Insieme all’International Center for Social Research (chief research officer Alejandro Jantus) gli analisti di Silvi Costruzioni Edili hanno appena aggiornato l’anagrafe delle opere incompiute pubblicata lo scorso anno dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Sono 381 ad oggi le grandi opere ferme, per un valore economico di 1,82 miliardi di euro. Una situazione che non brilla per efficienza ma comunque migliore rispetto al 2019, quando le incompiute erano 640 per un valore di 4 miliardi di euro.
Il primato rimane della Sicilia, con 138 incompiute, più di un terzo del dato nazionale. In generale, il maggior numero di opere incompiute si trova nel Centro-Sud – con l’eccezione della Campania, che con solo 5 opere incompiute migliora sensibilmente la propria posizione, mentre peggiora il dato della Lombardia, che con 19 opere incompiute si trova al sesto posto in questa mappatura regionale. Solo nelle province autonome di Trento e di Bolzano tutte le grandi opere in programma sono state ultimate.
Ad influire maggiormente sul divario infrastrutturale «inefficienze, sprechi ma soprattutto – secondo Gianni Silvi, Ceo di Silvi Costruzioni Edili – procedimenti burocratici che nel nostro Paese sono molto farraginosi».
I tempi di realizzazione delle grandi opere pubbliche, con una media nazionale pari a 4,4 anni, si alzano fino a raggiungere valori molto più elevati in Molise (5,7 anni), Basilicata (5,7 anni), Sicilia (5,3 anni) e Liguria (5,2 anni).
Oltre al tema delle Grandi Opere Incompiute, quante sono inoltre le infrastrutture che andrebbero revisionate in Italia? Facendo riferimento ai dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Silvi Costruzioni Edili mette in rilievo che sono oltre 12mila, anche se una stima più accurata appare impossibile: solo i ponti in Italia sono 1,5 milioni ma il catasto delle strade non è mai entrato in funzione e così non possiamo sapere quante di queste infrastrutture abbiano raggiunto livelli preoccupanti di degrado.