, abbiamo incontrato l’architetto Gianni Fiore che, insieme a Piero Lissoni per Lissoni Associati, ha curato il percorso narrativo e la progettazione degli apparati espositivi.
A lui si deve anche la cura della selezione dei materiali per la realizzazione dei supporti alle opere esposte e l’attenzione per le scelte più performanti per valorizzare la fruizione dei numerosi capolavori presenti e spesso sconosciute al grande pubblico.
Architetto Fiore, la mostra è stata la fase conclusiva di un percorso dedicato a Venere, durato un anno, è stata senz’altro un’avventura professionale importante, soprattutto in un anno difficilissimo. Ci racconti brevemente la sua esperienza, quali sono stati i momenti più esaltanti e significativi dal punto di vista culturale
Prima di tutto è stata una grande occasione partecipare a un progetto con alti contenuti scientifici proposti da storici dell’arte d’eccezione come la professoressa Claudia Cieri Via (Ordinario di Teoria e Storia dell’Arte e Ricercatore Senior alla Scuola di Studi Avanzati dell’Università della Sapienza di Roma) e la professoressa Francesca Cappelletti (già Ordinario di Storia dell’Arte all’Università di Ferrara e ora Direttore della Galleria Borghese di Roma).
La sfida più avvincente del nostro mestiere è sempre quella di riuscire ad approntare uno strumento – la mostra – per veicolare in modo chiaro e affascinante una serie di informazioni che raggiungano con pari soddisfazione un pubblico eterogeneo e con esigenze di fruizione culturale molto diversificate, stimolando indistintamente attraverso la percezione sensoriale una riflessione su quanto i codici culturali, estetici e comportamentali della contemporaneità siano debitori delle opere presentate, anche quando esse siano prodotte a grande distanza temporale, frutto di accadimenti collettivi o volontà di singoli che hanno segnato l’evoluzione storica – e talvolta l’involuzione – del modello culturale.
Il dialogo che si instaura con gli storici è in questo senso molto stimolante perché si confrontano da una parte la struttura di una ricerca e la dimostrazione di tesi scientifiche, dall’altra esigenze di coerenza, equilibrio ed eleganza della narrazione e di trasmissione intellegibile delle informazioni.
Credo che la peculiarità di questa mostra sia quella di avvicinare il grande pubblico alla figura di Aby Warburg il cui contributo ha formato intere generazioni di critici e storici dell’arte con l’obiettivo di dimostrare l’assorbimento dei modelli estetici antichi (greci e romani) nella cultura occidentale moderna e la resistenza degli stessi in quella contemporanea.
Nell’allestimento di tre dipinti preziosissimi, Venere che benda Amore di Tiziano, Venere, Cupido e Marte del Guercino e Venere con Amorino al naturale del Moretto, così come di altre opere di scultura e numismatica, di manoscritti e incunaboli, è stata selezionata e anteposta una protezione in vetro realizzata con Pilkington OptiView™ Protect OW.
Ci può parlare della scelta dei vetri Pilkington all’interno della mostra?
Sicuramente una scelta che dalla mostra Bernardino e i suoi figli del 2014 a Palazzo Reale a Milano definirei consolidata. Per i dipinti citati, in realtà, dai musei prestatori è stata richiesta una protezione che avrebbe potuto limitarsi a un semplice dissuasore. Su nostro consiglio e d’accordo con la Fondazione Palazzo Te è stata proposta una vetrina che proprio per le qualità performative di Pilkington OptiView™Protect OW comporta vantaggi contemporaneamente a favore dei diversi attori coinvolti nell’evento:
- per il museo prestatore, la garanzia di un’adeguata conservazione e sicurezza dell’opera;
- per il museo ospite, un risparmio sul personale di sorveglianza;
- per il fruitore della mostra e gli studiosi, la possibilità di apprezzare attraverso una visione molto ravvicinata, senza il disturbo di riflessi, le qualità materiche e cromatiche dell’opera e di risalire al gesto dell’artista che sottende all’espressione formale.
Queste performance sono ancora più indispensabili nella presentazione di opere che necessitano di una visione esclusivamente ravvicinata come miniature, monete, artefatti cesellati.
Come si è sviluppata la collaborazione con Glas Italia e Pilkington Italia?
Abbiamo parlato del prodotto, ma giustamente è importante sottolineare l’importanza del servizio che ne permette l’applicazione nei tempi di realizzazione di una mostra che sono sempre molto stretti, quasi sempre inversamente proporzionali alla lunga preparazione del progetto scientifico: un fatto dovuto principalmente agli inevitabili ritardi nella messa a punto delle operazioni di prestito e all’ottimizzazione dei tempi di allestimento.
In questo panorama la collaborazione dei partner tecnici assume un ruolo fondamentale. Oltre alla direzione commerciale di Pilkington Italia, che ha predisposto la fornitura adeguata in tempi straordinari, va riconosciuto a Glas Italia il merito di lavorare il materiale con estrema cura e precisione e di garantire tempi di consegna che agevolano le operazioni di allestimento. Inoltre non è scontato trovare partner così sensibili a iniziative culturali volte alla trasmissione del sapere e alla fruizione della bellezza artistica al punto da sponsorizzarle.
Come ritiene che la nostra civiltà possa fruire della bellezza e dei contenuti profondi presenti negli artisti di quel periodo?
Vorrei fare un discorso più generale sul patrimonio artistico del nostro passato, non solo di quello prodotto in una stagione straordinaria come il Rinascimento italiano che segna insieme ad altri eventi altrettanto straordinari l’avvio dell’Età Moderna e che determina in campo artistico la fine del mondo antico, sebbene proprio di quel mondo integri nella propria poetica alcuni modelli.
Sono molti i fattori che contribuiscono alla facoltà di fruizione di qualsiasi espressione artistica per le generazioni attuali e future, indipendentemente dalla tipologia delle opere. Intanto a monte c’è un problema di risorse per la conservazione di questo patrimonio, al cui reperimento è legata una sensibilità che non dovrebbe risiedere solo in chi è preposto alle operazioni di investimento, ma anche in coloro che esprimono una domanda di conoscenza che stimoli in primo luogo le istituzioni pubbliche a soddisfarla. Questa sensibilità è un tema di educazione civica la cui responsabilità è nelle mani delle strutture di formazione e di quelle dei mass media.
In un’ottica di divulgazione della conoscenza, il reperimento e l’applicazione delle risorse per la conservazione del patrimonio si affianca a quelli per la predisposizione di canali di trasmissione del sapere: adeguamento dei luoghi di conservazione ed esposizione alle esigenze di un pubblico contemporaneo, moltiplicazione di questi luoghi, operazioni di comunicazione, attuazione di progetti scientifici mirati.
Nel caso di una mostra temporanea vengono convogliate molte di queste risorse e il contributo di uno sponsor non è secondario a quello di chi promuove il progetto, di chi lo cura, di chi lo attua formalmente e di chi lo comunica.