La nuova architettura di Steven Holl per il Museum of Fine Arts di Houston

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Steven Holl Architects ha guidato il team multidisciplinare impegnato nell’espansione del Museum of Fine Arts di Houston, il più grande progetto culturale nordamericano, dando forma a un’esperienza integrale con nuovi paesaggi e luoghi pubblici.

 

Nel campus si trovano la sede originaria del museo, che è un edificio neoclassico di William Ward Watkin del 1924, le due estensioni realizzate da Ludwig Mies van der Rohe (Law Building, 1958 e 1974), il Beck Building di Rafael Moneo (2000) e il Cullen Sculpture Garden di Isamu Noguchi (1986), ph. ©Richard Barnes, courtesy of the Museum of Fine Arts, Houston.

 

Progettato per ospitare la collezione d’arte moderna e contemporanea, il Nancy and Rich Kinder Building completa l’espansione e la valorizzazione del campus Susan and Fayez S. Sarofim, il campus d’arte del centro di Houston che unisce elementi storici, tra cui una chiesa del 1924, architetture di Ludwig Mies van der Rohe, un edificio di Rafael Moneo e un giardino di sculture di Isamu Noguchi.

 

L’ampliamento del museo prevede spazi espositivi, cortili con giardino, un teatro un parcheggio per gli arrivi, un ristorante con vista sul giardino delle sculture, ph. ©Richard Barnes, courtesy of the Museum of Fine Arts, Houston.

 

Precedentemente, nel 2018, Steven Holl Architects aveva completato la Glassell School of Art, situata accanto al Kinder Building. Quest’ultimo si trova nel triangolo inferiore più estremo del lotto sul quale si sviluppa il campus, ed è il primo edificio che si incontra provenendo dalla strada principale. Il suo ruolo, quindi, diventa quello di far dialogare le architetture della città con quelle dell’istituzione culturale.

 

 

La tecnologia costruttiva di base consiste in pannelli prefabbricati di cemento armato sui quali si agganciano dei profili di acciaio che, a loro volta, reggono la struttura architettonica di facciata, ph. ©Richard Barnes, courtesy of the Museum of Fine Arts, Houston.

 

Il Nancy and Rich Kinder Building si caratterizza per la sua porosa pianta trapezoidale: una grande piazza coperta completamente aperta cui è possibile accedere da sette diverse aperture che tagliano il perimetro dell’edificio segnandone i punti di ingresso e punteggiando i prospetti.
Quando ci si trova nella nuova hall d’ingresso dell’edificio, si possono vedere i giardini e la vegetazione di Houston in quattro direzioni e sentire l’energia di un nuovo senso di apertura alla comunità.

 

La luce naturale viene lasciata entrare dall’alto e poi riflessa dalle facciate rivestite da tubi in vetro traslucido, Courtesy Steven Holl.

 

Uno dei cinque concetti principali di SHA per il Kinder Building, presentati come principi guida nel concorso di progettazione, era quello di creare uno spessore esterno traslucido in contrasto con l’adiacente edificio in vetro e acciaio trasparente di Mies van der Rohe e la pietra opaca dell’edificio di Rafael Moneo.

L’architettura di Holl è infatti in vetro traslucido, sua cifra stilistica, con elementi in vetro curvato che danno alla facciata una consistenza simile a quella dell’alabastro. L’edificio è rivestito da semitubi in vetro – in totale ne sono stati usati 1.103 – disposti verticalmente che di notte lasciano trasparire un leggero bagliore verso città.

Per ottenere in modo nuovo una traslucenza densa, lo studio ha sperimentato con forme semi-opache e trame in luce, mettendo a frutto oltre 40 anni di ricerca sul vetro opaco.

 

Il soffitto, con le sue forme curve, diventa un riflettore di luce in grado di catturarla e diffonderla nell’ambiente, ph. ©Richard Barnes, courtesy of the Museum of Fine Arts, Houston.

 

L’acquarello di Steven Holl mostra il soffitto che in tutto e per tutto sembra fluttuare, Courtesy Steven Holl.

 

La tecnologia costruttiva di base consiste in pannelli prefabbricati di cemento armato sui quali si agganciano profili di acciaio che, a loro volta, reggono la struttura architettonica di facciata. Ogni elemento cilindrico è stato segato a metà per poi essere unito al ‘foglio’ di acrilico. Successivamente è stato agganciato alla struttura metallica posta sul muro come un normale componente di una facciata ventilata.
La facciata a tubo è stata concepita tenendo presente il paesaggio circostante di querce.

La superficie bianca curva della facciata funge da schermo per le ombre degli alberi alla luce diretta e fornisce un riflesso satinato del paesaggio verde e del cielo blu alla luce indiretta.

 

Il Mobile (1949) bianco di Alexander Calder nel Kinder Building, dove pende oggi nell’ingresso, in corrispondenza della scala, ph. ©Richard Barnes, courtesy of the Museum of Fine Arts, Houston.

 

La geometria semicircolare che fornisce la resistenza strutturale è stata analizzata in profondità sia dagli ingegneri interni sia dallo studio Knippershelbig. Allo stesso tempo, sono stati studiati i potenziali ecologici di questo sistema con gli ingegneri di Transsolar, posizionando i tubi fuori dalla parete esterna per creare una cavità larga un metro aperta nella parte superiore e inferiore.

La ridotta trasmissività del vetro traslucido fa rimbalzare gran parte del guadagno solare sulla facciata. Il guadagno di calore, attraverso i tubi nell’intercapedine, viene scaricato nella parte superiore del tetto.

 

La galleria a piano terra con le opere di Jean Tinguely, ph. ©Richard Barnes, courtesy of the Museum of Fine Arts, Houston.

 

Ai due piani superiori, il percorso espositivo gode della luce naturale filtrata dal rivestimento esterno e lasciata entrare dall’alto, in modo preciso e con grande qualità.
L’attenzione è interamente posta sull’ingresso della luce, e in questo partecipano anche le parti inferiori del soffitto.

Con curve concave, lo studio è riuscito a realizzare il soffitto che in tutto e per tutto sembra fluttuare: l’anima di acciaio è nascosta, si leggono solo i tagli di luce.
Le parti inferiori del soffitto curvo diventano riflettori di luce, catturando e facendo scorrere la luce attraverso le gallerie. Piuttosto che meccanica e ripetitiva, la luce scorre, riecheggiando il movimento attraverso gli spazi.

 

L’installazione di Ólafur Elíasson’s Sometimes an underground movement is an illuminated bridge tunnel (ph. ©Richard Barnes).

Crediti di progetto

Committente The Museum of Fine Arts, Houston
Architettura Steven Holl Architects (Steven Holl, Chris McVoy, Olaf Schmidt, Filipe Taboada)
Team di progetto Rychiee Espinosa, Yiqing Zhao, Lourenzo Amaro de Oliveira, Garrick Ambrose, Xi Chen, Carolina Cohen Freue, JongSeo Lee, Vahe Markosian, Elise Riley, Christopher Rotman, Yun Shi, Alfonso Simelio, Dimitra Tsachrelia, Yasmin Vobis
Architetti associati Kendall/Heaton Associates
Project manager Legends
Ingegnere strutturale Guy Nordenson & Associates, Cardno
MEP ICOR Associates
Ingegneria ambientale Transsolar
Consulente per l’illuminazione L’Observatoire International
Consulente per la facciata Knippershelbig
Stimatore dei costi Venue Cost Consultants

  

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