Il Portogallo partecipa alla 18. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia con il progetto Fertile Futures sollevando questioni inerenti alle risorse idriche di sette idrogeografie portoghesi, per pensare a un futuro fertile, sostenibile ed equo.
Commissionata dalla Direção-Geral das Artes, la mostra, ospitata a Palazzo Franchetti, accanto al Ponte dell’Accademia, è un progetto a cura di Andreia Garcia, con la curatela aggiunta di Ana Neiva e Diogo Aguiar.
Elemento vitale per tutte le specie, ma anche metaforico ed emotivo, l’acqua dolce ha una valenza allo stesso tempo politica ed economica, ed è per questo urgente avviare una discussione pubblica sulla protezione, la gestione e il futuro di questa risorsa naturale.
Per la mostra sono stati incaricati giovani architetti, in collaborazione con esperti di altri settori, di elaborare modelli propositivi per un domani più sostenibile, a partire da una cooperazione non gerarchica tra discipline, generazioni e specie.
Fertile Futures coinvolge così le nuove generazioni nello sviluppo di soluzioni per le risorse future e difende, tra il Portogallo e la città Venezia, la pertinenza del contributo dell’architettura nel ridisegnare un domani decarbonizzato, decolonizzato e collaborativo.
Come evidenziano i curatori, «il programma proposto da Fertile Futures difende la dimensione laboratoriale del progetto di architettura in dialogo con altri ambiti e la capacità di procedere cercando di immaginare il futuro, rivendicando il contributo di un approccio multidisciplinare, nella progettazione di soluzioni a questioni emergenti che tendono ad andare oltre il singolo campo d’azione degli architetti».
Concentrandosi sulla complementarietà strategica tra pratica, teoria e insegnamento in architettura, viene definito un triplice approccio alla sperimentazione e alla riflessione comune.
Sette laboratori di progettazione, il cui lavoro costituisce il corpus della mostra proposta a Venezia, occupa le sette sale espositive del Palazzo: nel salone centrale, una linea d’acqua organizza lo spazio e i suoi flussi a partire da un gesto che evoca dimensioni simboliche e metaforiche.
I sette casi oggetto di studio esemplificano l’azione antropocentrica sulle risorse idriche, naturali e limitate, con impatti sul bacino del fiume Tâmega (con il lavoro del team formato da Space Transcribers e dal geografo Álvaro Domingues), sul Douro Internacional (Dulcineia Santos Studio con l’ingegnere civile João Pedro Matos Fernandes), sul Medio Tago (Guida Marques con l’ingegnere ambientale Érica Castanheira), su Albufeira do Alqueva (Oficina Pedrêz e l’architetto paesaggista Aurora Carapinha), sul fiume Mira (Corpo Atelier con l’antropologa Eglantina Monteiro), su Lagoa das Sete Cidades (Atelier Ilhéu con il geografo João Mora Porteiro) e sui torrenti di Madeira (Pontoatelier con la ricercatrice Ana Salgueiro).
Sono state inoltre organizzate cinque assemblee di pensiero strutturate come momenti di (ri)apprendimento reciproco basati sulla coesistenza tra i saperi; le ultimi due sono in programma il 2 settembre a Faro e il 7 ottobre a Porto Santo.
E infine un seminario internazionale estivo, organizzato a luglio a Fundão, comune portoghese profondamente colpito dalla scarsità d’acqua, teatro di incendi, desertificazione e agricoltura superintensiva. Qui, con la supervisione dei team dei laboratori di progettazione e la partecipazione di studenti selezionati tramite open call, l’intervento si è concretizzato nell’autocostruzione di strutture diffuse sul territorio e nello sviluppo di strategie di captazione, utilizzo e/o ridistribuzione dell’acqua.