Mattoni di funghi coltivati nell’installazione di Link-Arc alla Biennale di Shenzhen

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Per la Biennale di Architettura di Shenzhen del 2022-2023, lo studio newyorchese Link-Arc ha esplorato l’intersezione tra natura e architettura con un dispositivo artificiale che cresce e si evolve come un organismo vivente.

 

La mostra si è svolta in un vecchio birrificio riconvertito. Sotto l’installazione, la vasca aiuta a riprodurre un microclima umido adatto ai funghi, ph. ©Yu Bai.

 

L’installazione dello studio di Yichen Lu, che in Italia aveva già progettato il padiglione cinese all’Expo 2015 di Milano, si propone di riflettere, visualizzare e imparare dai miceli, strutture viventi simili a radici che a volte possono coprire migliaia di ettari, con una straordinaria capacità di sopravvivenza e di adattamento alle diverse condizioni ambientali, per definire linguaggi e le tecniche dell’architettura al futuro.

 

Lo spazio interno-esterno è un habitat ideale per i mattoni per assorbire l’umidità dall’aria, ph. ©Yu Bai.

 

L’obiettivo è quello di dissolvere i confini e creare una simbiosi o una collaborazione tra natura e architettura.
Anche la forma a piramide rovesciata dell’installazione capovolge la visione tradizionale, illustrando l’esistenza di seconde nature, doppie funzionalità, doppi scopi, uomo e natura, presente e futuro, e infine crescita e decadenza.

 

L’installazione è composta da 400 mattoni di fungo, paglia, bagassa e crusca di grano, ph. ©Yu Bai.

 

L’installazione è composta da 400 mattoni di fungo, un materiale rinnovabile e biodegradabile. I mattoni vengono coltivati, anziché fabbricati. Utilizzando come substrato paglia, bagassa e crusca di grano, il micelio cresce naturalmente e, col tempo, si solidifica.
Il risultato finale è un materiale con sufficiente forza strutturale e plasticità che, con la giusta temperatura e umidità, può essere coltivato in qualsiasi forma.

 

Il ciclo ecologico che dà origine ai mattoni di fungo.

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