Il convegno La lezione di L.C.D, a cura di Andrea Canziani e Emanuele Piccardo, martedì 11 ottobre alle 17:00 a Palazzo Ducale di Genova ricorderà Luigi Carlo Daneria a 50 anni dalla sua scomparsa, rileggendo la sua opera attraverso una serie di temi che indagano la formazione tra eclettismo e razionalismo, il progetto della città con le sue diverse scale, casi studio specifici come il famoso quartiere Ina Casa Forte Quezzi, e individuando l’eredità delle sue architetture.
Moderati da Luca Gibello, direttore de Il Giornale dell’Architettura, interverranno i due curatori e Pierluigi Feltri, presidente della Fondazione Ordine Architetti di Genova, Manuela Salvitti, segretario regionale MiC, Federico Bucci, delegato agli archivi, Politecnico di Milano, Vittoria Bonini della Scuola Politecnica Unige, gli architetti Francesco Bacci ed Enrico Bona e il sociologo Agostino Petrillo.
L’evento, gratuito, è aperto a tutti e sarà trasmesso anche in streaming.
Luigi Carlo Daneri (1900-1972) è stato uno dei maggiori protagonisti del modernismo genovese. La sua figura di architetto e ingegnere ha orientato le vicende urbanistiche di Genova alla scala abitativa e a quella urbana. All’inizio la sperimentazione ha riguardato ville unifamiliari sulla costa ligure; in seguito, Daneri ha sviluppato il concetto dell’abitare collettivo dapprima aPiazza Rossetti (1934-1958) e poi neiquartieri di edilizia residenziale pubblica dell’Ina-Casa Bernabò-Brea (1950-1954), Mura degli Angeli (1954-1956), Forte Quezzi (1956-1968).
“L’obiettivo di Daneri era chiaro ed umano: fare in modo che la gente potesse vivere meglio […] Dell’architettura di Daneri vorrei richiamare un aspetto, il rapporto con l’ambiente, con il contesto culturale oltre che fisico, in cui l’architettura si colloca”. Così lo ritraeva il suo allievo Luciano Grossi Bianchi, co-progettista insieme a Daneri e Giulio Zappa del quartiere Ina-Casa Bernabò-Brea che fu presentato al IX CIAM nel 1953 ad Aix en Provence.
«Rileggere Daneri significa affrontare la ricerca del senso che l’architettura del Movimento Moderno ha avuto nel plasmare il nostro mondo e il nostro modo di pensare – sottolinea Andrea Canziani, architetto del Ministero della Cultura. È uno stimolo a pensare cosa vogliamo e possiamo fare oggi con questo patrimonio. Daneri ha lasciato tracce importanti a Genova e ha immaginato luoghi e modi del vivere che sono ancora oggi un esempio. La comprensione e la conservazione di questo patrimonio non è banale: è una sfida metodologica perché spinge al limite i presupposti del restauro, è una sfida culturale perché riscrive le aspettative del pubblico rispetto all’idea di monumento storico, è una sfida tecnica per la necessità di assicurare nuove prestazioni di comfort senza tradire il minimalismo del dettaglio. In fondo si tratta di architetture fragili, che senza tutela e comprensione vengono facilmente sfigurate».