Il 22 ottobre è stata inaugurata ufficialmente, nell’area industriale di San Clemente vicino a Rimini, la nuova sede di Isolcasa, realtà nazionale che produce serramenti in pvc e in alluminio.
«La crescita produttiva – ha spiegato Quinto Biondi, con Stefano Giorgi e Claudio Galli co-fondatore dell’azienda – ci ha indotto a spostarci dalla storica sede a San Giovanni Marignano dove non esistevano spazi idonei e, in contemporanea, a guardare al futuro con il passaggio generazionale verso i nostri figli, che già da tempo operano in azienda».
«Negli ultimi anni Isolacasa ha registrato un forte trend positivo – ha proseguito Biondi –intercettando il modo in cui cambia il concetto dello spazio e della finestra. Per questo oggi abbiamo scelto di spostare il pensiero, cercare altri linguaggi, ponendoci domande più ampie che non esplorano l’aspetto tecnico di una finestra bensì vogliono trovare una radice nel perché facciamo quello che facciamo e di come facciamo esperienza di quel che viviamo».
Così è nata Open Vision, una tavola rotonda per guardare alla finestra con occhi diversi, al di là del serramento. Perché, come ha ricordato uno dei relatori, l’architetto Matteo Pericoli “le finestre delle nostre stanze si trasformano nei nostri punti di contatto con il mondo. Un contatto che da un lato protegge e separa e dall’altro ci unisce”.
Progettata da Thomas Selmin (Studio 101 Architetti Associati) la nuova sede a San Clemente gioca con la trasparenza e le diverse altezze dei volumi funzionali, quello alto del magazzino automatizzato e quello basso della produzione, collegati attraverso un nodo distributivo al grande volume vetrato dell’area amministrativa, caratterizzata da partizioni vetrate come le balaustre dei ballatoi dai quali è possibile osservare l’intero complesso.
All’ultimo piano del volume degli uffici una terrazza coperta apre la vista a 360 gradi sulle colline dell’entroterra riminese.
Preceduto da una fontana, l’ingresso è formato da una serie di portali in prefabbricato di cemento di grandezza scalare che conferiscono una qual certa monumentalità all’insieme. Come “un tunnel che progressivamente si restringe”, lo descrive Thomas Selmin.