In Italia è noto soprattutto per la torre Allianz, realizzata nel 2014 con il suo allievo e poi partner italiano Andrea Maffei, il primo dei tre grattacieli che hanno definito lo sviluppo di Citylife sull’area dell’ex fiera campionaria di Milano, ma il Premio Pritzker 2019 Arata Isozaki, scomparso ieri all’età di 91 anni, nella sua carriera realizzò più di 100 progetti in tutto il mondo.
Dopo le prime opere nel suo Paese – ricordiamo la biblioteca provinciale di Ōita (1962-1966), la Festival Plaza dell’Expo ’70 di Osaka, il Museo d’arte moderna di Gunma (1971-1974) e il museo municipale d’arte Kitakyushu di Fukuota (1972-1974) – è stato anzi il primo architetto giapponese a operare su scala globale.
Allo scoppio delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki Isozaki aveva 14 anni e ricordava così quella catastrofe dell’umanità: «quando fui abbastanza grande da incominciare a comprendere il mondo la mia città – Ōita, sull’isola Kyushu – venne rasa al suolo. Al di la della costa, una bomba atomica era stata sganciata su Hiroshima, così la mia prima esperienza dell’architettura fu quella del vuoto, l’assenza di architetture e anche delle città, e cominciai a pensare al modo di ricostruirle».
Laureato in architettura nel 1954 all’università di Tokyo, iniziò la sua carriera professionale presso lo studio di Kenzo Tange prima di fondare, nel 1963, il suo studio Arata Isozaki & Associates.
«Per affrontare le enormi sfide della ricostruzione e trovare il modo più appropriato per risolvere i problemi che di volta in volta mi si presentavano – disse ancora Isozaki quando ricevette il premio Pritzker – non potevo fissarmi su un singolo stile. Cambiare era una necessità e paradossalmente proprio il costante cambiamento è stato il mio stile».
Tra i numerosi progetti realizzati da Arata Isozaki nel mondo il Museum of Contemporary Art di Los Angeles (1981-1986), Palau Sant Jordi a Barcellona (1983-1990), lo stadio dell’hockey per le Olimpiadi di Torino 2006, il Qatar National Convention Center a Doha (2004-2011) e la Shanghai Symphony Hall (2008-2014).