Niente a che vedere con gli spazi sinuosi di via Guido Reni disegnati da Madame Zaha Hadid: la seconda sede del Museo delle Arti del XXI Secolo a L’Aquila, fortemente voluta dal ministro Dario Franceschini e inaugurata il 28 maggio, a undici anni di distanza dall’apertura della sede romana, è nel settecentesco palazzo Ardinghelli, restaurato dai tecnici del Ministero della Cultura anche grazie a un contributo di 7,2 milioni di euro della Federazione Russa.
Secondo Margherita Guccione, direttrice del MAXXI Architettura, il titolo della mostra inaugurale, Punto di equilibrio – aperta al pubblico dal 3 giugno – è anche un invite «a riflettere sul valore e il significato di “equilibrio” inteso sia come principio fondante dell’architettura che, idealmente, come punto oltre il quale spingersi verso nuove visioni” guardando all’architettura e al paesaggio del futuro».
Cuore dell’esposizione, otto opere site-specific: dalle assi curve in legno combusto Senza Titolo di Nunzio, che corrono dall’uno all’altro ingresso, mettendo in comunicazione il palazzo con la città, al neon The Missing Poem is the Poem di Maurizio Nannucci che in dialogo con gli affreschi settecenteschi dello scalone conduce i visitatori al piano nobile, dove una teoria di sedici sale espositive di diverse dimensioni, alcune anche piuttosto anguste, ospita altre commissioni specifiche e lavori provenienti dalle collezioni del MAXXI (tra cui Alighiero Boetti, Monica Bonvicini, Maurizio Cattelan, William Kentridge – nel salone principale, la ‘Sala della voliera’ –, Maria Lai, Piero Manzoni, Liliana Moro, Maurizio Nannucci, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Allora & Calzadilla e Juan Muñoz, Yona Friedman, Superstudio e Toyo Ito, Iwan Baan e Gabriele Basilico.
Il maestro abruzzese Ettore Spalletti (il titolo completo della mostra è “Punto di equilibrio. Da Toyo Ito a Ettore Spalletti”) ha scelto la cappella di palazzo Ardinghelli per il suo Colonna nel vuoto, L’Aquila: una colonna, elemento centrale nella storia dell’arte che, posta al centro dello spazio, diviene espressione dell’intangibile legame tra mondo terreno e ultraterreno, simbolicamente rappresentato dal lanternino della cupola.
Quest’opera rimarrà esposta in modo permanente.