Rimarrà aperto al pubblico fino al prossimo 23 novembre, presso Le Stanze del Vetro sull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, il secondo capitolo del ciclo espositivo avviato lo scorso anno dedicato alla presenza del vetro muranese alla Biennale di Venezia.
A cura di Marino Barovier, la mostra prende in esame gli anni dal 1932 al 1942, che videro le fornaci collaborare con artisti e designer come Carlo Scarpa, Flavio Poli e Dino Martens.

A partire dal 1932, il vetro muranese fu presente alla Biennale in uno spazio dedicato costruito appositamente per ospitare le arti decorative grazie alla sinergia tra l’ente Biennale e l’Istituto Veneto per il Lavoro. Veniva così ufficialmente riconosciuto il valore e la qualità delle arti cosiddette minori che, in occasione dell’esposizione, vennero selezionate per essere mostrate al grande pubblico.
Sono anni di grande creatività e di sperimentazioni sulla materia e sui colori, sia attraverso la rivisitazione di tecniche antiche sia attraverso la messa a punto di nuove lavorazioni.
Inizialmente vennero proposti soprattutto soffiati leggeri trasparenti insieme a vetri opachi dalle colorazioni intense, mentre dalla metà degli anni Trenta andò affermandosi il vetro pesante di grosso spessore, in molti casi impreziosito da bollicine, da nuances delicate o da applicazioni di foglia d’oro.

Grazie anche al costante rinnovarsi di questo appuntamento, le fornaci muranesi ebbero l’opportunità di presentarsi ogni volta con la migliore produzione, sapendo cogliere gli stimoli che la Biennale offriva loro. La manifestazione veneziana infatti, grazie alle sue attività dal respiro internazionale, fu per le fornaci una vetrina privilegiata e una proficua occasione di confronto.
Si distinse in particolare la Venini, che si avvalse della collaborazione di Carlo Scarpa, mentre la Barovier Seguso Ferro, poi Seguso Vetri d’Arte, vide la presenza di Flavio Poli; il pittore Dino Martens, invece, collaborò prima con la Salviati & C e la Successori Andrea Rioda e poi con la Aureliano Toso. La Salviati & C. si avvalse anche del pittore Mario De Luigi che firmò i suoi lavori con lo pseudonimo di Guido Bin.

A Ercole Barovier si devono le numerose serie proposte dalla storica vetreria Barovier, divenuta dal 1936 Ferro Toso-Barovier e dal 1939 Barovier Toso & C.
Tra le fornaci e le ditte che, in quegli anni, dimostrarono le straordinarie possibilità del vetro muranese ricordiamo anche la Zecchin Martinuzzi, l’Avem, la Cirillo Maschio, la Moretti Ulderico & C., la S.A.I.A.R. Ferro Toso, la Fratelli Toso, la V.A.M.S.A. e la S.A.L.I.R., che propose vetri incisi in prevalenza su disegno di Franz Pelzel.
La mostra 1932-1942 Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia è accompagnata da un catalogo, a cura di Marino Barovier e Carla Sonego, frutto di un’accurata ricerca bibliografica e di una approfondita indagine documentaria nell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale e in archivi pubblici e privati, che illustra con foto d’epoca, disegni e materiale documentario quanto venne esposto alla Biennale in quel periodo.