Landscape of Defence, il padiglione della Lettonia tra geopolitica e vita quotidiana

Cosa significa vivere al confine esterno della Nato in tempi di conflitto geopolitico? In che modo le misure di difesa influiscono sulle persone e sul territorio?

Per la 19. Biennale di Architettura di Venezia il padiglione della Lettonia alle Artiglierie dell’Arsenale, curato da Liene Jākobsone e Ilka Ruby e progettato dagli studi Sampling e Nomad architects, propone al dibattito architettonico internazionale uno studio sul rapporto tra difesa militare e condizione spaziale nel contesto lettone.

 

Esmeralda, la cui famiglia vive nella casa situata proprio sul confine, e la sua amica Gabriela ci accompagnano a vedere la recinzione durante una visita in un tardo pomeriggio di gennaio. È già buio, e dobbiamo fare attenzione a non toccare i fili dell’elettrificatore per animali né entrare nell’area coperta dai sensori della barriera. Riflettendo sugli sviluppi geopolitici recenti e sull’infrastruttura che le circonda, le ragazze raccontano che quella recinzione suscita più paura che sicurezza. Secondo loro, gli adulti dovrebbero ascoltare di più i giovani, perché “noi abbiamo accesso a Internet e ai social”, e così anche i più grandi capirebbero che “tutte queste guerre, oggi, sono solo causate dalla politica e dai soldi” e che “vogliono coinvolgere tutti nella guerra”. I giovani – aggiungono – “non sono così stupidi” e non ci andranno (ph. ©Elīna Kursīte).

 

L’esposizione offre uno sguardo inedito su un territorio ai margini di un confine. Con l’intensificarsi delle tensioni geopolitiche e il rafforzamento delle fortificazioni lungo il confine tra Lettonia, Russia e Bielorussia, la difesa nazionale e quella dell’Allenza Atlantica diventano un’esperienza vissuta, non solo una direttiva governativa. Attraverso la riflessione sull’architettura, i curatori esplorano l’interazione tra tensioni geopolitiche, condizioni spaziali e resilienza sociale.

«Si tratta di trasformare la paura in rassicurazione – afferma Jākobsone. La difesa nazionale è un processo continuo, da riconoscere e accettare».

 

Lungo tutto il confine corre una fascia di territorio larga due chilometri a cui si può accedere solo con un permesso speciale. Cartelli lungo le strade ricordano l’obbligo di portare con sé tale autorizzazione, ma altrimenti si tratta di un’area che esiste solo sulle mappe: nella realtà, le persone ci vivono, coltivano i campi, raccolgono funghi nei boschi e svolgono normalmente le loro attività quotidiane. Gli abitanti locali dispongono di permessi a lungo termine, mentre chi desidera accedere all’area deve richiedere un’autorizzazione specifica per una zona e un periodo determinati. Di recente, è stato introdotto un sistema di rotazione per le guardie di frontiera: vengono trasferite in regioni distanti dalla propria zona d’origine, e il luogo di assegnazione cambia periodicamente. Secondo quanto riferito dagli abitanti, questa novità ha portato a un incremento nei controlli: capita che vengano fermati per verificare i documenti anche durante gli spostamenti quotidiani, mentre in passato ciò non accadeva mai, perché con le guardie del posto ci si conosceva personalmente (ph. ©Elīna Kursīte).

 

Aprendo il dibattito e portando la dimensione spaziale all’attenzione di decisori politici e esperti di difesa militare, i curatori costruiscono il loro racconto intorno alla costante minaccia di un attacco e all’inaspettata poeticità delle misure di difesa, come i rotoli di filo spinato e i denti di drago in cemento.

«A Berlino, dove vivo – afferma Ilka Ruby – si percepisce ancora ogni giorno come la caduta di un confine fisico e sistemico possa trasformare il tessuto urbano di una città. Quella frontiera si è ora spostata sul confine tra la Lettonia – e con essa l’intera Europa – e la Russia. Il nostro obiettivo è comprendere l’impatto di queste fortificazioni sui paesaggi e sulle vite delle persone».

 

Disegno preparatorio di Sampling e Nomad Architects per l’allestimento del padiglione della Lettonia

Liene Jākobsone

Liene Jākobsone, ph. ©Reinis Hofmanis

Liene Jākobsone, PhD, è architetto, designer, socia fondatrice dello studio di architettura e design Sampling, con sede a Riga, nonché ricercatrice e direttrice dell’Institute of Contemporary Art, Design and Architecture presso l’Art Academy of Latvia.

Ilka Ruby

Ilka Ruby, ph. ©Ruby Press

Ilka Ruby è curatrice, autrice e co-fondatrice della casa editrice indipendente Ruby Press, specializzata in architettura e pratiche spaziali. Oltre a un ampio portfolio curatoriale, è relatrice e moderatrice di discussioni e eventi di architettura.

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