Piuarch, lo studio milanese fondato nel 1996 da Francesco Fresa, Germán Fuenmayor, Gino Garbellini e Monica Tricario, per la #MDW 2019 presenta La foresta dei Violini, un’installazione in omaggio alla foresta perduta, la Foresta di Paneveggio, abbattuta tra il 29 e il 30 ottobre scorso da un’ondata di maltempo e di vento a duecento chilometri all’ora che ha distrutto 12 milioni di alberi lungo l’intero arco alpino. Tra questi anche la foresta di Abete Rosso di Risonanza della Val di Fiemme, utilizzato da sempre per realizzare le casse armoniche dei violini e scelto da Stradivari per i suoi capolavori.
La foresta dei violini, l´installazione |
Dall’8 al 19 aprile, l’installazione dei progettisti milanesi troverà spazio nel Cortile d’Onore dell’università Statale di Milano nel quadro dell’evento Interni Human Spaces.
I due bozzetti dell´installazione (disegno Piuarch) |
Il concept è di Nemo Monti, mentre il progetto è stato reso possibile da CityLife, con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento e della Magnifica Comunità di Fiemme, che hanno fornito il legno grezzo e lavorato.
La foresta dei violini è l´evocativa testimonianza della foresta perduta, dell’assenza. Un omaggio ai territori, alle foreste, alla natura; alle culture che su quella natura hanno costruito dei mestieri; alla filiera del legno che nasce da quei territori; alle arti che hanno saputo fare di quei legni degli strumenti musicali e agli artisti che quegli strumenti suonano per restituire agli uomini emozioni in musica.
Realizzata in legno grezzo, impiegando alberi spezzati e sradicati dal vento, La foresta dei violini rappresenta un luogo di memorie attive, testimone della natura violata, dove l’architettura è appoggio e sostegno.
Due grandi tronchi di abete rosso emergono dal loggiato del Cortile d’Onore dell’Università Statale: le radici sospese nel vuoto si affacciano a sbalzo dalla balaustra sulla corte, sorrette da un cavalletto architettonico realizzato in abete rosso lavorato. Sono alberi strappati dal vento, segmenti di memoria, che testimoniano la natura violata, sono radici nel vento. Tra il cielo e la terra resta l’architettura. Il cavalletto è il mezzo di sostegno elementare, la struttura dell’essenza, il compagno del lavoro universale.
Il manufatto è un ponte tra le cose e le idee: figura geometrica che vive nell’intaglio del legno, nell’innesto tra forme rette; è somma di singolarità. Sopporta il peso, collega differenti sponde, ha nel gergo dell’uomo molti nomi e funzioni. È per questo il simbolo più semplice, comune e universale del rapporto ancestrale tra tecnica e natura, tra materia prima e trasformazione.
Realizzato in abete rosso lavorato, è l’archetipo del lavoro dell’uomo che ripara, le dimensioni sono amplificate, i ruoli capovolti, le priorità riconosciute. La natura viene prima.
La foresta di Paneveggio distrutta dal vento nella notte tra il 29 e 30 ottobre scorso (foto Leonhard Angerer) |
LA FORESTA DEI VIOLINI
Concept Nemo Monti
Progetto Piuarch
Sponsor CityLife (con il sostegno di Provincia Autonoma di Trento e della Magnifica Comunità di Fiemme)
Patrocinio Università di Trento
Fotografie foresta Leonhard Angerer
Partner L&L Luce&Light (luci) e Ilva (vernici)