Nella notte tra venerdì e sabato è morto Federico Oliva, già presidente dell´Istituto nazionale di urbanistica dal 2006 al 2013 e attuale direttore della rivista Urbanistica. L’improvvisa scomparsa dell’urbanista milanese, avvenuta in Grecia, ha lasciato sconcertata la comunità accademica italiana e quella del Politecnico di Milano, dove aveva insegnato fino a qualche anno fa.
La presidente dell’Inu, Silvia Viviani, lo ricorda con queste parole «Lo ricorderemo per quel che è stato fra noi, un amico ricco di umanità da cogliere nelle pieghe dei tratti ironici, oltre che per tutto quello che ci lascia come urbanista fra i più eccelsi del nostro Paese e, nel nostro Istituto, nella nostra casa comune, per quel che ci ha dato e continuava a darci, il nostro presidente, il nostro direttore, più di tutto il nostro riferimento…Gli dedichiamo il prossimo Congresso nazionale dell´Istituto, al quale avrebbe dato il contributo che solo lui sapeva dare».
Federico Oliva, nato nel 1945 a Viggiù in provincia di Varese, si era laureato in architettura nel luglio 1969 al Politecnico di Milano, dove è stato professore ordinario di Urbanistica alla scuola di architettura, urbanistica e ingegneria delle costruzioni fino al 2015.
Faceva parte del Comitato scientifico di Legambiente e dal 1996 era corrispondente dall´Italia della rivista spagnola Cyudad y Territorio,Estudios Territoriales.
Era socio dello studio Foa, Federico Oliva Associati.
Ha progettato diversi piani territoriali di coordinamento provinciale (Pesaro e Urbino, Perugia, Forlì, Piacenza, Reggio Emilia, Matera), piani urbanistici comunali (Roma, Ivrea, Reggio Emilia, La Spezia, Cuneo, Carpi, Carrara, Potenza, Monopoli, Melzo, Lodi, Vigevano, Saronno, Senigallia) e numerosi progetti urbani in Italia e all´estero portano la sua firma.
È stato tra i fondatori del Centro di ricerche sul consumo di suolo. Ha ricoperto la carica di presidente dell´Inu dal 2006 al 2013. Dal 2012 curava la rubrica Contropiano su Urbanistica Informazioni. Nel 2014 divenne direttore della rivista Urbanistica.
Nelle recenti Sei righe che ha scritto per Contropiano su Urbanistica Informazioni rilevava, con piglio critico e franchezza, che nel Contratto per il governo del cambiamento «all´urbanistica sono dedicate sei righe di un testo che complessivamente ne conta 1.980», mentre non vi è traccia di termini quali urbanistica e governo del territorio.
Conclude una breve ma densa serie di argomentazioni, constatando che non vi è «niente di nuovo all´orizzonte, ma una sostanziale continuità con il passato. E questa non è una bella notizia». Parole dure e sincere, che raccontano dell´uomo convinto del valore politico e sociale della disciplina, di un´urbanistica capace di riformularsi per rispondere alla presenza ineludibile della città pubblica per lo sviluppo del Paese.
Quando apre la nuova serie di Urbanistica (numero 152), nel suo editoriale dichiara «l´ambizione di affrontare, pur nella continuità della linea culturale e disciplinare dell´Inu, le necessità di un profondo rinnovamento che deve investire l´urbanistica italiana a fronte dei grandi cambiamenti che stanno interessando le città italiane in questi ultimi vent´anni con sempre maggiore intensità».
Non esita a rilevare la «crescente insoddisfazione per la qualità delle esperienze urbanistiche condotte in Italia negli ultimi decenni» e la «marginalizzazione crescente che la pianificazione sta conoscendo nella società italiana, anche a causa della troppa distanza che sempre più spesso si verifica tra le proposte e le decisioni per governare la città e il territorio e gli esiti concreti che tali proposte e decisioni riescono a conseguire».
Per questi motivi, la sua urbanistica si è occupata, allargando lo sguardo alla città europea della città italiana «come essa oggi si presenta nel mezzo di un processo di trasformazione di una portata tale da mettere in discussione strumenti e pratiche d´intervento che ritenevamo consolidati, cercando di mettere a fuoco le soluzioni più adatte per affrontare la nuova condizione urbana che si sta delineando».
Oliva non amava le ambiguità, perciò, nello stesso editoriale riaffermava, senza alcuna titubanza «il ruolo che abbiamo sempre attribuito al piano urbanistico, quale strumento fondamentale, anche se non unico, per garantire un´efficace capacità di governo, nella consapevolezza che anch´esso debba cambiare in modo radicale, recuperando innanzitutto l´indispensabile capacità progettuale affidata alle strategie, alle regole e ai progetti».